Taranto ha perso i 9 milioni stanziati con la legge di Bilancio del 2019 per l’istituzione del Tecnopolo del Mediterraneo, la struttura che mettendo insieme mondo della ricerca, grandi imprese e Università, si sarebbe dovuta occupare di innovazione e sostenibilità.
La vicenda
Dopo quattro anni trascorsi invano, senza che nulla si sia mosso, la dote finanziaria per il Tecnopolo è stata revocata. Nella recente discussione al Senato sul decreto Milleproroghe, il vice presidente del M5S, Mario Turco, ha tentato di strappare una proroga attraverso un emendamento, ma non c’è riuscito. «Non si tratta di ulteriori risorse economiche, ma di differire i termini del finanziamento in modo da realizzare le condizioni necessarie alla sua funzionalità» aveva evidenziato Turco. È invece stato approvato un ordine del giorno, proposto dallo stesso M5S, con cui viene chiesta al Governo la proroga per il periodo 2023-2024 del finanziamento per il Tecnopolo. Ma un ordine del giorno è cosa ben diversa da un emendamento. Questo, se approvato, modifica la parte interessata, mentre un odg esprime solo un auspicio, un invito.
«La revoca dei fondi è uno schiaffo a Taranto - dichiara Giuseppe Barbaro, presidente del comitato per il Tecnopolo -. Non ci si rende conto che non basta risolvere il problema dell’Ilva, ma che serve individuare nuove prospettive per la città. Il Tecnopolo può innalzare il livello di cultura, studio, ricerca. Favorisce l’innovazione e quindi può consentire a Taranto di cambiare passo». «Il fatto che i 9 milioni non ci siano più, me lo ha confermato lo stesso senatore Turco ma anche i deputati di Fratelli d’Italia, Dario Iaia, e di Forza Italia, Vito De Palma. È passata la linea di bloccare una serie di modifiche al Milleproroghe» aggiunge Barbaro. «Si è tenuta questa vicenda sottotono - prosegue Barbaro - perché le responsabilità non sono solo del Governo, che ha detto no alla proroga dello stanziamento, ma un po’ di tutti. Sono stati lasciati passare quattro anni nel nulla. Ma non per questo ci fermiamo e demordiamo». Secondo Barbaro, «il problema ora si complica, l’assenza di risorse è un handicap, ma la norma per il Tecnopolo c’è, così come esiste lo statuto che nel 2021 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Si tratta quindi di ripartire da qui, ripristinando la dotazione finanziaria in uno dei prossimi provvedimenti del Governo. Oltretutto, il progetto del Tecnopolo è coerente con le finalità e gli obiettivi del Pnrr».
Un possibile aggancio per rimettere in pista il Tecnopolo potrebbe essere l’accordo di programma che il Governo, d’intesa con le istituzioni locali, ha annunciato per l’ex Ilva. Un accordo che riguarderà la transizione della fabbrica ma anche i nuovi investimenti. Ricevendo nei giorni scorsi al Mimit il sindaco Rinaldo Melucci, il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha infatti dichiarato che l’accordo di programma «disciplinerà il cronoprogramma degli investimenti industriali per la riconversione green e le iniziative funzionali a rilanciare il territorio tra cui il parco eolico off shore e il Tecnopolo». E il sindaco Melucci, dopo il confronto con Urso, ha detto che «dal Tecnopolo del Mediterraneo al Cis Taranto, dai Giochi del Mediterraneo alle altre numerose iniziative programmate in questi anni e incardinate nel piano locale per la transizione giusta europea, confidiamo ora che il Governo voglia dimostrarsi risoluto». Si vedrà ora in che misura l’idea del Tecnopolo riuscirà a farsi strada nell’accordo di programma.
Barbaro intanto annuncia che l’altro ieri i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che fanno parte del comitato, hanno scritto al prefetto Demetrio Martino chiedendogli di convocare un vertice sul Tecnopolo. «Il prefetto, in quanto rappresentante del Governo sul territorio, può favorire la ripresa del confronto su questo tema.
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