Xylella, l'esercito degli ulivi secolari è disarmato e così muore la memoria

Xylella, l'esercito degli ulivi secolari è disarmato e così muore la memoria
di Pierangelo TEMPESTA
7 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Gennaio 2023, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 19:10

La leggenda narra che quell'albero sia cresciuto così imponente, nelle campagne di Palo del Colle, perché ad alimentarlo erano i frati di un vicino convento, che usavano il suo tronco come orinatoio. Leggenda non è, invece, la storia dei 127 ulivi secolari che hanno fatto posto al raddoppio della tratta ferroviaria Andria-Corato, trovando nuova casa a Ruvo di Puglia. Così come reale - ma per certi versi leggendaria - era la produzione di due quintali di olio all'anno garantita da soli sette maestosi ulivi nelle campagne di Oria. Storie vere, ricordi d'infanzia e leggende si celano dietro al freddo elenco di cifre, date, coordinate, fogli e particelle di cui si compone la lista degli alberi entrati a far parte della schiera degli ulivi monumentali di Puglia.

Ogni numero racconta una storia che affonda le sue radici nei secoli passati. Racconta la fatica e l'orgoglio di chi si è avvicendato nella cura delle piante e del raccolto. Racconta il sollievo di chi sotto quelle fronde ha trovato riparo dalla calura estiva. E la gioia delle famiglie riunite per le scampagnate primaverili. Racconta la storia della Puglia e del suo popolo, di un patrimonio inestimabile che rischia di andare completamente perduto a causa dell'avanzare verso nord della Xylella, già sterminatrice di 21 milioni di alberi nelle zone infette.

La tutela del paesaggio

Proprio alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio degli ulivi è finalizzata la legge regionale del 2007, che riconosce gli ulivi monumentali e li tutela per la loro funzione produttiva, di difesa ecologica ed idrogeologica nonché quali elementi peculiari e caratterizzanti della storia, della cultura e del paesaggio regionale.

L'elenco oggi è composto da 345.455 alberi, ai quali vanno ad aggiungersi le 1.357 piante approvate recentemente in via definitiva e, notizia di questi giorni, 182 nuovi ulivi monumentali approvati in via provvisoria dalla giunta regionale. L'aggiornamento del censimento vede un nuovo ingresso a Castellaneta, 13 a Oria, 7 a Ostuni, uno a Sannicandro Garganico, uno a Palo del Colle, 127 a Ruvo di Puglia, 32 a Corato. Le richieste sono state avanzate dalle amministrazioni comunali, ma anche dai proprietari dei terreni. E proprio dalle loro voci arrivano le storie di alcuni di questi pezzi di Puglia che ancora vivono e resistono nella loro ieratica bellezza, mentre tutto intorno cambia. L'albero di San Pietro in Marescia, nelle campagne di Palo del Colle, appartiene alla famiglia Minerva da secoli. Pino Minerva, direttore di banca in pensione e officer dei Lions, se ne prende amorevolmente cura e ai suoi piedi accoglie turisti, scolaresche e comitive.

«L'ulivo è alto venti metri e ha una circonferenza di base di 6 metri e 40 centimetri. Per abbracciarlo ci vogliono tre persone», racconta. «Fonti storiche ne citano la presenza, come albero già grande, nel 1300. Per cui riteniamo che possa avere circa mille anni. La Storia di Palo del Polito riporta la presenza, in questa contrada, di un'antichissima chiesa già nel nono secolo. Tutto fa pensare che si trattasse del convento di San Pietro in Marescia». Proprio alla presenza del convento è legato l'aneddoto secondo cui l'ulivo sia cresciuto così maestoso rispetto agli altri perché alimentato dai bisogni fisiologici dei frati. I loro «lasciti benedetti», come scherzosamente li chiama Minerva.

«Fino agli anni Settanta l'albero era alto 25 metri. Poi un fulmine ne ha danneggiato la parte finale. La cima, oggi, termina con rami che possono essere paragonati al tronco di un normale ulivo. Produce abbondanti olive che fino a qualche anno fa venivano raccolte con le scale. Oggi vengono lasciate cadere naturalmente e poi raccolte».

Una storia di rinascita

L'inserimento dell'ulivo nell'elenco dei monumentali riempie d'orgoglio l'intera città, che per voce del sindaco Tommaso Amendolara esprime la sua soddisfazione: «L'albero di San Pietro in Marescia sarà un ulteriore elemento con cui andremo ad arricchire l'offerta del nostro territorio, tra le cose da visitare e le cose buone da gustare». È una storia di rinascita, invece, quella che arriva da Ruvo di Puglia. Qui ben 127 ulivi hanno trovato dimora dopo essere stati espiantati per lasciare spazio al raddoppio della linea ferroviaria Andria-Corato, tristemente nota per l'incidente del 12 luglio 2016, nel quale persero la vita 23 persone. Secondo la legge regionale, gli alberi dovevano essere ripiantati. E così è stato.

