Isola Beach resort, bocciato il progetto da 12,3 milioni

Porto Cesareo, la società prepara il ricorso

Isola Beach resort, bocciato il progetto da 12,3 milioni
Isola Beach resort, bocciato il progetto da 12,3 milioni
di Pierpaolo SPADA
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Martedì 22 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 07:28

Stop al rilancio da 12,3 milioni di euro dell’Isola Beach di Porto Cesareo, finita a maggio al centro dell’inchiesta “Filo d’Arianna2” come presunto “podere” del clan Politi, con il proprietario Pierpaolo Panarese, tratto in arresto. La Soprintendenza ha bocciato il progetto per la trasformazione dell’attuale albergo a 3 stelle in hotel di lusso. E anche la Regione si è opposta. Ma, estranea all’inchiesta, la società proponente insiste: trasmesse le controdeduzioni, attende riscontro. E, intanto, prepara l’eventuale ricorso. 

I pareri negativi nella conferenza dei servizi

I pareri sono emersi nel corso della Conferenza dei servizi del 7 agosto, il cui verbale è ancora in via di stesura ad opera del Comune jonico.

E pongono a forte rischio la proposta di investimento che l’agenzia regionale Puglia Sviluppo aveva già ammesso al primo step per la concessione di agevolazioni (5,5 milioni) a valere sul Pia Turismo. Chi vorrebbe investire è Isola Beach Resort srl: costituita ad hoc nel 2021 da Andrea Cazzolla (amministratore di Casta srl) e da Cosimo Maria e Gianluca Peluso (Frizzart Vacanze srl), ha assunto l’immobile in comodato gratuito a tempo indeterminato in forza del contratto stipulato con la proprietaria Compagnia Alberghiera Salentina e proposto un piano di demolizione, ricostruzione e ampliamento. Meno camere (da 45 a 42) ma più posti letto (da 89 a 90).

Nel progetto spa, piscine e boutique

 

Nel progetto anche spa, piscine, boutique, area mostre/sfilate e 8 assunzioni. Collocato prevalentemente su area privata e, in parte, sul pubblico Demanio marittimo, l’immobile ricade nel Comparto 3, secondo la perimetrazione del Piano di interventi di recupero territoriale del Comune (P.I.R.T.), introdotto dal Piano urbanistico territoriale per tutelare e valorizzare le risorse paesaggistico/ambientali mediante il recupero di aree interessate da una pluralità di costruzioni abusive, non sanabili. Ed è costituito dalle “Isola della Scogliera” e “Isola di Mezzo”, tra esse collegate. Con il “si” condizionato dell’Area Marina protetta di Porto Cesareo c’è il “no” della sezione Paesaggio della Regione (“Pirt non conforme alla disciplina del vigente Pug di Porto Cesareo”). Ma basterebbe da solo il parere negativo della Soprintendenza a bloccare il progetto. Quattro ragioni lo sorreggono: “Rimodulazione volumetrica basata sulla sanabilità di opere ancora in pendenza di domande di condono; volumetrie aggiuntive mediante delocalizzazione nella parte centrale del lotto dell’isola, in accorpamento all’edificio centrale, sono da qualificare come nuova costruzione e quindi non ammissibili ai sensi del Pptr; l’accorpamento nella parte centrale dell’isola del manufatto edilizio principale andrebbe a snaturare una porzione di lotto oggi non occupata da costruzioni, in luogo della riqualificazione paesaggistica auspicata: si creerebbe una blocco edilizio di significativa consistenza con ulteriore consumo di suolo nella parte dell’isola che invece dovrebbe concorrere a una riconversione naturalistica dei luoghi; la realizzazione della passerella per consentire il passaggio pedonale si configura come nuova opera stabile con fondazione palificata infissa al suolo non ammissibile dal Pptr”. 

«La proprietà ha già investito tanto: è un'opera di riqualificazione»

Nelle controdeduzioni, il progettista Paolo Sticchi replica alla Soprintendenza. E afferma: «È il caso di invertire il riscontro dei tre principali rilievi sopra riportati in quanto è proprio sulla riconversione naturalistica che si vuole porre l’attenzione ma deve essere chiaro di essere in presenza di un contesto ridottissimo quindi sulla necessità di basarsi su previsioni concrete, realizzabili tenendo presente che si opera in un contesto totalmente antropizzato e già sede di un insediamento produttivo consolidato come destinazione d’uso e modifica del territorio». Gli fa eco l’avvocato Federico Massa: «La proprietà ha già speso tanto. Paradossale: stiamo intervenendo in un ambito degradato dalle precedenti urbanizzazioni, con un’opera di riqualificazione. Non spetta a noi ri-naturalizzare l’area».

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