La vigilessa interrompe il funerale per chiedere i nomi dei presenti, la madre: «Inaccettabile persecuzione». Il Comune: «Chiesta la relazione ai vigili»

Foto: Filippo Montinari
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Lunedì 11 Maggio 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 09:47
Per più di qualcuno si è trattato di un eccesso di zelo per garantire il rispetto della legge in un momento di emergenza sanitaria. Per altri di una totale mancanza di rispetto del dolore. Fatto sta che a distanza di nemmeno un mese a Lecce si registra la seconda denuncia di atteggiamenti ritenuti poco consoni da parte di agenti dei vigili urbani. Dopo il caso della vigilessa che fermò per un quarto d'ora un medico che si recava in sala operatoria, ieri è stato il caso del funerale di una trentunenne interrotto da un'agente del comando di Polizia locale per ribadire la necessità di rispettare e regole. Il funerale era quello della 31enne Silvia Ghezzi, scomparsa dopo due anni di lotta con una malattia rarissima che non le ha lasciato scampo. 
 
 

Vista la situazione, la madre della ragazza, Mimma Colonna, donna coraggiosa che in tanti hanno conosciuto in questi due anni di battaglia al fianco della figlia, aveva chiesto l’autorizzazione per togliere il limite di 15 persone, imposto nell’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Alla fine si è raggiunto un compromesso, la funzione si sarebbe celebrata nello spazioso piazzale dalla Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, nel cimitero monumentale di Lecce. E così è stato, con un gruppetto di persone all'esterno, molto distanziate e con in mano i palloncini per l'ultimo saluto alla giovane.
Nel mezzo della funzione, però, una vigilessa avrebbe tenuto un comportamento definito dai parenti eccessivamente zelante, chiedendo ripetutamente e insistentemente ai presenti generalità e motivo della presenza al cimitero. Che la donna abbia agito a fin di bene e nel rispetto delle regole è fuori di dubbio. Ma per molti il suo agire avrebbe mancato del tutto di tatto.
«Sono rimasta senza parole - si è sfogata la madre di Silvia su Facebook - quando mi ha chiesto, più volte, quanti fossero gli invitati. Ho risposto che era il giorno del funerale di mia figlia, non del suo compleanno».

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La vigilessa, sempre secondo il racconto della donna, avrebbe anche interrotto la funzione per chiedere il rispetto delle distanze di sicurezza e nonostante i colleghi le consigliassero una maggiore discrezione vista la situazione, avrebbe continuato a richiedere le generalità. «Non è accettabile che avvenga tutta questa persecuzione durante la celebrazione della messa del funerale di mia figlia Silvia che ha già dovuto sopportare in vita atroci sofferenze e non trovare pace nemmeno nel cimitero durante il suo ultimo saluto da parte dei congiunti che educatamente erano a 3-4 metri uno dall'altro all'aperto - prosegue Mimma Colonna -; continuare imperterrita a disturbare per chiedere nome e cognome col taccuino in mano mentre il dolore per la perdita della figlia ti attanaglia è veramente deplorevole e squallido». 
Che le distanze fossero rispettate, d'altronde, si nota anche nelle foto pubblicate nel post su Facebook da Filippo Montinari, tra i tanti che in queste ore hanno espresso il loro disappunto per l'accaduto. 

Dal Comune intanto fanno sapere che i fatti sono in via di approfondimento e che è stata chiesta la relazione sull’accaduto al comando della Polizia Locale, mentre il sindaco Carlo Salvemini invita alla ricerca della verità.
«Questo pomeriggio ho sentito l’esigenza di chiamare la signora Mimma, alla quale ho ribadito il nostro cordoglio, e dalla quale ho raccolto l’accorato racconto di quanto vissuto nel pomeriggio di ieri – dichiara il sindaco Salvemini – Verificheremo puntualmente quanto è accaduto per fare chiarezza a beneficio di tutti. Ricordo ai tanti che hanno manifestato il loro sdegno in seguito ai post circolati su facebook che i nostri sforzi devono essere orientati alla ricerca della verità e non di capri espiatori. Dunque, sì alla chiarezza su singoli casi che è nostro dovere vagliare, no alle generalizzazioni, alle invettive, agli insulti verso i nostri agenti, che sono quotidianamente sulla strada per garantire ordine, legalità, rispetto dei diritti di tutti».
 
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