Bimba disabile lasciata in bagno. La telefonata alla madre: «Venga a pulire sua figlia»

Bimba disabile lasciata in bagno. La telefonata alla madre: «Venga a pulire sua figlia»
Bimba disabile lasciata in bagno. La telefonata alla madre: «Venga a pulire sua figlia»
di Paola ANCORA
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Domenica 7 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 14:45

Lasciata quaranta minuti nel bagno, in attesa che fosse la mamma, che era a casa, a raggiungere la scuola per pulirla e consentirle di rientrare in classe. Questa è la storia di Alice, una bimba che frequenta la quarta elementare in una scuola dell'hinterland leccese

La denuncia della madre: «40 minuti nel bagno in attesa che andassi a pulirla»

Alice soffre di una rara malattia genetica che l'ha resa disabile: fatica a camminare e ha disturbi del comportamento che rendono necessaria la presenza, a scuola, di una insegnante di sostegno.

La sua, però, ha un contratto part-time, così anche Alice ha frequentato la scuola part-time: due ore un giorno, tre quello successivo, poi di nuovo due. Sua madre, Laura – tanto il nome della bambina che della madre sono nomi di fantasia per tutelare la minore – giovedì scorso ha risposto allarmata alla chiamata della scuola e, pensando che la sua piccola si fosse sporcata, ha portato con sé un cambio integrale. «Avevo anche il sapone, l'asciugamani. Una volta arrivata, però – racconta – ho constato che mia figlia era ancora sul water, non si era sporcata, aveva solo bisogno di aiuto e fuori c'erano l'insegnante di sostegno, la collaboratrice scolastica e un'altra insegnante, ma Alice ha dovuto aspettare che arrivassi io per essere pulita e tornare in classe. Peraltro mancava anche la carta igienica». Un'umiliazione. 

Educatrici non autorizzate e niente Oss a scuola

«Il problema – prosegue Laura – è che le educatrici presenti non sono autorizzate a portare Alice in bagno, dovrebbe esserci un Oss cui mia figlia ha diritto da sempre, ma che non ha mai avuto alle elementari. Abbiamo chiesto più volte alla Asl, ma ci è stato risposto che non hanno figure competenti disponibili e che quelle che ci sono vanno dislocate in altre scuole, dove c'è un numero più elevato di bambini disabili». Una sorta di capitalismo del bisogno, che nel grande mare delle difficoltà incontrate da queste famiglie stila graduatorie crudeli perché le risorse per garantire a ciascun bambino i diritti previsti dalla Convenzione Onu del 1989 non sono sufficienti. Eppure, quella Convenzione – ratificata dall'Italia nel 1991 – prevede che “ogni Stato debba attuare la convenzione con il massimo impegno per mezzo di leggi, finanziamenti e altri interventi”. Invece per Alice la strada è tutta in salita. «La sua insegnante di sostegno ha un contratto part-time – dice Laura – e dunque i primi anni entrava alla seconda ora e usciva alla terza per esempio. Dalla terza elementare, insieme alle insegnanti decidemmo di lasciarla anche dopo l'orario del servizio di sostegno, ma lei deve essere seguita e comunque stimolata. Quando fa qualche bizza, viene lasciata in corridoio a piangere. Un collaboratore scolastico l'ha definita “un elemento di disturbo”». 

La dirigente: «Falsità, segnalerò all'Ufficio scolastico»

Così, da un lato la Regione annuncia il ripiano dei conti e l'addio al Piano di rientro entro l'anno. Dall'altro, la Asl di Lecce taglia sui servizi ai bambini autistici e non è in grado di garantire l'indispensabile assistenza a tutti i piccoli disabili che frequentano le scuole del Salento
La preside della scuola di Alice, contattata, ha preferito non fare dichiarazioni, evidenziando però che la ricostruzione fatta dalla famiglia «non corrisponde con esattezza a quanto avvenuto e per questo – dice – farò una segnalazione formale all'Ufficio scolastico provinciale». «Ho smesso di credere nell’umanità delle persone - conclude Laura, la mamma di Alice - e ho paura per il futuro di mia figlia».

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