La festa in città: il fiume giallorosso. In piazza Sant'Oronzo il grande abbraccio

La festa in città: il fiume giallorosso. In piazza Sant'Oronzo il grande abbraccio
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 7 Maggio 2022, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 11:56

Lecce impazzisce per la A. Baroni aveva chiesto a tutto il Salento di scendere in campo, richiamando implicitamente anche Mou: «Insieme siamo arrivati fin qui, insieme vinciamo». Detto, fatto. E insieme hanno festeggiato, verrebbe da dire. Le prime bandiere giallorosso a piazza Sant’Oronzo si sono viste dal mattino, tra i tanti turisti e le scolaresche in gita. Una giornata vissuta con la paura dei fantasmi di un anno fa. Lecce che esplode al fischio finale, come aveva fatto al gol di Majer, quello della liberazione. Lecce in silenzio durante tutto il primo tempo, con le auto in giro che si potevano contare sulle dita di una mano.

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Dopo la rete di Zan i primi ad arrivare in piazza sono due ragazzi, giovanissimi, arrivano sull’ovale, quasi a prender posto. Il silenzio irreale, rotto solo dalle trombette, accompagna l’attesa anche durante il recupero. Poi è solo festa. Caroselli, l’abbraccio ideale che dura quasi fino all’alba. Nel 2019 fu quasi una sorpresa, questa non lo è. Ma è il modo di esorcizzare due delusioni consecutive, prima la retrocessione e poi la mancata promozione dell’anno scorso. È una città intera che si riappropria di qualcosa che aveva perso in un modo beffardo e crudele per due volte.

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Dal Duomo a Piazza Mazzini è un intero fiume giallorosso. Si cammina, ci si abbraccia quando si riconosce un po’ più in là l’amico o il compagno, magari dello stadio. Tante donne, tanti bambini, qualche difficoltà per un paio di cagnolini, tenuti in braccio per la paura dei petardi e dei fumogeni. La prima ora della festa in città è quella di chi non ha trovato un biglietto per lo stadio, in una settimana lunghissima, di passione. Vicenza è stata cancellata, polemiche a parte - ma quelle non trovano posto nel cuore di chi va verso il campionato più bello d’Italia -, in pochi minuti sabato scorso. Ieri sera avrebbe potuto giocare anche l’Italia una finale mondiale, Lecce avrebbe vissuto per questo. È il risultato di una gestione societaria che ha riportato allo stadio numeri d’altri tempi. Lecce in A, Monza no: e pensare che prima dello scontro diretto, a ottobre, lo stadio era vuoto causa covid e i tifosi caricarono la squadra fuori dall’hotel nei pressi di piazza Mazzini. La stessa piazza che stanotte aveva la fontana spenta. Gira qualche birra, solo in bicchieri di plastica. Bombe e fumogeni quando arrivano anche gli ultrà dallo stadio, ma è solo una festa, perché fa tutto parte del gioco. Ed è il gioco più bello del mondo.

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Il rumore delle trombette da stadio accompagna la festa come fossero le vuvuzelas del mondiale sudafricano. Un sottofondo costante, gioioso, allegro. Felice. Perché l’aspetto forse più bello di una città che vince è proprio la felicità. Per qualche ora nessuno pensa a nulla, neppure ai propri problemi. Papà con i propri figli, che siano grandi o piccoli. Un paio di tifosi salgono su un palo della luce in piena Piazza Sant’Oronzo e lanciano un «chi non salta è un barese». C’è anche chi ha lo striscione: «Ciao Bari». Per il derby se ne riparlerà, ma in fondo a qualcuno dispiace pure. I caroselli rispettano persino i semafori del centro, per far passare i pedoni. La “processione” va dal Duomo a Piazza Mazzini, in quella che è storicamente la piazza delle promozioni. Perché è lì che tutti vogliono aspettare la squadra. 
Arriva dopo l’una il gruppo di Baroni, sul pullman scoperto organizzato e tenuto nascosto, per motivi scaramantici. Lì l’ultimo abbraccio, mentre gli ultras della Nord sfilavano da Porta Napoli verso il centro. Doppio spettacolo, ma quello che tutti aspettavano avviene a Piazza Mazzini: la squadra fa il giro della villa comunale una volta e quello della fontana per due volte, tra i cori, gli applausi e l’ultimo ringraziamento. Poi tra le vie della movida è festa fino a notte fonda, all’alba c’erano ancora sciarpe e magliette giallorosse in giro. Aveva ragione Baroni, non ha vinto solo il Lecce, ha vinto Lecce, il Salento. E se ne va in Serie A.
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