Caso Errede: no agli arresti. Le motivazioni del Riesame: «L’atto dei pm è incompleto, inammissibile»

Caso Errede: no agli arresti. Le motivazioni del Riesame: «L’atto dei pm è incompleto, inammissibile»
di Roberta GRASSI
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Giovedì 13 Luglio 2023, 20:54 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 14:48

La Procura ha omesso di specificare quali sarebbero state, a proprio avviso, le esigenze cautelari. Manca un pezzo, secondo il Riesame, nell’appello dei pm che insistevano per l’arresto in carcere del giudice Pietro Errede, del compagno e avvocato Alberto Russi, dell’avvocato Antonio Casilli e del commercialista Massimo Bellantone, oltre a invocare i domiciliari per l’altro giudice indagato, Alessandro Silvestrini e per il commercialista Giuseppe Evangelista. 
I pm dopo il rigetto del gip, che aveva invece disposto i domiciliari per Errede, Russi e Bellantone (attualmente libero ma sospeso dalla professione) e nessuna misura per gli altri tre, avevano impugnato l’ordinanza dinanzi al Tribunale del Riesame che ha ritenuto inammissibile la richiesta per difetto di interesse. 

Le motivazioni 


«Relativamente alle posizioni di Errede, Russi e Bellantone - scrivono i giudici - rispetto ai quali il gip si Potenza ha accolto solo parzialmente la misura custodiale, limitandola ad alcuni capi dell’incolpazione provvisoria e prediligendo la misura domiciliare in luogo di quella inframuraria richiesta dal pm, è evidente come nell’atto d’appello l’ufficio di procura si sia ampiamente speso nel censurare, con elevato grado di precisione e specificità, ciascuna delle argomentazioni, non condivise, su cui il giudice della cautela ha fondato la propria differente decisione riguardo alla gravità indiziaria». 


«Lo stesso appellante - continuano - non ha offerto a questo Tribunale neppure un minimale motivo sull’altro presupposto applicativo dei vincoli cautelari personali, ossia le esigenze cautelari». È noto infatti che per disporre una misura devono sussistere anche pericoli di reiterazione del reato, inquinamento delle prove o fuga. Oltre ai cosiddetti “gravi indizi”. Quindi, vanno ancora avanti, «il pm è senza dubbio incorso nella violazione, sanzionata con l’inammissibilità, del principio di specificità dei motivi di impugnazione». 
«Ma più grave vulnus - sostiene ancora il Riesame - è da riscontrarsi relativamente alla posizione dell’indagato Silvestrini, per cui il gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare, ritenendo insussistente la gravità indiziaria e rinunciando perciò ad argomentare in ordine alle esigenze cautelari».

La richiesta sarebbe monca della medesima parte. «Completamente muta», secondo il Tribunale. 

La procura può decidere se rivolgersi alla Cassazione 


Una volta depositate le motivazioni, dalla data di oggi, la Procura potrà ora decidere se impugnare l’ordinanza del Riesame dinanzi alla Corte di Cassazione. Tenendo comunque conto dei tempi tecnici necessari (diversi mesi, per la fissazione dell’udienza). 
Le indagini sul caso “Errede” intanto vanno avanti. Come noto sono contestate a vario titolo ipotesi di corruzione in atti giudiziari, tentata concussione, tentata estorsione e turbativa d’asta. 
Sono in corso le consulenze tecniche sui telefoni di alcuni professionisti, tra cui una new entry nell’elenco degli indagati, l’avvocato Mauro Calò difeso da Cristiano Solinas. 
I pm di Potenza, che hanno delegato le indagini (sfociate negli arresti di fine maggio) ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce, stanno continuando a scavare. Nella convinzione, come riportato dalla procura nell’appello ai rigetti del gip, che di recente siano emersi elementi investigativi di valore, da approfondire prima di chiudere l’inchiesta (che conterebbe numerosi indagati). «Attività - hanno spiegato - che consentono di più specificamente delineare l’esistenza di un articolato e collaudato sistema di gestione illecita dell’assegnazione di incarichi ad amministratori giudiziari, curatori, consulenti legali e patrocinatori di curatele che si fonda non solo sulla corruzione del magistrato Errede, ma su una fitta trama di complicità che trasversalmente attraversa e rende sodali un nutrito gruppo di professionisti salentini che monopolizza gli incarichi giudiziari più remunerativi attraverso un illecito scambio di favori». 

Liberi ma sospesi dalla professione

Al momento quindi restano ai domiciliari Errede e Russi, liberi ma sospesi dalla professione i commercialisti Bellantone, Emanuele Liaci e Marcello Paglialunga, liberi Silvestrini, Evangelista e Casilli, per i quali resta valida la valutazione del gip anche sulla non sussistenza dei gravi indizi. Queste le difese: Michele Laforgia e Donatello Cimadomo per Errede, Roberto Rella per Russi, Amilcare Tana per Bellantone, Francesco Vergine per Casilli, Luigi Covella e Leonardo Pace per Silvestrini, Enrico Chirivì e Amilcare Tana per Evangelista. 
 

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