In cerca di un accordo per la “Santa Teresa”

In cerca di un accordo per la “Santa Teresa”
di Sonia Gioia
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Martedì 9 Febbraio 2016, 09:33
Fumata nera. Il conclave sindacale si è riunito senza partorire l’accordo propedeutico alla revoca dei licenziamenti dei lavoratori della Santa Teresa, e non è detto che l’incontro con i lavoratori fissato a sorpresa da Michele Emiliano per il pomeriggio di oggi sia davvero una buona nuova.

L’udienza con il governatore. Questa è l’unica novità uscita dalla defatigante trattativa in corso sulla partecipata, mentre si approssima la data del 15 febbraio che vuol dire licenziamento dei primi 38 lavoratori. La giornata si è svolta in due step. Il primo con inizio alle 10,30 in prefettura, in presenza del neo-prefetto Annunziato Vardè, al quale ha partecipato anche il presidente della Provincia di Brindisi Maurizio Bruno. «La soglia per i contratti di solidarietà che possiamo permetterci di sottoscrivere è quella del 50 per cento, stiamo cercando di vedere se ci sono le condizioni per recuperare qualche ora in più. Ma sarà difficile», è stato il commento del numero uno della Provincia. Difficile sì, soprattutto a giudicare dalla articolata nota spedita ai componenti del tavolo di concertazione dal segretario provinciale Pantaleo Isceri, che ha ribadito per l’ennesima volta gli ostacoli che si oppongono alla ripresa dei lavori per la Santa Teresa, ergo alla salvezza dei lavoratori. Irremovibile Bruno, soprattutto alla luce della nota del funzionario: «Ritiriamo i licenziamenti solo se sottoscriviamo un protocollo di intesa con le organizzazioni sindacali. Il problema serio è che noi non riusciamo a quantificare le risorse, mentre il consiglio è già fissato per venerdì della settimana in corso».

La seconda parte della giornata, dalle 15,30 in poi, è stato tutto un faccia a faccia fra sindacati, affannati dall’impresa impossibile di far quadrare il cerchio. Parola di Ercole Saponaro, dell’Ugl: «L’accordo, non c’è accordo ancora. Il prefetto ci ha riconvocati per domani (oggi per chi legge, ndr) ma stiamo chiedendo un aggiornamento dell’incontro in prefettura alle 10,30 di mercoledì, visto che vedremo Emiliano. Certo è che siamo tutti consapevoli che solo l’accordo fra noi può salvare la società». E di Mino Greco, della Uil: «Attualmente non siamo nelle condizioni di poter firmare un accordo al 50 per cento, per cui stiamo cercando di recuperare economie disponendo una riduzione di budget per ciascuno dei dodici piani di impresa, con riduzioni del 10-20 per cento l’uno». Ma il dissenso, dunque, da dove viene? «C’è una chiusura da parte della Provincia, è blindata. La nota di Isceri sembra non lasciare respiro». Marilina Nocco, della Cgil conferma: «Ci sono state portate delle schede e, piano per piano, abbiamo cercato di tagliare sulle spese telefoniche, spese attrezzature, quelle voci dove si poteva. Siamo riusciti a recuperare qualcosa, ma senza risolvere né ad abbassare di molto la soglia del 50 per cento, siamo lontani perché nel corso degli anni in considerazione delle varie crisi i costi sono già stati ridotti. Una situazione difficile, molto complicata».

In soldoni, anzi spiccioli, vuol dire che ciascuno degli operai che incassa mediamente uno stipendio mensile di 1.200 euro ne prenderà d’ora innanzi 600 più qualche deca di integrazione dell’Inps. «Stringere i denti fino a giugno, aspettiamo una evoluzione della legislazione sulle partecipate», è il verbo dei confederali.
Chi ad una evoluzione nei diktat del governo renziano, positiva per i lavoratori, non ci crede per niente è Bobo Aprile dei Cobas. «Crediamo e ribadiamo solo la necessità di spingere sulla Regione ed ottenere finanziamenti a dei progetti che possono essere realizzati immediatamente. Ho proposto più volte di andare a Bari a manifestare ma ad un certo punto è arrivata una telefonata al presidente della Provincia che ha annunciato la disponibilità di Emiliano ad incontrare le organizzazioni sindacali prima dell'incontro elettorale che dovrà svolgere all’Internazionale. I lavoratori si stanno organizzando per partecipare e denunciare l'estremo ritardo della Regione nella richiesta di aiuto lanciata alcuni mesi fa».
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