Salento, la xylella degli agrumi spaventa. Le analisi: infezione da una sottospecie del batterio

Salento, la xylella degli agrumi spaventa. Le analisi: infezione da una sottospecie del batterio
di Maurizio TARANTINO
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Martedì 17 Gennaio 2023, 08:24

Allarme anche nel Salento per la diffusione della xylella negli agrumi. Il batterio dell'olivo che ha falcidiato gli impianti pugliesi, ha rivelato la sua presenza nelle piantagioni di agrumi portoghesi come ha annunciato il Comité de Gestión de Cítricos di Valencia. La notizia è stata ripresa dal Consorzio di Tutela dell'Arancia Rossa di Sicilia Igp che ha chiesto un tavolo permanente sulle nuove fitopatie aliene che attaccano gli agrumi: la paura infatti è che in caso di attacco interi territori in tutta Italia siano a rischio desertificazione come in Puglia.

Coldiretti


«Questa vicenda - sottolinea Aldo De Sario, direttore federazione provinciale di Coldiretti Lecce - dimostra ancora una volta che c'è un problema nei controlli: un altro insetto alieno che colpisce i nostri raccolti, in questo caso gli agrumi è sintomo di una strategia che non funziona. L'allarme è scattato in Portogallo e marginalmente riguarda la nostra provincia visto che in Puglia le coltivazioni più rilevanti sono nel Tarantino e nel Foggiano. Nel Salento sono pochi i campi coltivati ad agrumi, ci sono appezzamenti nell'ugentino, nel Capo di Leuca e a Nardò. I controlli alle frontiere però sono ancora colabrodo e non si fa un'adeguata attenzione a quello che arriva in Europa. La preoccupazione è tanta proprio perché la xylella dell'olivo ha distrutto un'intera coltura. Nei prossimi giorni vedremo cosa fare e quali interventi prevedere a partire dalla quarantena. Di certo è una notizia che non ci aspettavamo: gli agrumi erano nell'elenco delle piante che potevano sostituire gli olivi disseccati».

Le analisi


I risultati del laboratorio portoghese suggeriscono che gli agrumi colpiti da xylella fastidiosa sarebbero stati infettati dalla sottospecie fastidiosa, diversa dalla specie che colpisce i mandorli di Alicante e che è presente anche a Maiorca. Più di mezzo migliaio di piante possono essere colpite da questa malattia, la maggior parte selvatiche, altrettante piante ornamentali e alcuni alberi da frutto, ma finora nei quattro paesi europei in cui era stata confermata (Italia, Francia, Portogallo e Spagna) era stata rilevata solo in 174, nessuna delle quali della famiglia degli agrumi.
«La diffusione del patogeno è un effetto della globalizzazione - puntualizza Francesco Trono, agronomo della Cia -: dopo le merci, anche i batteri e i virus, come abbiamo imparato sulla nostra pelle superano i confini territoriali.

La xylella è ormai diffusa in tutto il bacino mediterraneo e non possiamo fare l'errore già fatto con gli olivi».

Trono si riferisce all'incertezza che ha accompagnato le cronache dell'arrivo del patogeno nel Salento. «Non c'è da perdere tempo - continua - e bisogna affrontare in maniera drastica e repentina il vettore, abbattendo, eradicando e bruciando le piante infette. L'insegnamento di quanto accaduto dal 2013 in poi con le varie retromarce e iniziative ideologiche, deve farci pensare. Se nell'area di Gallipoli avessero attuato interventi diretti e immediati, sarebbe cambiato il destino di questo territorio. Purtroppo le condizioni del cambiamento climatico ha portato alla stabilizzazione delle patologie. I peschi in fiore a gennaio sono un paradigma di quello che sta accadendo. Ci sentiremo a breve con la Regione per capire come procedere». Sempre la Cia ha aderito alla proposta del consigliere regionale de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro di raccogliere le firme per estendere gli indennizzi per la xylella da tre a cinque anni nei territori della provincia di Lecce, dove la strage degli ulivi è iniziata prima di altri territori e dove l'effetto è stato maggiormente devastante. Tra le motivazioni delle richiesta anche considerazioni di carattere più ampio e sociale: la necessità di mantenere la produzione olivicola, visto che buona parte degli indennizzi viene utilizzata per i reimpianti, e la necessità di mantenere i livelli occupazionali in agricoltura.
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