Baroni, concreto e tosto. Così ha stregato squadra e tifosi

Baroni, concreto e tosto. Così ha stregato squadra e tifosi
di Antonio IMPERIALE
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Domenica 8 Maggio 2022, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:04

L’uomo, prima di tutto. Ha voluto misurarsi con se stesso, provare a vincere la scommessa. «Contratto per un anno, dovete prima vedermi sul campo». Niente stipendi pluriennali comunque garantiti. Come vuole la storia pallonara, ultimo atto Eugenio Corini. 
Marco Baroni riparte ora da grande vincitore, da una promozione esaltante lasciando alle altre la lotteria dei playoff. L’osanna dopo i dubbi della partenza. Il 3-0 della Cremonese, alla prima giornata, poi due pareggi, Como in casa e a Benevento. Tre partite senza vittoria. Si cominciava a storcere il naso. Il brusio che si faceva diffuso, la diffidenza che si insinuava.

Un volo da sogno: Lecce, è solo l'inizio

Ma il Marco toscano di Firenze, preciso, puntuale, scrupoloso, pignolo, magari esasperatamente coerente e corretto come quelli della Vergine, lui che è nato l’11 di settembre del 1963, credeva in se stesso, credeva nei ragazzi che Pantaleo Corvino gli aveva affidato, e ai quali aveva già fatto capire che i valori aiutano a vincere. L’uomo, i valori. L’ultima conferma quando ha raccontato nella conferenza stampa alla vigilia della gara con il Pordenone, come mai fra i tanti record il suo Lecce abbia inanellato anche quello di nessun cartellino rosso nell’intero corso del campionato. Ha parlato da uomo di scuola, da padre di famiglia, da educatore. Ha svelato che nelle partite di allenamento, lui non usa il fischietto. «Perché i ragazzi devono sapersi gestire, la correttezza è importante».

Chi è Marco Baroni


Il Baroni allenatore viene da lontano. Viene dal Baroni calciatore, che ha vissuto a Lecce la gioia della promozione e che ha vinto lo scudetto con il Napoli di Maradona. Lo ha raccontato la scorsa estate sul mare di Leuca, Ciro Ferrara, quando presentò il suo libro “Ho visto Diego”. Ferrara-Baroni nel cuore della difesa partenopea «Marco - ci disse Ferrara - arrivò da Lecce quando il Napoli aveva vinto già il primo scudetto. Non era facile entrare in una squadra che aveva già una sua identità. Invece fu subito protagonista, e lasciò il segno decisivo segnando il gol del secondo scudetto contro la Lazio proprio su assist di Maradona”. Lo scudetto vinto, l’eliminazione dalla Coppa dei Campioni per il rigore mancato. «Arrivammo ai penalty, io segnai, Marco purtroppo sbagliò, e fu inutile la rete di Maradona».

Raccontò, Ciro Ferrara, della marachella collettiva della quale Baroni fu protagonista suo malgrado “Una pazzia, tutti in discoteca con la macchina di Marco, il quale però aveva il solo torto di essere l’unico ad avere un’ auto disponibile. Baroni era decisamente una persona perbene, splendida nei rapporti umani, molto seria professionalmente, una grande personalità in campo, con lui in difesa mi intendevo benissimo».

Senti il racconto di Ferrara e trovi la sintesi del Baroni che ha regalato al Lecce il primato-record. IL segreto del Baroni vincente, è stato in fondo,il suo saper coniugare l’esperienza dei capisaldi, da Lucioni, a Gabriel, Coda, con la valorizzazione dei ragazzi che Pantaleo Corvino ha portato dai diversi angoli del mondo, i ragazzi degli anni Duemila o del tramonto dell’ultimo millennio, ha portato sulla scena la musica brasiliana di Strefezza, mai fine a se stessa, facendone uno strepitoso uomo gol, con Di Mariano a completare il tridente offensivo.
Da uomo della “Vergine”, la concretezza prima di tutto, il senso dell’equilibrio, Baroni ha riletto il calcio nuovo, depurandolo dai leziosismi inutili, dal tic-toc sterile, privilegiando la funzionalità della manovra in termini di produttività offensiva e di sicurezza difensiva con la logica del” tutti per uno, uno per tutti”, fatta propria dai suoi giocatori. Il toscano, uomo di valori, ha trasmesso la voglia e la capacità di rialzarsi da ogni caduta. E adesso, lui che da calciatore ha vinto uno scudetto, avrà una voglia matta di una rivincita su quell’esperienza in serie A con il Benevento. Il domani, dopo l’abbraccio al Via del Mare con la gente che è diventata la sua gente, è già cominciato.
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