Acquedotto pugliese al bivio: la concessione scadrà nel 2025. E ora cosa succede? Tutte le prospettive (e l'ombra della privatizzazione)

Acquedotto pugliese al bivio: la concessione scadrà nel 2025. E ora cosa succede? Tutte le prospettive (e l'ombra della privatizzazione)
di Giuseppe ANDRIANI
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Domenica 10 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 09:51

Acquedotto di Puglia al bivio: nel giro di poco più di sei mesi si capirà quale sarà il futuro dell'infrastruttura pubblica di approvvigionamento idrico-potabile della Regione. E si allunga sull'acqua pugliese l'ombra della privatizzazione. La concessione dello Stato ad Aqp scadrà il 31 dicembre del 2025, ma in caso di gara - sarebbe un inedito ma anche la soluzione più lineare al momento - il bando dovrà essere pubblicato presumibilmente entro la fine di giugno del 2024. Tanto che Azione ha già presentato una proposta di legge regionale per portare Aqp ad avere vita lunga con l'ingresso dei Comuni nell'ente (al momento è interamente controllato dalla Regione), che verrà discussa mercoledì prossimo in Commissione. 
La situazione: la concessione statale scadrà alla fine del 2025 e le prospettive sono molteplici e diverse tra loro. La prima - ma sembra di difficile realizzazione - è che lo Stato possa "eliminare la data di scadenza" e quindi che tutto resti com'è. La seconda è invece che tramite una legge regionale si arrivi all'ingresso dei Comuni in Acquedotto pugliese e così potrebbe essere evitata - seguendo le norme - la gara. La terza è proprio una gara internazionale, alla quale potrebbe chiaramente partecipare anche Aqp. 
«Siamo alla scadenza della concessione che lo Stato ha dato all'Acquedotto pugliese - commenta il presidente di Acquedotto pugliese, il professor Domenico Laforgia -. A questo punto serve una scelta. Una gara sarebbe sicuramente appetibile per tanti, Aqp partirebbe in vantaggio: conosciamo bene la rete. Noi speriamo di andare verso l'house providing ma occorre quindi che la politica si attivi con i Comuni». La gara un po' preoccupa il presidente del Cda "perché sarebbe la prima volta. Non sono favorevole alla privatizzazione perché chi dovesse subentrare, comprimerebbe tutto il mercato che siamo riusciti a costruire in tanti anni e sarebbe un danno fortissimo per lo sviluppo economico pugliese". 

La soluzione

Dal Consiglio regionale l'assist alla soluzione dell'house providing arriva dal gruppo di Azione e dal commissario Fabiano Amati. «In questo senso si muove la nostra proposta di legge, con il necessario coinvolgimento dei Comuni pugliesi per assicurare il realizzarsi dell’impostazione legislativa vigente in materia di affidamento in house providing, ovvero attraverso l’esercizio del “controllo analogo” a quello che esercita sui propri servizi, da parte del committente sul soggetto affidatario, e la necessità che il soggetto affidatario realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente committente che la controlla. Solo al ricorrere di tali condizioni è prevista la possibilità di procedere all’affidamento del servizio senza gara». La proposta è un affidamento senza gara dal primo gennaio 2026 fino al 31 dicembre 2046, quindi per vent'anni. 
Da Aqp respinta qualunque ipotesi di un "accordo" con Acciona, con uno "scambio di dirigenti". Ipotesi circolata ma per ora fantasiosa. E' una società spagnola che si occupa di ingegneria civile, costruzioni e infrastrutture, e che ha già vinto alcuni bandi, per diverse centinaia di milioni di euro, in Aqp.
Non resta, adesso, che aspettare l'iter procedurale della proposta di legge presentata dal gruppo consiliare di Azione per capire se la strada dell'house providing sarà realmente percorribile e in che misura. «L’insistenza sulla necessità di procedere con affidamento diretto ad Aqp non risiede in un atto di “disobbedienza” alla normativa europea ordinaria sulla gestione dei servizi pubblici - spiega Azione in una nota -, ma è l’esito di un processo di approfondimento fondato sulle peculiarità idro-geo-morfologiche della Puglia, che non giustificano scelte di tipo ordinarie, pena insormontabili difficoltà nella gestione.

E su questo basti pensare al problema del necessario trasferimento dell’acqua dalle regioni limitrofe – in particolare Campania e Basilicata -, per cogliere il complesso groviglio di potestà pubbliche che devono essere necessariamente poste in armonia, per cui una gestione del servizio non affidata a un gestore interamente pubblico, come Aqp, potrebbe comportare molteplici problemi interdittivi e quindi una peggiore qualità del servizio». Se questa soluzione dovesse andare in porto i Comuni pugliesi avrebbero una quota di Aqp e sarebbero coinvolti come ente di vigilanza. 

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