Morta in un incidente stradale, ma «il guardrail l’avrebbe salvata», Provincia condannata a risarcimento da 700mila euro

Morta in un incidente stradale, ma «il guardrail l’avrebbe salvata», Provincia condannata a risarcimento da 700mila euro
di Pierangelo TEMPESTA
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Giovedì 29 Giugno 2023, 21:27

Se la strada fosse stata dotata di guardrail, l’auto forse non sarebbe andata a sbattere contro un ulivo e la ragazza, con ogni probabilità, non sarebbe morta. A stabilirlo è stato il giudice monocratico della prima sezione civile del Tribunale di Lecce, Viviana Mele, che ha condannato la Provincia a risarcire con oltre 700mila euro i familiari di Angelica Greco, la 25enne di Melendugno morta all’alba del 13 agosto 2017 dopo essere uscita fuori strada sulla provinciale 297 Melendugno-Torre dell’Orso. «Nessuna sentenza potrà mai restituirci nostra figlia - commentano i genitori - ma speriamo che questa condanna serva da monito per le istituzioni».

L'incidente in cui perse la vita la giovane

L’incidente avvenne in corrispondenza di una curva al chilometro 3,700.

L’auto della giovane, una Lancia Y, terminò la sua corsa contro un ulivo e la ragazza morì sul colpo. La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Loredana Pasca, ha chiamato in causa la Provincia, accusandola di non aver dotato la provinciale del guard-rail. Palazzo dei Celestini, costituitosi con l’avvocato Giuseppe Monda, ha invece sostenuto che la causa esclusiva dell’incidente sia stata la condotta di guida della ragazza. Il giudice, basando la sua decisione sulla consulenza tecnica del perito Mario Presicce, ha dato pienamente ragione alla madre, al padre e alla sorella della giovane. Il tecnico ha appurato che il terreno a lato della strada è sottoposto, rispetto al piano stradale, per un’altezza che va da 80 centimetri a un metro e 20, e che la carreggiata è priva di guard-rail. Gli alberi d’ulivo, nel punto in cui è avvenuto l’incidente, sono a meno di tre metri dalla carreggiata. Il tronco contro il quale ha trovato la morte la 25enne, in particolare, dista poco più di cinque metri e mezzo dalla linea di margine della carreggiata (con i rami che sono a tre metri dalla strada) e si trova in un terreno più basso di 85 centimetri rispetto al manto stradale. 

Il perito


«La presenza di protezione ai margini della carreggiata tipo guard-rail - scrive il perito - pur non impedendo l’urto, avrebbe certamente evitato che la testa della conducente l’auto venisse a contatto violento dei lamierati». Qualunque sia stato il motivo per cui l’auto ha iniziato a sbandare, continua l’esperto, le barriere avrebbero evitato all’auto di urtare contro l’albero. «Se ci fossero state le barriere, pur con le ammaccature alla carrozzeria dell’auto e a qualche contusione alla persona, è quasi certo che il decesso si sarebbe evitato». 
E questo anche grazie agli airbag, regolarmente entrati in funzione. Il perito sottolinea anche che il tratto di strada, proprio per la vicinanza degli alberi, è tra quelli per i quali la legge prevede l’installazione delle barriere. Nel condannare la Provincia, il giudice ha sottolineato che non è stato mai accertato che sia stata la velocità (la ragazza viaggiava a 93 chilometri orari) a causare l’uscita di strada, «essendosi anzi probabilmente trattato di un guasto meccanico». 

Il risarcimento


Ai genitori è stato riconosciuto un risarcimento di 275mila euro ciascuno, alla sorella di 115mila euro. Inoltre, per la madre il giudice ha previsto un danno biologico quantificato in 40.450 euro. Palazzo dei Celestini dovrà pagare anche le spese di giudizio. «Oggi non sono contenta - commenta la madre di Angelica, Anna Maria Mangè - perché per me, come sempre, si è riaperto un dolore fortissimo. Ma ora credo che mia figlia possa avere un po’ di pace. Qualcuno la sognava spesso ripetere che non era stata colpa sua. Con questa sentenza è come se avessimo ricevuto un suo messaggio, una conferma: non è stata colpa sua. È vero - aggiunge - la Provincia è stata condannata, ma ad avere perso siamo sempre noi: niente potrà riportare indietro nostra figlia». L’auspicio, però, è che grazie a questa decisione le istituzioni possano comprendere l’importanza di garantire la sicurezza sulla strade: «Quella provinciale è pericolosissima e ha mietuto tante vittime, ma non si è mai valutato di metterla a posto. Questa sentenza serva da monito affinché le istituzioni prendano in considerazione le strade pericolose: non solo quella su cui ha perso la vita nostra figlia, ma anche tutte le altre».

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