Liberi, ma con divieto di esercitare la professione per un anno, i commercialisti Massimo Bellantone e Marcello Paglialunga. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Potenza che ha parzialmente accolto i ricorsi delle difese (Amilcare Tana, Luigi Vetere e Alberto Gatto) per i due consulenti arrestati e posti ai domiciliari lo scorso 29 maggio nell’ambito dell’inchiesta su presunti favori, nomine e provvedimenti pilotati nella sezione Fallimentare e commerciale del Tribunale di Lecce. Istanza rigettata, invece, per l’avvocato Alberto Russi (difeso da Roberto Rella), che resta ai domiciliari, così come è ai domiciliari il giudice Pietro Errede (avvocati Michele Laforgia e Donatello Cimadomo), compagno di Russi che al Riesame ha rinunciato.
Si attende ora il verdetto in merito agli appelli della Procura, discussi nella stessa udienza di martedì scorso, che ha impugnato l’ordinanza del gip Salvatore Pignata nella parte in cui ha opposto alcuni rigetti. I pm, anche con indagini suppletive, sono tornatia invocare il carcere per Errede e per Russi.
Il carcere anche per l’avvocato Antonio Casilli (libero, difeso dall’avvocato Francesco Vergine) e per Bellantone, attualmente ai Quest’ultima istanza sarà verosimilmente respinta.
Sentito l'ex premier Conte
Quanto all’attenuazione della misura per Bellantone e Paglialunga, non si conoscono le motivazioni, ma si ipotizza dal dispositivo che la decisione sia stata assunta sulla base della valutazione delle esigenze cautelari, considerata la dimissione dagli incarichi ricoperti. Avrebbe retto almeno in parte l’impianto accusatorio sui gravi indizi.
Nei prossimi giorni, come si diceva, il responso sulle nuove richieste di arresto. In merito a queste ultime, i pm hanno depositato gli interrogatori di alcuni politici, sentiti come persone informate sui fatti: l’ex premier e attuale leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, il suo ex portavoce, Rocco Casalino, il senatore Roberto Marti (Lega), il senatore pentastellato ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco e il senatore della Lega, Andrea Paganella.
Conte ha confermato di aver incontrato un giudice, ritenendo possibile che fosse Silvestrini, e di aver avuto un colloquio riservato che secondo l’accusa avrebbe avuto come argomento la corsa alla presidenza del Tribunale di Lecce a cui Silvestrini partecipa. E che per la Procura sarebbe stata il “prezzo” di incarichi e nomine promessi a Bellantone. Tesi confutata dalle difese.