Tap-Snam, respinti i ricorsi di Melendugno e Lizzanello sull'autorizzazione

Tap-Snam, respinti i ricorsi di Melendugno e Lizzanello sull'autorizzazione
di ​Alessandra LUPO
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Giovedì 16 Novembre 2023, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 07:29

Il gasdotto Tap Snam porta a casa un altro risultato sulla strada della normalizzazione dell’opera sul territorio pugliese. Il Tar del Lazio ha infatti respinto in modo definitivo i ricorsi presentati dai comuni di Melendugno e Lizzanello che chiedevano l’annullamento del decreto del 21 maggio del 2018 con il quale “il Direttore Generale per la Sicurezza dell’approvvigionamento e le infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) approvò in via definitiva il progetto del “gasdotto denominato Interconnessione Tap” presentato dalla società Snam Rete Gas, autorizzandone la costruzione e dichiarandone la pubblica utilità, indifferibilità e urgenza”. ll ricorso riguardava in particolare le determinazioni conclusive della Conferenza dei servizi sul Tap che non avrebbero tenute in considerazione le posizioni di dissenso dei Comuni e della Regione. 

I motivi della sentenza


Secondo il Tar, invece , dalla documentazione in atti "risulta provato che il Mise oltre a raffrontare i pareri contrari (espressi anche da Comuni risultati assenti alla riunione) con i pareri favorevoli - si legge in una delle sentenze - ha richiamato le valutazioni e le risultanze della riunione di Conferenza di servizi".
Ma un passaggio riguarda anche l’impatto sulla flora marina.

I giudici hanno evidenziato infatti che "la doglianza di parte ricorrente muove da un presupposto evidentemente errato, ovvero che la Via sia stata adottata 'sulla scorta di uno specifico quadro conoscitivo caratterizzato dalla mancanza di interferenze con la Posidonia e/o Cymodocea nodosa'"; al contrario, emergerebbe che l'esistenza delle interferenze tra l'opera da realizzare e la prateria di Cymodocea nodosa "era già stata ampiamente considerata e valutata dal Ministero". Infondata è stata poi ritenuta la censura con la quale si lamentava che l'amministrazione avrebbe escluso la necessità di dar seguito alla specifica procedura di Via "pur avendo … certezza della presenza di impatti ambientali negativi". Sotto questo profilo, il Tar ha ritenuto che "debba considerarsi che il procedimento di verifica di assoggettabilità a Via del microtunnel del gasdotto non riguardava un'opera nuova, mai passata al vaglio di una valutazione sul piano del proprio impatto ambientale, ma era relativo a un'opera che era già stata sottoposta a un ordinario procedimento di Via. 

L'accordo con i Comuni rallentato dalla nuova legge


La sentenza riguarda di fatto il Gasdotto di Interconnessione Tap presentato da Snam e non tocca se non marginalmente il percorso che la multinazionale del gas sta portando avanti per trovare un accordo con i Comuni salentini sul riconoscimento tardivo delle compensazioni ambientali, 33 milioni di euro destinati alle nove amministrazioni interessate direttamente o indirettamente dal passaggio del gasdotto, otto delle quali si erano costituite parti civili nel processo per danni ambientali con una richiesta risarcitoria di 800 milioni. Dall’ambito provinciale, l’accordo, che prevede l’uscita dei Comuni (e quindi della Regione) dal processo in corso, sarebbe dovuto approdare a un tavolo con la Regione. Ma nelle stesse ore il Consiglio regionale ha approvato una nuova legge sulle compensazioni, che di fatto ha fermato i giochi. 
La nuova norma, appena promulgata, stabilisce che le infrastrutture versino una cifra calcolata fino al 3% del valore totale sul gas trasportato. E oltre ad avere effetti sul futuro, quindi riguardare anche i prossimi impianti energetici anche a idrogeno, prevede che le infrastrutture già operanti come Tap, che all’epoca della costruzione non chiusero accordi per le compensazioni, debbano farlo adesso. Nonostante fossero state concordate con il ministero dell’Ambiente, le modifiche alla norma già precedentemente impugnata dal governo rappresentano un esborso imponente per Tap, che oltretutto rischierebbe di creare un pericoloso precedente. Per questo la Puglia, che spera nella pronuncia favorevole della Corte Costituzionale, teme che vi possa essere una nuova impugnativa. 
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