Il giudice pretende che la sua auto venga “sostituita” dopo un anno: «Sai quello che sono, uso il mio potere»

Ipotesi di tentata concussione ​per l’acquisto di una Mini Cooper

Il giudice pretende che la sua auto venga "sostituita" dopo un anno: «Sai quello che sono, uso il mio potere»
Il giudice pretende che la sua auto venga "sostituita" dopo un anno: «Sai quello che sono, uso il mio potere»
di Roberta GRASSI
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Martedì 30 Maggio 2023, 08:16 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 21:43

«Io la gente la mando a prendere e la portano davanti a me». E poi: «Io non devo correre dietro a nessuno, che non ti dimenticare quello che sono e quello che rappresento a Lecce, cioè voglio dire, non ci dobbiamo stare a prendere in giro, se devo usare il potere lo uso, male, ma lo devo usare con voi, che devo fare?». La frase è attribuita al magistrato Pietro Errede e risulta di valore, per l’accusa, in riferimento a una ipotesi di tentata concussione per l’acquisto di una Mini Cooper. In sostanza risulta che dopo averla comprata, essendo il giudice di una procedura fallimentare che avrebbe riguardato in parte anche i venditori della vettura, avrebbe «preteso di restituirla alla concessionaria dopo un anno di utilizzo alla medesima cifra, paventando presunti difetti di costruzione relativi alla centralina». 

Le espressioni usate dal giudice 


Si sarebbe rivolto con espressioni ritenute vessatorie dai pm: «Io non voglio più essere preso per il c... mi sono spiegato? Uso il potere, a questo punto, se devo usare il potere. Uso il potere pur di risolvere il problema userò il potere». 
L’accusa ritiene che così avesse messo in atto comportamenti finalizzati a ottenere un vantaggio. La restituzione della vettura e il “rimborso” dell’intera somma che aveva versato. Tutto per comprare un’altra macchina che non fu però trovata, a quanto rilevano i magistrati. Ricerca sfumata dopo le perquisizioni di giugno, quando l’inchiesta a carico del giudice e di altre 8 persone (all’epoca) fu resa nota alle persone coinvolte. 
Concussione quindi solo “tentata” e agganciata alle pressioni fatte dal giudice facendo riferimento al proprio ruolo all’interno della sezione Fallimentare.

Un ruolo che gli avrebbe consentito, a quanto sottolineano gli inquirenti sulla base delle intercettazioni, di “usare” il proprio “potere” per ottenere qualcosa in cambio.

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