Fermo ricci, 200 famiglie senza più sostentamento. Sindacati contro Regione

Fermo ricci, 200 famiglie senza più sostentamento. Sindacati contro Regione
di Antonella MARGARITO
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Domenica 7 Maggio 2023, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 12:10


«Divieto di pesca triennale per i ricci di mare. Ma la Regione Puglia non ha pensato al ristoro dei pescatori professionali». Pescatori in ginocchio. E sulle spine di riccio. Perché il dolore è tanto più forte se solo si pensa che in ginocchio, da venerdì, sono anche le intere famiglie, bimbi compresi.
È scattato proprio da venerdì scorso, infatti, il fermo ricci voluto dalla Regione Puglia per consentire il ripopolamento di tale specie considerata il caviale dei poveri, una volta, oggi non più a dire il vero, visti i loro prezzi di mercato. Ma a prescindere da questo, la realtà di oggi racconta che sono circa 35 in provincia di Lecce le famiglia rimaste letteralmente a terra e 200 in tutta la Regione. Anche se, così come spiegano gli stessi pescatori, nemmeno questi numeri sarebbero reali in quanto oltre ai pescatori professionisti sulle barche vi lavorano due o tre marinai e a questo punto i numeri tendono a raddoppiare, se non a triplicare.

I sindacati


«Va ricordato che i pescatori professionali di ricci sono in possesso di regolare licenza che permette loro solo questo tipo di pesca.

Queste persone non percepiranno reddito per i prossimi tre anni - commenta Luigi Visconti, segretario provinciale della Fai Cisl Lecce - i ricci di mare non si potranno più pescare in Puglia per tre anni. Il Consiglio Regionale ha approvato una propria legge che ne impedisce il prelievo nel mare pugliese fino al 2026. Mentre però si è stati, da un lato, molto celeri nell'approvare una legge che impedisce la pesca dei ricci, bisognosi di un periodo congruo necessario al ripopolamento, dall'altro non si è stati altrettanto attenti a pensare ad un meccanismo che in qualche modo ristori i pescatori.


Va ricordato che i pescatori professionali di ricci sono in possesso di regolare licenza che permette loro solo questo tipo di pesca e questo provvedimento della consulta regionale azzera di fatto, senza prevedere alcuna forma di ristoro, la possibilità per questi pescatori di percepire un reddito per i prossimi tre anni.


«Una amnesia da parte dell'organo istituzionale pugliese che rischia di costare molto cara ai pescatori ed alle loro famiglie se non si trova un rimedio. I pescatori di ricci infatti non possono con la loro licenza pescare altro, se non qualche frutto di mare e delle spugne, anche queste ormai molto rare». Luigi Visconti tra le sue considerazioni si chiede come la Regione Puglia abbia potuto normare relativamente ad un a materia che dovrebbe essere di competenza dello stato come le acque demaniali. «Non si capisce - dice - il motivo di emanare una legge senza prima aver fatto uno studio o aver condiviso la decisione e le relative conseguenze. Si sarebbe rivelato opportuno, in questo senso, l'utilizzo della Cisoa, la cassa integrazione mutuata dal settore agricolo, della quale si sta ancora discutendo a livello nazionale. Nell'attesa, però, ci aspettiamo e confidiamo che la stessa Regione Puglia faccia proprie le rimostranze nostre e dell'intero mondo della pesca pugliese prevedendo in tempi brevissimi una forma di ristoro per questi pescatori, ai quali si è vietato tout court di poter lavorare, che consenta loro di percepire una giusta e dignitosa indennità che garantisca la vita delle loro famiglie».


«Ci hanno lasciato a terra senza dirci niente dall'oggi al domani - dice Adriano Quarta, 58 anni pescatore professionista di ricci a Porto Cesareo - non ci hanno mai interpellato, non c'è mai stato un tavolo, nulla, hanno soltanto lasciato a terra un sacco di famiglie. Facevamo già il fermo di due mesi, noi, perché gli abusivi non l'hanno mai fatto e non faranno nemmeno questo, questa è la verità. Abbiamo le spese, le barche, le attrezzature, io sono più di 20 anni che faccio questo mestiere e sono completamente in regola. Il fermo si poteva gestire meglio, anche sei mesi e farci lavorare i restanti sei. Così è un macello e basta».

L'associazione


«Abbiamo costituito un'associazione e a breve andremo a Bari e a Roma per far sentire la nostra voce - dice Eddy Cannoletta, 48 anni, leccese - il problema è che fino a quando le sanzioni rimarranno amministrative gli abusivi continueranno a lavorare mentre noi guarderemo il sole e il mare. Non sono state messe in ginocchio 200 famiglie di pescatori di ricci ma oltre 400 perché su ogni barca lavorano due o tre marinai che ora non percepiranno nulla, nessun ammortizzatore sociale. Un disastro vero». Da Gallipoli la musica non cambia, anzi. «Non so davvero cosa potrà succedere, dice il gallipolino Cosimo Carroccia 56 anni e da 35 pescatore di ricci - è proprio il caso di dire che siamo in balia delle onde».
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