Santa Teresa, lavoratori salvi fino a giugno

Santa Teresa, lavoratori salvi fino a giugno
di Sonia GIOIA
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Martedì 2 Febbraio 2016, 09:52

Di certo, se in un domani che certamente si spera non arrivi mai, la Santa Teresa dovesse chiudere i battenti, non è contro l’amministrazione guidata da Maurizio Bruno che si potrà puntare il dito. La Provincia di Brindisi ha manifestato pubblicamente la volontà di revocare le procedure di licenziamento, assumendosi la responsabilità di andare avanti fintanto che la Regione non farà la sua parte. L’incarico affidato ai dirigenti dell’ente di recuperare le risorse utili per tenere in vita più che la partecipata, i servizi essenziali in quota alla stessa, ha dato buoni frutti: i soldi per andare avanti ci sono, almeno fino a giugno, poi si vedrà. Tutti salvi dunque, almeno fino al 30 giugno, dei 5,4 milioni di euro all’anno necessari per garantire lavoro e servizi, ne sono stati recuperati due milioni. La parte che manca è quella che tocca alla Regione. 

L’incontro per decidere quale sarà il futuro prossimo della Santa Teresa si è tenuto ieri mattina alla presenza del presidente Maurizio Bruno, dei dirigenti dell’ente, i sindacati e i consiglieri provinciali Salvatore Ripa, Angelo Presta, Bebé Anglani e Domenico Tanzarella. Dopo ampia discussione, Bruno ha confermato la volontà di trovare una soluzione sia per evitare i 38 licenziamenti al 15 febbraio, sia per gli altri 80 lavoratori per cui è avviata già la procedura di mobilità. I consiglieri presenti hanno garantito appoggio incondizionato, tutti d’accordo. Anche Tanzarella, per inciso. 

La procedura prevede comunque che la proposta di revoca dei licenziamenti passi dal voto in consiglio provinciale, che sarà chiamato ad esprimersi tanto sul destino dei 38 lavoratori quanto sulla riapertura della procedura di mobilità per tutta la forza lavoro della Santa Teresa spa, per tramite di contratti di solidarietà. «In tal modo – ha detto Bruno – si può arrivare, dopo una attenta valutazione tecnica sulla situazione finanziaria dell’ente, a fine giugno, data in cui si avranno le idee più chiare sull’attuale normativa nazionale e regionale. Intanto ringrazio, cuore in mano, la buona volontà dei sindacati senza i quali non avremmo fatto un solo passo avanti». Insomma, risposta diplomatica, per non dire che se Michele Emiliano avesse rispettato il protocollo sottoscritto con la Provincia di Brindisi a fine dicembre, a quest’ora si parlerebbe di piani industriali, di futuro vero, invece di navigare a vista. 
La storia infinita dunque non è finita affatto, l’ente e i sindacati hanno solo preso qualche giorno in più di respiro, in attesa che la task force regionale decida per una nuova convocazione, un incontro che stabilisca in via definitiva il da farsi. «La preoccupazione maggiore nasce dalla mancanza di fondi a disposizione», spiega Bobo Aprile dei Cobas. La Provincia di Brindisi, a fronte di un piano industriale presentato dalla Santa Teresa di 5,4 milioni di euro per il 2016, ha dichiarato  che a fronte di probabili entrate future potrà mettere a disposizione non più di 2 milioni e mezzo di euro.

Ergo, «la volontà comune dei lavoratori è quindi quella di ritornare a Bari per protestare contro la mancata convocazione della task force, attesa già da alcune settimane. Prendere tempo è quindi l’obiettivo che ci si prefigge, per aspettare anche il completamento delle decisioni del Governo sulle Province e sulle Partecipate. Un clima di grande incertezza che pesa sempre di più solo sui lavoratori». Un pasticciaccio che ha origine nelle decisioni del governo Renzi e nella decisione di cancellare le Province per stringere la cinghia e risparmiare, obiettivo che per il sindacalista resta certamente una chimera. «Anzi, le città promosse al ruolo di città metropolitane come  Bari riceveranno finanziamenti a iosa mentre altre, retrocesse come Brindisi, faranno la fame. Bisogna andare quindi a  Bari per rivendicare un sostegno a società come la Santa Teresa che dovranno continuare ad esistere anche dopo la cancellazione delle Province,  salvaguardando  lavoratori e servizi per la collettività».
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