Anticipare i tempi di diffusione della malattia rafforzando le procedure di diagnosi del batterio, attraverso tecnologie di analisi di ultima generazione. Va in questa direzione il progetto per il contrasto alla xylella finanziato dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, realizzato e candidato dall'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, in collaborazione con l'Università degli Studi di Brescia, il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Sezione di Firenze e di Bari, e l'Istituto Agronomico Mediterraneo (Ciheam).
Il progetto, 1 Livexyella è coordinato dalla docente Luisa Torsi del Dipartimento di Chimica e avrà una durata complessiva di tre anni, per un budget complessivo di circa un milione di euro.
L'obiettivo
Obiettivo sarà quello di sviluppare tecnologie portatili complementari e protocolli ultrasensibili per la diagnosi simultanea sia della presenza che della replicazione attiva di un singolo batterio di xylella fastidiosa in tessuti di pianta e insetti vettori.
Secondo quanto rilevato in fase di elaborazione del progetto, una delle criticità nella diagnosi del batterio, è la mancanza di protocolli ultrasensibili in grado di rilevare il batterio in attiva replicazione e che siano direttamente applicabili in campo considerato che rilevamento di un patogeno i point-of-care è fondamentale per uno screening rapido e una diagnosi precoce dell'infezione. Ad oggi, infatti le misure di sorveglianza imposte dal Regolamento di Esecuzione (Ue), prevedono che i controlli ufficiali da effettuare nei programmi di monitoraggio siano basati sull'uso di tecniche di diagnosi molecolare quali Pcr convenzionale, la Pcr quantitativa in tempo reale (qPCR) o l'amplificazione isotermica Lamp.
Nuovi sistemi di diagnosi
Live xylella svilupperà nuovi sistemi di diagnosi da campo attraverso il raggiungimento due obiettivi principali: messa a punto di nuovi protocolli di estrazione rapidi ed efficienti (da diverse matrici come tessuti vegetali, insetti) da utilizzare direttamente in campo allo scopo di ridurre sensibilmente gli inibitori presenti negli estratti, che possono compromettere i risultati diagnostici e l' impiego di un approccio multidisciplinare innovativo costituito da due strumenti, con caratteristiche complementari, portatili efficienti, economici e facile da usare. In particolare sarà sviluppato un primo dispositivo portatile basato sulla tecnologia Single Molecule with a large Transistor-SiMoT una piattaforma bioelettronica qualitativa che sarà utilizzata per analizzare almeno 100 campioni di estratti di pianta e di vettore infetto. Attraverso l'integrazione della piattaforma SiMoT si punta ad ottenere un dispositivo portatile che consenta l'analisi in situ del batterio minimizzando il tempo di analisi dalla raccolta del campione fino al risultato finale.