Amministrazione ambientalista contro l'Authority: «No a colmata e diga alle Pedagne»

La cassa di colmata tra Costa Morena Est e pontile Petrolchimico
La cassa di colmata tra Costa Morena Est e pontile Petrolchimico
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Mercoledì 21 Febbraio 2024, 05:00

È un documento apertamente ambientalista quello approvato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Marchionna nell’ambito dell’adeguamento del Piano regolatore generale vigente, quello del 1985, al Piano paesaggistico territoriale regionale.

Il paradosso

Un documento all’interno del quale, tra le altre cose, non mancano le critiche all’approccio pianificatorio dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, in particolare rispetto ad alcune scelte specifiche, né affermazioni che, almeno in teoria, sembrano tutt’altro che in linea con le posizioni di diversi esponenti di spicco dell’amministrazione Marchionna. A partire dall’assessore proponente, ovvero quello all’Urbanistica: il vice sindaco Massimiliano Oggiano. Eppure, è stata proprio l’amministrazione Marchionna a confermare la collaborazione con il Dicatech, ovvero il Dipartimento di Ingegneria civile, Ambientale, del Territorio, Edile e di Chimica del Politecnico di Bari, e con il gruppo di lavoro - voluto in prima battuta dall’amministrazione Rossi - guidato dall’ex assessore regionale all’Urbanistica Angela Barbanente, ovvero la professionista (e l’amministratrice) responsabile della redazione ed approvazione del Pptr al quale il Piano regolatore generale del Comune di Brindisi viene adeguato. Una scelta “in continuità amministrativa” che, almeno in teoria, avrebbe potuto essere molto differente, visto l’approccio “sviluppista” dell’amministrazione Marchionna. E che invece è stata più volte rivendicata dallo stesso primo cittadino.

I dubbi sulla colmata

Ecco perché sembra paradossale che nei documenti che compongono l’adeguamento del Prg al Pptr, il cui presentatore ufficiale è l’assessore all’Urbanistica Oggiano, si leggano passaggi come quello relativo ai problemi di conservazione del sistema di naturalità di Invaso Fiume Grande, Salinella Vecchia, Salinella e Canale Foggia di Rau. Oltre all’inquinamento prodotto dalla zona industriale, si legge infatti, “anche le opere di interramento con creazione di nuove superfici nel porto, nella zona antistante alle foci del Fiume Grande, possono determinare alterazione dell’invaso e sicuramente sottrazione di aree ad alcune delle specie presenti nell’invaso che operano spostamenti trofici”. Una posizione evidentemente critica rispetto alla cassa di colmata, che l’Authority ritiene un’opera strategica, tra Costa Morena Est e pontile Petrolchimico, proprio alla foce di Fiume Grande.

No alla diga alle Pedagne

Non basta. Poche pagine più in là, discutendo del sistema di naturalità delle isole Pedagne, la relazione generale dell’adeguamento del Prg al Pptr individua, tra i rischi per la conservazione dell’area, non solo la presenza di installazioni militari. “Particolarmente pericoloso - si legge infatti con non poco stupore - appare, invece, il progetto dell’autorità di bacino portuale che vorrebbe trasformare le isole, unendole con interventi in un molo a difesa del bacino portuale”. Un riferimento alla realizzazione di una diga che “collegherà” tra loro anche le altre isole, oltre a Pedagna Grande, ovvero Giorgio Treviso, La Chiesa, Monacello e Traversa ed andando anche oltre quest’ultima in direzione nord nord-ovest, cosa che di fatto chiuderebbe tutto il lato est del porto. Per non parlare della immancabile ironia, mai celata, sulla tutela del celeberrimo “uccello fratino”. Salvo poi prevedere la necessità di “proteggere l’avifauna, sia quella ordinaria sia quella migratoria dei grandi volatili attratti dalla punteggiata di zone umide e dal grande mare del porto e delle sue ampie insenature”. E addirittura della conferma, inserita nei documenti ufficiali, di un progetto che l’allora opposizione, oggi maggioranza, non aveva esitato a criticare: la Grande Foresta Orientale dell’ex assessore all’Urbanistica Dino Borri.

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