Spiagge e dune costiere in concessione, il “no” di Parchi e associazioni: «Dietrofront o sarà scontro»

Spiagge e dune costiere in concessione, il “no” di Parchi e associazioni: «Dietrofront o sarà scontro»
4 Minuti di Lettura
Sabato 26 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 22:51

«Le aree di cordoni dunali possono essere assentite in concessione allo scopo di realizzare gli interventi consentiti dall’articolo 56 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia». Ovvero passerelle rimovibili o la ristrutturazione di edifici esistenti «privi di valore identitario», purché tutto avvenga nel rispetto del paesaggio e della natura. È tutto in questo articolo, il numero 66 della legge di bilancio approvata il 29 dicembre scorso, la miccia della polemica che sta infiammando il dibattito e che ha spinto in blocco associazioni ambientaliste e ordini professionali a contestare la Regione. Via i vincoli dai cordoni dunali che proteggono il litorale dall’erosione: potranno essere affidati in concessione ai privati perché, ha ribadito a più riprese l’assessore al Demanio autore del provvedimento Raffaele Piemontese, i Comuni non hanno sufficienti risorse per provvedere alla manutenzione e alla pulizia delle dune. 

Il nodo

Proprio ai Comuni si fa riferimento all’articolo 67 della stessa legge di bilancio: «Al fine di contrastare i processi erosivi dei cordoni dunali legati a fattori naturali ed antropici e favorire la conservazione degli habitat naturali ivi presenti, la Regione concede un contributo ai comuni per promuovere la progettazione e l’esecuzione di interventi di salvaguardia, conservazione, recupero, risanamento delle aree interessate dalla presenza di cordoni dunali consentiti dall’articolo 56 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione». I criteri per accedere ai contributi avrebbero dovuto essere definiti entro 90 giorni dall’approvazione della “finanziaria regionale”, che sul piatto, a questo scopo, ha stanziato 100mila euro per quest’anno e 100mila anche per il 2024 e il 2025. Poco, secondo coloro che realmente gestiscono le aree naturali pugliesi, ovvero uno dei 14 parchi regionali esistenti. 

I Parchi e Italia Nostra

Si conferma «fermamente contrario» alla decisione regionale Michele Lastilla, direttore del Parco Dune costiere di Ostuni, nel Brindisino. Né fa una questione di merito, certo, ma anche di metodo «perché non stiamo parlando di una cosa banale, non è che ci si alza una mattina e si cambia tutto senza neanche un confronto innanzitutto con l’assessorato di competenza, che è quello all’Ambiente». Lastilla parla di una «deregulation complessiva. Sono anni – prosegue – che ci sentiamo abbandonati a noi stessi. I 14 parchi regionali hanno bisogno di risorse e la Regione dovrebbe preoccuparsi di questo e agire non in deroga, come è stato fatto, ma aggiornando le normative sul paesaggio sulla scorta di un confronto ampio, anche con i privati, perché no. Ma non può passare il messaggio che ogni bene ambientale o culturale può essere negoziato a mercato perché gli enti pubblici non hanno risorse. Questo non si può fare e qualcuno dovrebbe ricordarselo». 
Di «dubbi legittimi» parla Marco Dadamo, responsabile del Parco regionale di Ugento, nel Salento. «Non voglio fare processi alle intenzioni, anche perché le Norme di attuazione del Piano paesaggistico territoriale cui gli eventuali concessionari dei cordoni dunali dovrebbero attenersi sono restrittive. Ma mi chiedo quale interesse possa avere un privato a ottenere in concessione un tratto di litorale che, per essere tutelato, deve semplicemente non essere toccato da nessuno. Cosa ci guadagna? Mi chiedo quanti filantropi ci siano in giro e suppongo sia legittimo immaginare che, prendendo in concessione una duna, si speri di aumentare il flusso di persone in spiaggia. I Comuni e le autorità preposte al controllo dovranno essere garanti del rispetto dei cordoni». 
Per Italia Nostra «la rimozione dei vincoli sui cordoni dunali è inaccettabile e insostenibile, un provvedimento del tutto incauto e pericoloso, oltre che culturalmente e politicamente inaccettabile». Per Marcello Seclì e Mario Fiorella, segretario e presidente della sezione sud dell’associazione ambientalista, «la decisione della Regione è in contrasto con i principi fondamentali e con gli obblighi di tutela ambientale e paesaggistica a livello nazionale e comunitario, nonché contraddittoria rispetto ai documenti sulle tutele dell’Assessorato all’Ambiente della stessa Regione».

La richiesta di Italia Nostra è che venga modificata «con urgenza la norma incriminata ripristinando integralmente le tutele preesistenti dei cordoni dunali e vietandone la concessione demaniale ai privati. Ove ciò non dovesse verificarsi - chiudono Seclì e Fiorella, quest’ultimo magistrato in pensione - l’associazione si riserva di attivare specifiche iniziative nelle sedi competenti al fine di tutelare un bene pubblico di rilevante importanza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA