Concessioni balneari, per un lido pagati allo Stato dai 1.400 euro ai 2 milioni: tutti i dati per provincia

Un lido, immagine di repertorio
Un lido, immagine di repertorio
di Maurizio TARANTINO
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Venerdì 9 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:38

Quasi metà dei balneari pugliesi non paga più di 15mila euro all’anno per la concessione assegnata. I dati, pubblicati, sul sito del Ministero delle Infrastrutture, sono relativi al 2022, prima cioè dell’entrata in vigore dell’adeguamento per il 2023 del 25,15% in più. A scorrere un campione di circa 600 concessionari, si scopre che ben 272 devolvono allo Stato una somma che va dai 300 euro ai 15mila, mentre altri 200 non arrivano a pagare 50mila euro l’anno. Sono solo un centinaio i concessionari che, progressivamente si avvicinano a cifre più importanti, in 43 infatti pagano dai 100mila ai 300mila euro, fino ai quasi 2 milioni di un lido gallipolino. Ed è proprio la costa ionica salentina a fare la parte del leone nel novero delle concessioni statali: con prezzi che oscillano in maniera schizofrenica. Passando per Gallipoli e attraversando litorale di Ugento e Nardò infatti sono quasi 400 le concessioni presenti sulla parte più conosciuta, a livello mediatico, del litorale nostrano. E anche qui il costo della concessione varia sensibilmente, passando dai 1.422 euro di uno stabilimento di Racale ai 2.169 euro di un lido gallipolino nei pressi della Baia Verde o ai 3.964 euro di una concessione, sempre a Gallipoli, alla fine di Lungomare Galilei. A nord di Gallipoli, in zona Padula Bianca, uno stabilimento balneare privato paga 5.804 euro. Gli imprenditori di Ugento versano somme che vanno dagli 8mila euro di un chioschetto a Torre San Giovanni ai 187mila di una spiaggia di pertinenza di un hotel sempre nella stessa località di mare. Su 35 concessioni ugentine prese in considerazione, una ventina pagano, in maniera molto differenziata, fino a 40mila euro. Una situazione variegata, ma comunque favorevole a chi è impegnato in questa attività imprenditoriale che pur operando pochi mesi all’anno, deve allo Stato cifre abbastanza basse. 

L'altro fronte

Se ci si sposta dall’altra parte del Salento, la situazione non è diversa: a Torre Sant’Andrea, marina di Melendugno, la concessione di un solarium a due passi dal mare, ha un costo di 5.199 euro, stessa somma che pagano i titolari di un’attività ricreativa sulla banchina del porto di Otranto. Sulle spiagge degli Alimini c’è chi è riuscito a strappare la possibilità di piazzare ombrelloni per 7.420 euro, accanto a concessionari che invece sborsano dieci volte di più, proprio a due passi dal famoso relitto della Dimitros. A pagare le somme più alte sulla costa idruntina, sono i residence che variano dai 200 ai 300mila euro annui. Ma anche a Castro, uno storico complesso turistico che si affaccia sulla zona delle sorgenti paga 1.465 euro, come anche uno stabilimento nell’area dell’Argentiera. Più consistente, 33mila euro la spesa di chi ha ottenuto la concessione per un solarium sulla banchina del molo. Nelle marine di Melendugno si varia dai 7mila euro di uno stabilimento a San Foca agli oltre 100mila di uno storico lido a Torre dell’Orso

Da Taranto a Bari

Nel resto della Puglia, le variazioni sono pressoché simili: nel Tarantino, a Ginosa e Castellaneta la cinquantina di lidi presi in esame mostrano canoni che variano dai 4mila euro ai 194mila euro, di cui la metà non supera i 30mila euro dovuti allo Stato, per un totale, in concessioni, di circa 1 milione e 800mila euro. Nel Brindisino e nel Barese, la parte del leone la fanno le località di Fasano e Ostuni e Polignano a mare. L’incasso complessivo di 1 milione di euro ottenuto dai circa 22 lidi rilevati, oscilla tra i 7.500 euro di uno stabilimento a Polignano e gli 88mila del più oneroso a Ostuni, con Fasano che varia dai 9mila ai 57mila euro a permesso. Nel mezzo circa due terzi dei concessionari spendono meno di 30mila euro all’anno per avere diritto a offrire un servizio ai bagnanti della zona. A Monopoli, dove le spiagge sono state assegnate non rispettando le percentuali regionali della legge Minervini, le cifre sono comprese tra i 93mila euro di un concessionario in contrada Lamandia, seguito da un lido balneare non molto distante dagli scavi d’Egnazia che ne paga circa 72mila. Solo 9mila euro invece per chi predispone ombrelloni in uno dei punti più suggestivi, cioè vicino alla punta di Ulisse e le Sirene. 
Una situazione, quella delle spiagge italiane così poco uniforme che l’Europa insiste da tempo per una maggiore regolamentazione proprio a partire dai canoni, considerati molto inadeguati e poco trasparenti.

La direttiva Bolkestein, che punta a garantire una maggiore concorrenza tra l’accesso alle concessioni, a partire da quelle balneari, dovrebbe permettere introiti più alti per le casse dello Stato, sempre che emerga la necessità di andare a bando dopo la mappatura che il Governo vuole realizzare sulle risorse disponibili.

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