Ancora un cambio al processo Tap. Si inizia (forse) oggi, dopo due anni

Ancora un cambio al processo Tap. Si inizia (forse) oggi, dopo due anni
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Giovedì 27 Ottobre 2022, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 09:17

Cambia ancora il giudice del processo Tap, calendarizzato per oggi. E probabilmente dovrà nuovamente mutare, considerato il trasferimento imminente (ci vorrà un mese e mezzo) del magistrato, Pietro Errede.

Avrà inizio oggi, considerato che si sono affrontate solo le costituzioni di parte civile, il processo Tap. O per lo meno, dovrebbe prendere il via il giudizio principale, rinviato per ragioni varie ormai da due anni. Il giudice monocratico a cui è stato assegnato è appunto Errede, di recente giunto alla sezione penale del Tribunale di Lecce e pronto a spostarsi a Bologna, su sua richiesta, come da decisione assunta ieri dal plenum del Csm. Si tratta di una questione tabellare. A Errede è stato infatti assegnato il ruolo della giudice Silvia Saracino, che è passata alla sezione gip-gup.
Passati due anni dalla prima udienza, il contesto è sicuramente differente. C'è dibattito, considerata la questione energetica e la discussione riaperta sulle compensazioni che potrebbe influire sulla scelta di alcuni dei Comuni che si sono costituiti parte civile e che chiedono i danni subiti dalla realizzazione del gasdotto.

Gli illeciti


Nel giudizio si parla di presunti illeciti di tipo edilizio, paesaggistico e ambientale, nell'iter di progettazione e realizzazione del gasdotto Tap. Ne rispondono 19 imputati, inclusa la società Trans Adriatic Pipeline. L'accusa è sostenuta dal pm Alessandro Prontera.
Gli imputati sono Michele Mario Elia, di Castellana Grotte, all'epoca dei fatti country manager di Tap Italia; Paolo Gabriele Lanza, di Atessa, project manager; Lucio Mello, di Veglie, titolare di una impresa che si è occupata dell'espianto degli ulivi; Massimiliano Greco, di Arnesano, imprenditore che ha curato l'installazione della recinzione; Antonio Vallone, di Galatina, appaltatore del montaggio delle recinzioni; Luigi Romano (Siracusa), Adriano Dreussi (Udine), Piero Straccini (Chieti), Luca Gentili (Viareggio), tutti manager e procuratori della Saipem; Yuri Picco (Udine), responsabile della ditta che ha curato la realizzazione del pozzo di spinta; Aniello Fortunato (Salerno), direttore tecnico della stessa azienda; Giuseppe Mariano (Copertino), direttore di cantiere della ditta addetta alla preparazione delle aree di cantiere; Giuseppe Cesario Calò (San Cesario), della società incaricata dell'impermeabilizzazione delle vasche; Luigi Maurizio De Pascalis (Galatina), legale rappresentante della società che ha fornito il calcestruzzo; Claudio Coroneo (Galatina), della ditta sub appaltatrice del montaggio della recinzione; Pantaleo Notaro (Galatina), della stessa ditta; Alessandro Niccoli (Brindisi), amministratore unico di una azienda che ha eseguito altri lavori; Marco Paoluzzi (L'Aquila), direttore dei lavori.

Infine, la Trans Adriatic Pipeline Ag Italia che risponde di illecito amministrativo.

I capi di imputazione

In sette capi di imputazione, le ragioni dell'accusa che andranno verificate nel corso del dibattimento. Il primo riguarda l'avvio dei lavori in località Le Paesane a San Foca dal novembre 2016 al 12 luglio 2019: viene contestata l'accusa di abusi edilizi per lo scavo in cui è stata sotterrata la condotta del gas e per i lavori di creazione del terminale di ricezione. Poi la questione dei vincoli paesaggisti ed idrogeologici sulle aree interessate o nelle zone agricole dichiarate di «notevole interesse pubblico». Illegittime, per la procura, anche le varianti poiché sarebbero state adottate senza prima tenere in considerazione la procedura sull'applicazione o meno della Via. Stessa contestazione - quella dell'assenza della Via - nel capo di imputazione riguardante gli ulivi espiantati. C'è poi la contestazione di inquinamento della falda acquifera con sostanze pericolose come cromo esavalente, nichel, manganese, arsenico ed azoto nitroso nel cantiere di San Basilio.
 

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