Il consiglio dei ministri impugna la legge della Puglia sulla tutela del riccio di mare

Il provvedimento, approvato il 28 marzo scorso e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia il 20 aprile, ha efficacia di legge dal 5 maggio

Il consiglio dei ministri impugna la legge della Puglia sulla tutela del riccio di mare
Il consiglio dei ministri impugna la legge della Puglia sulla tutela del riccio di mare
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Venerdì 16 Giugno 2023, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 10:17

«Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha esaminato diciotto leggi delle regioni e delle province autonome e ha quindi deliberato di impugnare la legge della Regione Puglia n. 6 del 18/04/2023, recante "Misure di salvaguardia per la tutela del riccio di mare", in quanto talune disposizioni, ponendosi in contrasto con la normativa statale, internazionale ed europea in materia di ambiente e mare, violano l'articolo 117, secondo comma, lettere a) e s), della Costituzione».

Dal Cdm di ieri una clamorosa decisione per la nostra regione. Lo riferisce il comunicato di Palazzo Chigi, spiegando che il Consiglio dei ministri ha deliberato di non impugnare le altre leggi regionali esaminate. Il provvedimento, approvato il 28 marzo scorso e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia il 20 aprile, ha efficacia di legge dal 5 maggio. 

Cosa prevede la legge pugliese

Con la legge approvata si sospende per un periodo di tre anni l’attività di pesca, anche di tipo sportivo, del riccio di mare nelle acque del territorio regionale pugliese. 

Si impone, cioè, un fermo necessario per consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della risorsa nel nostro mare territoriale, messa a rischio dal massiccio prelievo effettuato negli ultimi anni.

Determina il periodo di blocco dell’attività di pesca ed impone, in particolare, il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi. La commercializzazione del riccio di mare non è vietata per gli esemplari provenienti da mari territorialmente non appartenenti alla regione Puglia.

Pagliaro: la Regione si opponga

«Mi aspetto che la Regione Puglia difenda una legge approvata all'unanimità dal Consiglio regionale, opponendosi all’impugnativa del Consiglio dei ministri della nostra legge sul fermo pesca dei ricci di mare per tre anni, in vigore dal 5 maggio scorso.

La proposta di impugnativa viene dal ministro Calderoli, che parla di violazione del comma 2 dell’articolo 117 della Costituzione, sostenendo che la nostra legge regionale si ponga in contrasto con la normativa statale, internazionale ed europea in materia di ambiente e mare. Noi sosteniamo da sempre il diritto a difendere il nostro mare, il cui ecosistema è minacciato dall’incombente estinzione di una specie essenziale per il suo equilibrio». Sono le parole del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani e primo firmatario della legge.

«La mia proposta di legge – ha proseguito – è stata condivisa e sottoscritta dal presidente Emiliano e da 49 consiglieri regionali. È stata accolta con entusiasmo dai cittadini pugliesi e da tutti quelli che amano il mare, dalla Guardia Costiera, dagli ambientalisti, dal mondo della scienza, dai ristoratori e dagli stessi pescatori autorizzati che ormai trovano ben poco sui fondali desertificati. Non è un capriccio ma nasce da evidenze scientifiche: sui nostri fondali i ricci di mare sono pressoché estinti, e questo determina la proliferazione incontrollata delle alghe e la scomparsa di altre specie ittiche. Perciò ribadiamo la necessità di fermare la pesca dei ricci di mare per i prossimi tre anni, come la nostra legge stabilisce disponendo il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi fino al 2026. Ci siamo mossi nel solco del settore della pesca, che è di competenza regionale come più volte affermato dalla stessa Corte costituzionale. A fine maggio ho anche incontrato il ministro Pichetto Fratin per sensibilizzarlo sulla difesa di una specie che non possiamo lasciar estinguere e che anzi dobbiamo impegnarci a ripopolare, e per chiedergli che il fermo pesca dei ricci di mare possa essere esteso all’intero territorio nazionale come già è avvenuto per le oloturie. I controlli stanno dando frutto con le sanzioni nei confronti dei trasgressori, ma dalla Guardia Costiera registrano una diminuzione dei sequestri rispetto agli anni passati quando era in vigore il fermo pesca dei ricci nei mesi di maggio e giugno. Segno che l’attenzione mediatica attorno alla nostra legge ha funzionato come campagna di sensibilizzazione per far comprendere il danno prodotto dai pescatori di frodo e della domenica. Intanto, la nostra legge resta in piedi finché la Corte non la dichiarerà eventualmente incostituzionale».

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