La notte più bella: per il Lecce è un capolavoro da A

La notte più bella: per il Lecce è un capolavoro da A
di Lino DE LORENZIS
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Sabato 7 Maggio 2022, 10:54 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 15:38

È serie A. Al termine di una vittoria meritata quanto sofferta contro un indomito Pordenone e decisa dal colpo di testa vincente di Majer al 1’ del secondo tempo, il Lecce riconquista l’Olimpo del calcio italiano a distanza di 642 giorni dalla sfida casalinga con il Parma del 2 agosto 2020, culminata con l’amara retrocessione dei giallorossi nel torneo cadetto.

La festa in città e le lacrime di felicità dei tifosi: «La promozione più bella»

La promozione


È una promozione conquistata con pieno merito dalla squadra allenata da Marco Baroni, capace di tagliare il traguardo da prima della classe al termine di un campionato che sarà ricordato a lungo per essere stato il più difficile e complicato degli ultimi venti anni. Alla fine però ha vinto il Lecce. Ha vinto il progetto di una società che pur mantenendo a lungo un profilo basso, evitando di parlare di serie A fino all’ultima curva del rettilineo finale, non ha mai smesso però di credere nel salto di categoria e per questo ha lottato con tutte le proprie forze per raggiungere il prestigioso obiettivo. Da Sticchi Damiani, al quale ieri sera la Nord ha chiesto l’Europa, a De Picciotto, da Liguori ad Adamo, dai Carofalo fino ai Barbetta, appena entrati nel club e subito catapultati nel paradiso della serie A: al netto di qualche piccola incomprensione, la “squadra” societaria ha funzionato al meglio. Ciò ha consentito al responsabile dell’area tecnica Corvino (protagonista ieri sera di un giro d’onore accompagnato dal tecnico Baroni) e al direttore sportivo Trinchera di allestire un organico con un’età media relativamente bassa, di qualità e competitivo per un campionato superaffollato in vetta e ricco di pretendenti alla promozione. Certo, non è stato per niente facile per gli operatori di mercato centrare tutti gli obiettivi dovendo fare i conti con un budget limitato rispetto a quello di tanti altri competitor. Parma e Monza su tutti. C’è voluto quindi un grande sforzo di fantasia oltre alla capacità di saper scegliere gli elementi giusti nei campionati europei meno frequentati dagli addetti ai lavori del calcio internazionale e quindi alla portata delle tasche della proprietà del Lecce.

Baroni: «Sono tornato nel Salento per vivere una gioia così»


E se nel Salento sono arrivati tanti calciatori stranieri, giovani e forti, alcuni di prospettiva e per questo destinati ad approdare in grandi club, per la scelta dell’allenatore invece Corvino e Trinchera hanno puntato forte su Marco Baroni, l’allenatore ideale cui affidare il compito di portare in alto la squadra giallorossa senza rinunciare a valorizzare i giovani della rosa. Tutti rigorosamente di proprietà, altro aspetto rilevante di questa promozione. Con Baroni il Lecce è andato sul sicuro per svariati motivi, alcuni legati anche al suo passato in giallorosso nella veste di calciatore, ai tempi di Carletto Mazzone. Una bellissima esperienza per il tecnico fiorentino arricchita anche dalla promozione in serie A del 1988 conquistata al termine di un campionato giocato da protagonista, all’alba di una carriera che successivamente lo ha portato a misurarsi ad alti livelli, fino a vincere lo scudetto con il Napoli, al fianco di Sua Maestà Diego Armando Maradona. 


Riconquistare la serie A al “Via del Mare”, davanti ai propri tifosi, è stato un momento di riconciliazione con la vita dopo due anni di grandi sofferenze a causa del coronavirus. Lo spettacolo offerto ieri sera dai circa 27mila spettatori presenti in tribuna è stato a dir poco straordinario, degno del massimo campionato di calcio italiano.
È grazie al Lecce se, a partire dal 14 agosto prossimo, data fissata per l’inizio della stagione sportiva 2022-2023, la serie A non si fermerà più a Napoli ma arriverà fino al Tacco d’Italia in virtù del miracolo sportivo compiuto dalla squadra giallorossa. Da Coda a Strefezza, da Hjulmand a Lucioni proseguendo con Gabriel, Di Mariano, Gargiulo e tutti gli altri elementi della rosa: ognuno di questi ragazzi ha dato un grande contributo per centrare l’obiettivo finale. Poi, si sa, nel calcio fa più rumore chi segna e in questo senso il Lecce può gioire per le prodezze di Massimo Coda, eletto miglior calciatore dell’anno in serie B, capocannoniere e per questo primo vincitore del “Premio Pablito”. E può gioire per le prodezze di Gabriel Strefezza, funambolico italo-brasiliano. Coda e Strefezza hanno chiuso la stagione con un bilancio di 33 gol in due: se per il centravanti di Cava de’ Tirreni, autore di 20 reti, far gol è solo una buona abitudine, per l’esterno d’attacco arrivato dalla Spal invece rappresenta qualcosa di straordinario, un traguardo raggiunto a coronamento di una stagione da incorniciare. La migliore della carriera.
Questo è il momento della festa, tra qualche giorno però bisognerà cominciare a pensare al modo migliore per affrontare il 17esimo campionato di serie A della storia del Lecce (il primo risale alla stagione sportiva 1985/86). Un torneo che si annuncia ancora più complicato rispetto al passato, con le big sempre più forti e inarrivabili, le consorelle pronte a recitare il ruolo di outsider e le restanti cinque, al massimo sei squadre che saranno chiamate a lottare in ogni partita per difendere il patrimonio del massimo campionato italiano. Avanti Lecce, bentornato in serie A.
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