Delli Noci: «La legge sulle compensazioni è una battaglia per il territorio»

Delli Noci: «La legge sulle compensazioni è una battaglia per il territorio»
di Paola ANCORA
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Venerdì 22 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:41

«La legge sulle compensazioni? Come Regione abbiamo il compito di guidare il presente e programmare il futuro, non di giudicare il passato». Secondo l’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci «nulla è andato storto» nella stesura della legge, concordata nelle modifiche con il Ministero. Eppure il governo ha deciso di impugnare la normativa. E al presidente di Confindustria Sergio Fontana che ha criticato gli esponenti della Regione («Incapaci»), Delli Noci risponde: «Questa è la battaglia dei cittadini e delle imprese che credono che a questo territorio vada riconosciuto lo sforzo fatto in passato ma è anche la battaglia di chi crede che la transizione energetica non sia uno slogan».


Assessore Delli Noci, all’indomani della prima stesura della legge, lei ha intavolato un lungo confronto con i ministeri competenti per superare le criticità che avevano segnalato. Poi la legge sulle compensazioni è arrivata in Consiglio, è stata da lei emendata e quindi approvata all’unanimità dall’aula. Cosa è andato storto? Qualcosa nell’emendamento ha stravolto i contenuti di base della norma? Qual è il motivo per il quale oggi il Governo ha deciso di impugnare la legge pugliese?
«Nulla è andato storto. Le modifiche concordate durante le intense negoziazioni con il Dipartimento Affari regionali e il Ministero dell’Ambiente sono state tutte apportate nei termini concordati. A testimonianza di questo, vi è la nota ricevuta dal Governo, a seguito delle modifiche, con la quale si constata la cessata criticità di una serie di questioni controverse ma risolte. Il Consiglio regionale, nella sua sovranità di legislatore regionale, ha ritenuto di aggiungere un comma che ha introdotto l’applicazione della norma sul gas a impianti esistenti, con la specificazione che si riferisce a quegli impianti che non hanno dato compensazioni nel corso del tempo.

Su questo punto, il Ministero dell’Ambiente ritiene che ci sia una criticità, riferendosi così ad aspetti differenti, da quelli cui stiamo dando attuazione, della stessa norma nazionale di riferimento, vale a dire la Legge Marzano».


Chi conosce bene la materia sostiene che sia il passaggio sulle compensazioni dovute anche dai gestori degli impianti esistenti e da chi trasporta il gas a costituire il vulnus di questa questione. Sostanzialmente si chiede a Tap di pagare svariati milioni di euro a titolo di "ristoro" ma non si è avuto la volontà e la forza politica di farlo quando il progetto era ancora in fase di discussione. Pentiti?
«Non sta a me dirlo. Siamo in una fase storica e politica diversa. Io oggi, su queste questioni, ho il dovere e il compito di guidare il presente e programmare il futuro, non di giudicare il passato, da qui il senso di questa Legge. Verranno installati entro il 2030 7gw di impianti oltre gli attuali 5gw, occorre rendere i pugliesi consapevoli e protagonisti dei cambiamenti che ci riguardano, per costruire un progetto che sia sostenibile da un punto di vista ambientale ed economico, sia per i cittadini sia per le imprese».


Cosa pensate di fare ora? Ne ha parlato con il presidente Emiliano?
«Certo, il confronto con il presidente c’è stato, essendo questa questione una battaglia centrale per la Puglia. Intanto attendiamo il vero e proprio ricorso, perché per il momento c’è solo la decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare e una nota di osservazioni. Di certo, al momento del ricorso, la Regione resisterà in giudizio così come ha fatto nel corso della principale impugnativa, sostenendo la decisione del Consiglio regionale con un’interpretazione della Legge Marzano che ne consenta l’effettiva applicabilità. Nello specifico: il comma 4 della suddetta Legge ci dice che Stato e Regioni “prevedono” misure di compensazione per infrastrutture energetiche, ma senza specificare se per quelle esistenti o per le nuove. A nostro avviso, è un modo per salvaguardare la potestà per le Regioni di prevedere compensazioni su impianti impattanti e concentrati, proprio come nel caso della nostra regione». 


Il presidente di Confindustria Fontana vi ha dato degli "incapaci". Gli industriali ritenevano vi fossero dei profili di incostituzionalità evidenti. Cosa risponde? E perché vi contestano di non aver applicato per tempo la legge Marzano, vvero la norma del 2004 che prevede il pagamento di una compensazione sugli impianti di nuova realizzazione?
«Ho letto le dichiarazioni del presidente Fontana e, le dico la verità, ne sono rimasto sorpreso e preoccupato. Sorpreso per la velocità e la facilità con le quali Fontana ci definisce un giorno dei “supereroi”, l’altro degli incapaci! Preoccupato per una ragione ben specifica e di certo più importante: questa è la battaglia di un territorio che sconta una presenza notevole di impianti impattanti. È la battaglia dei cittadini e delle imprese che credono che a questo territorio vada riconosciuto lo sforzo fatto in passato ma è anche la battaglia di chi crede che la transizione energetica non sia uno slogan, ma un insieme concreto di azioni che la rendano possibile e conveniente per i cittadini e per le imprese, da un punto di vista sociale, economico e della salute pubblica. È una battaglia comune e sono preoccupato che il presidente Fontana, anziché tutelare e difendere le imprese locali si infervori in una difesa d’ufficio ad un colosso internazionale come Tap. Inoltre, vorrei ricordare a Fontana che è inutile pensare al passato che è meglio concentrarsi sul presente e infine che dovrebbe verificare per bene i termini dell’impugnativa che non è un giudizio. Per quello occorre attendere la Corte costituzionale».
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