L’uomo che scoprì l’anfiteatro: Cosimo De Giorgi e le fake news del passato

L’uomo che scoprì l’anfiteatro: Cosimo De Giorgi e le fake news del passato
di Pietro COPANI
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Giovedì 10 Agosto 2023, 18:59 - Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 20:56

L’immaginario collettivo in una città come Lecce – antica, stratificata e parte di un contesto culturale ampio e vivacissimo – comprende inevitabilmente vicende leggendarie, che s’insinuano all’interno di un ricco patrimonio di conoscenze, si mescolano agli episodi realmente accaduti e si sedimentano nella memoria, apparendo finalmente reali a tanti di noi. D’altra parte, questo fenomeno è noto da sempre e tanto più oggi quando, investiti da quotidiane tempeste di notizie, gli abbiamo dato il nome di fake news. Tra le tante leggende che risuonano nei vicoli e nelle piazze di Lecce e anche in molte aree del Salento, una davvero curiosa è quella dei “passaggi sotterranei”, spesso legati a luoghi significativi e strategici: a chi non è capitato di sentir favoleggiare di un cunicolo che metterebbe in comunicazione un convento con quel certo palazzo, o un castello con una torre, coprendo distanze di centinaia di metri o addirittura di chilometri. Queste leggende si basano su voci tramandate da tempo, o magari sostenute con testimonianze “certe” di un anziano parente che da giovane aveva percorso quel determinato tunnel, ma che oggi è puntualmente ostruito…

Le leggende

Non è difficile smentire leggende di questo tipo, puntualmente mai verificate con dati oggettivi, e allora diventa interessante cercare di ripercorrerne le vicende per provare a individuarne l’origine, risalendo al contrario un tracciato che attraversa, nel nostro caso, luoghi tra i più identitari della città. Quel che è certo è che il territorio salentino ben si presta alle suggestioni legate al mondo del sottosuolo, da sempre “abitato” da attività correlate allo sfruttamento del suolo a cielo aperto e alla sussistenza: frantoi, cantine e cisterne sono frequenti a ogni passo, e ritrovare casualmente un luogo sotterraneo dimenticato dal tempo può accendere infinite suggestioni; e poi la natura stessa del sottosuolo, ricco di cavità naturali, si presta benissimo ad alimentarne di nuove. Ma nel nostro caso potrebbe esserci stato un ulteriore apporto, svelato più di un secolo fa da uno dei massimi protagonisti della riscoperta delle antichità leccesi: Cosimo De Giorgi.

La "Rivista Storica Salentina"

Nel maggio 1903, su iniziativa di Pietro Palumbo, si pubblicava il primo numero della “Rivista Storica Salentina”, che per circa vent’anni raccolse e diffuse importanti contributi di studiosi ed esperti del territorio. Tra i sette contributi di quel primo numero – anche dello stesso Palumbo e di Filippo Bacile di Castiglione – non poteva mancare Cosimo De Giorgi, che anticipa alcuni passaggi di Lecce sotterranea, la celebre relazione sugli scavi eseguiti all’alba del secolo nel centro della città, che sarà pubblicata solo quattro anni più tardi. Questo breve saggio è molto significativo perché, sebbene corroborato dalla grande erudizione dello studioso e da documentata bibliografia, ci trasmette le sue prime spontanee sensazioni a pochissimi anni dalla scoperta dell’Anfiteatro romano in piazza Sant’Oronzo, avvenuta durante gli scavi condotti tra il 1900 e il 1901 e che si sarebbe ampliata e meglio definita nel corso dei decenni successivi. E ci riserva anche qualche sorpresa. L’interesse di De Giorgi non è riferito al solo monumento riscoperto, ed è chiaro fin dal titolo del saggio: “La via Malenniana dopo gli scavi recenti eseguiti a Lecce”. Ma cosa c’entra una via, una strada, con l’antico rudere ritrovato? Nel saggio si racconta come gli antichi studiosi – primo tra tutti il Galateo – abbiano tramandato la memoria della città romana di Lupiae, la cui grandezza al loro tempo era ancora visibile attraverso le rovine di edifici sicuramente importanti, ma che già al tempo dei nostri nonni erano occultate o del tutto scomparse.

La ricostruzione dell'epoca imperiale romana

È proprio grazie ai cronisti del passato che gli eruditi come De Giorgi hanno potuto ricostruire, o meglio immaginare, ciò che solo più tardi si sarebbe svelata come una importante città dell’epoca imperiale romana. Ma queste cronache, ci spiega De Giorgi, a volte possono nascondere delle insidie, e dalla loro interpretazione può dipendere la nascita di antiche leggende. È il caso della nostra leggenda, diffusa probabilmente a partire dagli inizi del Seicento e basata proprio sulla cattiva interpretazione di un testo più antico di cinque secoli, quello del geografo Guido da Pisa, confuso a volte con un anonimo ravennate, che nel 1119 aveva fornito una descrizione del mondo antico e anche della città di Lecce. Il testo medievale parla di una piccola città, ormai decaduta, i cui antichi fasti erano riconoscibili dalle rovine di alcuni edifici e dal Theatrum, unico edificio superstite che lasciava immaginare la “solenne cura” con la quale Lupiae era stata costruita. La breve descrizione della città si conclude con un accenno alla gemella città di Rudiae, alla quale Lecce era “collegata”. Ed è proprio su questo collegamento che si fonda la leggenda, tanto che nella Lecce Sacra di Giulio Cesare Infantino le antiche rovine di piazza Sant’Oronzo, nel Seicento ancora evidenti tra le fondamenta degli edifici sovrastanti, sono descritte come «il principio della Strada Malenniana, detta così per essere stata fatta da Malennio Fondatore di questa e della città di Rugge, le quali due Città desiderando egli che stessero sempre insieme unite […] fe’ fabbricare sottoterra questa strada lunga due miglia». Così, a leggenda – quella del mitico fondatore di Lecce – si aggiunge leggenda. La via Malenniana, pian piano, entra nell’immaginario locale e poi nel patrimonio delle conoscenze, citata da numerosi studiosi – da Iacopo Antonio Ferrari a Giacomo Colonna, fino a Giovan Battista Pacichelli – e individuata proprio tra le rovine del nostro anfiteatro, del quale probabilmente si poteva percorrere in sotterranea l’attuale ingresso all’arena, vagamente orientato proprio in direzione della pur lontana città di Rudiae. Toccherà proprio a Cosimo De Giorgi sfatare il mito dell’antico collegamento sotterraneo, quando con gli scavi da lui diretti le rovine verranno alla luce, svelando una parte importante di quella grandezza di cui si era tanto immaginato e smascherando una delle più antiche fake news leccesi.

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