In Puglia torna la zanzara che porta la malaria. Gli esperti: «Niente allarmismi». Cosa sta succedendo

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di Giuseppe MARTELLA
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Sabato 27 Aprile 2024, 07:52

Torna in Puglia dopo 50 anni la zanzara vettore della malaria ma niente allarmismi. Uno studio scientifico pubblicato lo scorso 10 aprile sulla rivista Bmc, Biomed Central, ha portato a conoscenza come tra le specie censite in 11 siti del litorale leccese fosse presente la Anopheles Sacharovi, che è appunto uno degli insetti che può veicolare la malattia. Nello specifico, le zanzare sono state osservate nella zona rivierasca e prossima al mare compresa tra l’area a Nord di Otranto e quella a Sud di Lecce. Territori che si caratterizzano per la presenza di specchi d’acqua, ristagni e un alto tasso di umidità e che favoriscono, grazie soprattutto all’aumento delle temperature, la fecondità delle Anopheles Sacharovi, le quali sono ritornate così a essere presenti sul territorio dopo un’assenza di mezzo secolo. «Lo studio pubblicato di recente ha sottolineato la presenza di una specie di zanzare, la Sacharovi capace di essere vettore – sottolinea Domenico Otranto, ordinario di Malattie Parassitarie presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università “Aldo Moro” di Bari e presidente della Società Mondiale di Parassitologia - per la circolazione della malaria, non l’unica specie in grado di adempiere a questo ruolo.

La storia

Altre specie di Anopheles erano state censite nel recente passato in altre zone del Paese, nel Lazio per esempio, ma questa specifica è la prima volta che viene di nuovo registrata – aggiunge il professore Otranto – dopo la campagna antimalarica». In effetti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’Italia libera dalla malaria dal 17 novembre 1970, sancendo come una malattia antica come l’uomo fosse stata sconfitta dalla ricerca, dalle misure sanitarie e dallo sviluppo economico e sociale. Malattia infettiva causata da un protozoo, un microrganismo parassita del genere Plasmodium, la malaria si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzare femmine proprio del genere: a oggi circa la metà della popolazione mondiale è a rischio di malaria, soprattutto quella che vive nelle aree tropicali e subtropicali e in Paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. «È bene sottolineare come non sia sufficiente la presenza in una determinata area del vettore, e in Puglia parliamo sostanzialmente di segnalazioni – puntualizza Otranto – per la reintroduzione in quel territorio della malaria, patologia parassitaria che rischia di diventare endemica nel momento in cui la popolazione è a rischio, ossia prona da un punto di vista immunitario a infettarsi con il Plasmodio.

Nello specifico – continua l’ordinario di Malattie Parassitarie – il pericolo è molto basso negli Stati più evoluti, quelli nei quali vi sono condizioni di igiene, salute pubblica e alimentazione di alto livello». Le riflessioni del professore Otranto puntano a spegnere, dunque, qualsiasi possibile allarmismo. «È molto difficile, improbabile che la malaria torni a diffondersi in Italia se si osserva la questione – rimarca il docente della “Aldo Moro” da un punto di vista prettamente scientifico e non politico e ideologico. I casi di malattia segnalati negli ultimi anni sono in larga misura di “importazione”. Si tratta, a leggere i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, di turisti che l’hanno contratta nei Paesi nei quali la malaria è ancora endemica e che rientrati in Italia – le parole del presidente della Società Mondiale di Parassitologia – vengono trattate con le profilassi sanitarie adeguate e con protocolli medici all’avanguardia. Altre situazioni che si possono verificare quelle di “malaria da valigia”, con le zanzare infette da Plasmodium che vengono importante dopo avere “viaggiato” in pacchi e bagagli». Sgombrato il campo dalla paura su un eventuale ritorno endemico della malaria, il professore Otranto spiega poi i motivi che hanno riportato la specie di zanzara Anopheles Sacharovi in Italia e nello specifico in Puglia dopo un’assenza che continuava dagli inizi degli anni Settanta. «Alla base di questo ritorno di certo vi possono essere i cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta. Non si tratta in maniera esclusiva di cause legate all’alzarsi delle temperature, ma anche alla modifica degli habitat e dei micro habitat all’interno dei quali possono proliferare queste zanzare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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