"Acqua in brocca", ecco il progetto di Acquedotto pugliese: stop plastica nei locali

"Acqua in brocca", ecco il progetto di Acquedotto pugliese: stop plastica nei locali
di Valeria BLANCO
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Lunedì 22 Gennaio 2024, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 12:22

Troppa plastica e vetro sprecati nei ristoranti. Parte da un dato - e cioè quello che l'Italia detiene il primato europeo per l’uso di bottiglie in plastica ed è seconda al mondo dopo il Messico - il progetto "Acqua in Brocca", tutto made in Puglia. Un gioco di parole per una campagna di comunicazione che punta a convincere i ristoratori pugliesi a offrire ai loro clienti l'opzione di consumare l'acqua del rubinetto come alternativa a quella in bottiglia, come del resto accade già in gran parte d'Europa e del mondo.

Come nasce l'idea 


L'idea di Maria Chiara Minoia e Savino Bartolomeo, due consulenti di marketing e comunicazione specializzati nel settore Horeca (hotel, ristorazione e caffetterie, ndr), è stata abbracciata dall'Acquedotto Pugliese, che ha deciso di puntare sul loro progetto per indirizzare ristoratori e clienti verso una cultura dell’acqua come bene comune, che minimizzi lo spreco a fronte di una qualità - quella dell'acqua “del sindaco” - che microbiologicamente spesso nulla ha da invidiare alle acque in bottiglia. 

I numeri


Secondo il rapporto Acquitalia di Greenpeace, infatti, l’84,8% dell’acqua erogata dagli acquedotti italiani - l’acqua di rubinetto, per intendersi - è di ottima qualità e l’87% delle famiglie italiane si dichiara soddisfatto della qualità del servizio idrico.

Purtroppo, però, questo apprezzamento non si traduce in comportamenti coerenti, perché solo un italiano su tre beve l’acqua del rubinetto. Ed è proprio per incentivare comportamenti più rispettosi dell’ambiente che nasce “Acqua in brocca”. «Il nostro progetto di sensibilizzazione - spiegano gli ideatori sul loro profilo social - è rivolto a tutti gli operatori del settore Horeca e punta alla promozione e all’utilizzo dell’acqua pubblica nei locali.

Il logo

Il logo disegnato da Pietro De Marco è una donna con una giara, tratteggiata con il colore della terracotta, il materiale dei contenitori in cui, fino a qualche decina di anni fa, veniva trasportata e portata in tavola l’acqua potabile».
E la brocca, fisicamente, ci sarà davvero. «La brocca - proseguono Minoia e Bartolomeo - sarà prodotta dalla famiglia Fasano di Grottaglie e sarà consegnata a tutti gli operatori che vorranno aderire all’iniziativa i quali, esponendola nei loro locali, segnaleranno al consumatore la possibilità di bere al tavolo (o al bancone) l’acqua pubblica». Tutti i ristoratori che aderiranno all’iniziativa saranno poi inseriti in un apposito elenco all’interno di FontaniApp, l’App dell’Acquedotto pugliese che consente di individuare facilmente la fontanina pubblica più vicina.
Una rivoluzione culturale, necessaria anche alla luce dei dati allarmanti evidenziati dall’ultimo rapporto di Greenpeace sull’argomento e da cui emerge che «in Italia vengono immessi sul mercato circa 11 miliardi di bottiglie in plastica (Pet) per acque minerali e bevande confezionate. Più del 60% di queste, circa 7 miliardi, non vengono riciclate e rischiano di essere disperse nell’ambiente e nei mari, contribuendo in modo massiccio all’inquinamento del pianeta». C’è da dire che la Puglia è da sempre all’avanguardia nella lotta contro l’inquinamento da plastica: risale al 2019 il divieto per gli stabilimenti balneari - contenuto nell’Ordinanza balneare di quell’anno - di usare contenitori o utensili per alimenti e bevande di plastica monouso non compostabili. 
Divieto che ha raccolto il plauso del Wwf, dal momento che la plastica rappresenta il 95% dei rifiuti del mare e ha dei primati incredibili di resistenza nell’ambiente marino. «Basti pensare - ricordano dal Wwf - che un bicchiere resta in mare fino a 20 anni, una busta fino a 50 mentre un filo da pesca può durare fino a 600 anni. E sono 134 le specie mediterranee che ingeriscono plastica tra cui cetacei, tartarughe e uccelli».

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