«Avevo già ricevuto 55 ulivi monumentali in seguito ai lavori per la stazione ferroviaria di Andria, partecipando a un bando delle Ferrovie», racconta Domenico Pisicchio, geometra e imprenditore agricolo. «Poiché erano tutti attecchiti senza problemi, le Ferrovie del Nord Barese mi hanno ricontattato quando si è trattato di trovare una nuova casa agli ulivi monumentali vicini alla linea Andria-Corato. Preso dall'entusiasmo ho accettato la sfida». Perché di sfida si tratta. I costi di attecchimento sono notevoli «e la responsabilità è grande: se più del 15 per cento degli alberi non attecchisce, entra in gioco una fideiussione da 3.000 euro per albero. Inoltre, per almeno 10-15 anni, l'investimento è completamente passivo, perché gli alberi non producono nulla. Dopo il reimpianto vanno curati a dovere per permettere loro di riprendere a fruttificare. E la legge impedisce il cambio colturale dei terreni in cui si trovano».

La responsabilità, però, non è solo economica: «Dietro a tutto questo c'è un discorso morale. A queste piante ci si affeziona. C'è la soddisfazione di aver dato loro nuova vita. Sono la nostra storia e la nostra vita». Altri ulivi espiantati attorno alla ferrovia, nel 2018 sono stati reimpiantati dal Comune nel parco Pietro Mennea. «Il loro inserimento nell'elenco degli ulivi monumentali pugliesi - afferma l'assessore all'Ambiente Antonio Mazzone - ci riempie di orgoglio e premia la decisione da me promossa e presa circa quattro anni fa dall'amministrazione Chieco. Sono molto contento che questi anziani signori, ognuno con oltre un secolo di vita, si siano trovati bene nella nostra città e che abbiano deciso di mettere radici restituendoci oggi tutta la loro bellezza, il loro valore storico e vitale, la loro compagnia. Da quello che so, non sono stati molti gli enti pubblici che hanno chiesto e ottenuto di ospitare gli ulivi espiantati da Ferrotramviaria. Penso che la nostra sia una bella storia di accoglienza e relazione tra le generazioni, convinti come siamo che piantare un albero sia oggi un gesto politico e rivoluzionario».

Gli effetti della Xylella

A Oria, nel Brindisino, i nuovi ulivi monumentali sono 13. Qui gli effetti della Xylella, che in provincia di Lecce ha già lasciato dietro di sé un paesaggio spettrale, iniziano a farsi sentire. Così i proprietari dei due uliveti fratelli di contrada Scalella, Vincenzo Granata e Giuseppe Birtolo, si stanno attrezzando per eseguire gli innesti di Leccino, nel tentativo di salvare le loro piante secolari. «Ho messo in atto diversi trattamenti per tenerli in vita - spiega Granata - ma le piante stanno pian piano cedendo. Sono ulivi secolari appartenuti al nonno del nonno di mia madre, sono arrivati a me attraverso le generazioni e li ricordo così sin da bambino, enormi, maestosi». «Erano dei giganti - aggiunte Birtolo - ma ora la Xylella li sta rovinando. Con l'inserimento nell'elenco della Regione si spera si avere qualche possibilità di recupero, perché sono dei veri pezzi di storia e non devono andare perduti. Pensate che da questi sette alberi, in passato, riuscivo a ricavare due quintali di olio all'anno. Una produzione enorme».

L'auspicio di una possibilità di recupero c'è anche nelle parole del sindaco di Oria, Maria Carone: «Sono ulivi millenari, che raccontano con le loro forme contorte, con i loro maestosi tronchi, con le loro meravigliose chiome la storia millenaria della nostra terra. Siamo orgogliosi di questo patrimonio tramandatoci nei secoli dai nostri progenitori, alberi che ancora oggi donano il loro prezioso frutto quasi in segno di gratitudine per l'amore che l'uomo ha espresso ed esprime nei loro confronti. I 13 maestosi ulivi monumentali individuati, oggi più che mai, hanno bisogno della massima attenzione e delle giuste cure affinché non siano anch'essi vittime della Xylella, che ha colpito i nostri uliveti, danneggiando inesorabilmente moltissimi ulivi secolari». L'augurio di tutti è che l'elenco non rimanga solo un elenco, ma che si trasformi in programmi di tutela e salvaguardia. Perché i giganti di Puglia possano ancora essere testimoni di storia e di genti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA