Puglia, buste paga più pesanti per 1,2 milioni di lavoratori dipendenti: le simulazioni

Puglia, buste paga più pesanti per 1,2 milioni di lavoratori dipendenti: le simulazioni
di Paola ANCORA
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:26

Un milione e 200mila pugliesi beneficeranno del robusto taglio al cuneo fiscale-contributivo deciso dal Consiglio dei ministri lunedì scorso. Il taglio di quattro punti si tradurrà in un appesantimento delle buste paga nei mesi da luglio a dicembre e si aggiungerà a quello già vigente deciso da Mario Draghi e confermato poi dal Governo Meloni con la legge di Bilancio 2023. Oggi, in virtù delle sforbiciate decise nei mesi scorsi, i redditi fino a 25mila euro lordi annui beneficiano di un taglio del cuneo fiscale del 3%; i redditi sopra i 25mila euro ed entro i 35mila euro invece hanno in busta paga un taglio al cuneo del 2%. A partire dal mese di luglio e fino alla fine dell’anno, con il decreto Lavoro approvato il Primo Maggio lo “sconto” fiscale contributivo per gli stipendi fino a 25mila euro salirà a sette punti percentuali, che diverranno sei punti per i lavoratori dipendenti che guadagnano dai 25 a 35mila euro. 

I dati per la Puglia

La platea di lavoratori che trarrà beneficio dalla misura – salutata con favore dalle imprese aderenti a Confartigianato e Confindustria Puglia – è molto vasta nella regione: copre, infatti, oltre il 90% dei dipendenti secondo lo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma, diretto da Davide Stasi. Per avere un’idea della estensione della misura, basti dire che i lavoratori dipendenti pugliesi rappresentano il 52,3% dei contribuenti della regione e il 6,3% del totale dei contribuenti in Italia. Ma i numeri elaborati dall’Osservatorio per calcolare quale impatto avrà il decreto Lavoro approvato simbolicamente il Primo Maggio svelano anche che la quasi totalità dei lavoratori dipendenti - ovvero nove su dieci - non supera i 35mila euro lordi di retribuzione annua e, anzi, il reddito medio di un dipendente pugliese è di 17.030 euro contro i 21.500 della media nazionale. 
Si vedrà, dunque, in che modo questa misura - finanziata dal Governo Meloni con 4 miliardi di euro - si riverbererà sulla Puglia dove i prezzi al consumo, nel 2022, sono cresciuti dell’8,1%, la quota più alta dal 1985 secondo i calcoli Istat. L’obiettivo, appesantendo le buste paga dei lavoratori, è aumentare il potere d’acquisto, rimettere in circolo denaro e far scendere l’inflazione. 
Sempre Stasi ha effettuato delle simulazioni del taglio del cuneo: un lavoratore con una retribuzione annua di 20mila euro, da luglio a dicembre prossimi, troverà in busta paga 76,82 euro in più, che si tradurranno a fine anno in un aumento di 460,92 euro.

Un dipendente con una retribuzione annua lorda di 25mila euro riceverà 96,03 euro mensili in più, che equivalgono a 576,18 euro aggiuntivi da spendere in sei mesi. Per un lavoratore dipendente con una retribuzione lorda di 35mila euro, infine, l’appesantimento della busta paga varrà 98,56 euro mensili, 591,36 euro per il semestre.

Le prospettive future

Se il taglio del cuneo dovesse essere confermato anche per il 2024 - com’è lecito immaginare giacché la crisi inflattiva non si risolverà in pochi mesi e visto che nel 2024 si andrà a votare per le Europee - al Governo serviranno dieci miliardi di euro per finanziarne la copertura per tutto l’anno.
Accanto al taglio del cuneo fiscale - la misura più “pesante” e più attesa tanto dalle imprese quanto dai sindacati che, tuttavia, l’hanno giudicata insoddisfacente - il decreto Lavoro riforma il Reddito di cittadinanza, sostituito dall’Assegno di inclusione per offrire un sostegno economico ai nuclei familiari in difficoltà, e da uno Strumento di attivazione destinato agli “occupabili”, che in Puglia sono due milioni, per rimborsare la frequenza ai corsi di formazione o riqualificazione professionale. Lo stesso decreto ripristina il tetto di tremila euro per i fringe benefit, ovvero per una sorta di “premio” e riconoscimento che l’azienda può inserire nella busta del lavoratore, ma dedicato soltanto ai dipendenti con figli. «Si tratta di una misura che punta a sostenere le famiglie limitando l’impatto dell’inflazione sui redditi» ha spiegato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. I fringe benefit, infatti, potranno essere dedicati anche al pagamento delle bollette energetiche. 

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