Giornata europea contro la tratta degli esseri umani: in Puglia soccorse oltre 3.000 persone in otto mesi

Giornata europea contro la tratta degli esseri umani: in Puglia soccorse oltre 3.000 persone in otto mesi
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Martedì 17 Ottobre 2023, 21:11

In otto mesi oltre 1.800 donne raggiunte, per la gran parte provenienti da Romania, Nigeria, Colombia, Bulgaria e Sud America. Circa mille uomini arrivati in Italia e in Puglia da Ghana, Marocco, Nigeria, Tunisia, Gambia, Senegal, Mali. E poi 78 transessuali, connazionali o provenienti dal Brasile. Numeri e storie che hanno incrociato la strada delle cooperative che, nella nostra regione, portano avanti il progetto “La Puglia non tratta”, giunto alla sua quinta edizione, e finanziato, su proposta dell’ente regionale, dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità , nell’ambito del Programma unico di emersione, di assistenza ed integrazione sociale a favore delle persone vittime di tratta. Il 18 ottobre, ricorre la 17esima edizione della Giornata europea dedicata proprio a questi esseri umani trattati come merce di scambio, invischiati nella rete di violenza e minaccia che i profittatori e la criminalità tessono incessantemente. 

Le cooperative e il progetto

L’anima del progetto “La Puglia non tratta” sono gli operatori delle cooperative Comunità Oasi2 San Francesco, capofila; Atuttotenda, C.A.P.S. Onlus, G.i.r.a.f.f.a., Medtraining, Associazione Micaela Onlus e Comunità Papa Giovanni XXIII. Associazioni e cooperative che giornalmente accolgono uomini e donne vittime di tratta e sfruttati a fini sessuali, lavorativi, per accattonaggio, donazione degli organi, ridotti in schiavitù. Uomini e donne, persone transessuali e minorenni che lasciano il loro Paese dietro la promessa di una vita diversa e che invece vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali e diventano merci mosse da un luogo all’altro, senza destinazione, nelle città e nelle campagne per essere ceduti, sfruttati, abusati, per morire di lavoro. 
«Questa giornata - ha commentato il presidente della Regione, Michele Emiliano - è l’occasione per riflettere su un fenomeno che purtroppo colpisce tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Per contrastarlo è necessario il monitoraggio costante delle modalità di reclutamento delle vittime per capirne i cambiamenti e intervenire in maniera efficace. Il progetto “La Puglia non tratta”, attivo da 5 anni, si occupa del sostegno delle vittime di tratta o grave sfruttamento con attività di primo contatto con le popolazioni a rischio, azioni di identificazione dello stato di vittime, attività per l’inclusione delle persone vittime di sfruttamento e per l’inserimento nel mondo del lavoro, supporto psicologico. Combattere la tratta di esseri umani – ha concluso il presidente - vuol dire combattere la criminalità organizzata. Per farlo è necessario tenere alta l’attenzione e lavorare in sinergia così come in Puglia fanno le associazioni e le cooperative che si occupano del progetto».

I dati

Le cooperative hanno diffuso alcuni dati esemplificativi della loro attività sul territorio pugliese. Sono state accolte 29 donne per gran parte nigeriane, ivoriane e bulgare; nove uomini provenienti dal Gambia ma anche dal Burkinabe, Afghanistan, Senegal, Guinea, Ghana e Italia; sei nuclei monoparentali nigeriani e ivoriani. Esistono due comunità di accoglienza a indirizzo protetto nella provincia di Foggia (femminile), una nella Bat (femminile), cinque nella provincia di Bari (di cui due maschili e tre femminili), una nel Salento (femminile). Venti sono state le donne prese in carico, in gran parte provenienti dalla Nigeria; 18 gli uomini; 14 i nuclei monoparentali provenienti da Nigeria e Marocco con minori a carico.
Qualche volta uomini, donne e famiglie vengono seguite anche fuori dalle comunità, nelle città e nei paesi dove hanno scelto di vivere. In Puglia sono stati in tutto 69: 20 donne, 18 uomini, 14 nuclei monoparentali con minori a carico e una persona transessuale. 
Le vittime di tratta hanno usufruito anche dei tirocini di inserimento socio-lavorativi: 18 persone sono state avviate al confezionamento, al settore immobiliare, florovivaistico, tessile, alla trasformazione di prodotti alimentari, all’edilizia, al commercio, al settore turistico e alla ristorazione. 
Ci sono poi i dati indoor, che riguardano la prostituzione e lo sfruttamento sessuale al chiuso, un fenomeno che ha subito un’accelerazione anche a causa della pandemia. Sono state oltre 1.200 le donne individuate anche attraverso il web, 703 quelle contattate, per gran parte provenienti da Sud America, Italia, Colombia, Europa dell’Est, Spagna, Cina, Russia Germania, Panama, Giappone, Grecia, Hawaii, India, Svizzera, Svezia, Pakistan e Thailandia, tra i 26 e i 35 anni; sei gli uomini, italiani e brasiliani tra i 18 e i 25 anni; 92 le persone transessuali individuate, tra i 36 e i 45 anni, sud americane, italiane, brasiliane, colombiane, argentine, peruviane, cubane e messicane.
Un mondo invisibile quello dell’indoor, difficile da raggiungere tanto che gli interventi effettuati sono estremamente ridotti di numero rispetto alle persone individuate: 32 hanno riguardato le donne; 25 gli interventi effettuati con persone transessuali. 

Il numero verde

Le vittime di tratta possono chiedere aiuto chiamando il numero verde 800 290 290, attivo sette giorni su sette, 24 ore su 24, gestito da operatori multiprofessionali capaci di interagire nelle principali lingue con le vittime di tratta, un dispositivo che ha come obiettivo l’emersione, l’identificazione, la segnalazione e l’invio ai servizi di protezione delle vittime di tratta e sfruttamento. 

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