Marina militare, nuovi spazi sulla cassa di colmata: «Ma lo spostamento dal porto interno è impossibile»

La nave San Giusto ormeggiata alle banchine della base anfibia della Marina militare, nel porto di Brindisi
La nave San Giusto ormeggiata alle banchine della base anfibia della Marina militare, nel porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Lunedì 28 Agosto 2023, 05:00

Lo spostamento della base anfibia della Marina militare dall’attuale posizione, nel Seno di ponente, in un’altra area del porto di Brindisi potrebbe non avvenire mai.

I limiti infrastrutturali

Lo scalo marittimo, infatti, non ha spazi sufficienti. A chiarirlo è il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi che, il 9 settembre prossimo, firmerà con il comandante del Comando logistico della Marina, l’ammiraglio di squadra Salvatore Vitiello, un protocollo d’intesa grazie al quale i militari avranno a disposizione nuovi spazi, in aggiunta a quelli nel porto interno, sulla nuova cassa di colmata tra Costa Morena Est e pontile Petrolchimico.

La presenza dei militari

«Bisogna essere chiari: il Prp - esordisce Patroni Griffi - non prevede la possibilità di inserire funzioni militari. Tuttavia, abbiamo avviato da tempo un confronto molto aperto con la Marina, nell’ambito della collaborazione già in essere per il potenziamento della loro presenza a Brindisi. Mi riferisco in particolare alle banchine del Seno di ponente, alla cui progettazione ha collaborato l’Autorità di sistema portuale, affinché la presenza a Brindisi della Marina militare potesse non solo consolidarsi ma anche arricchirsi, in futuro, consentendo l’ormeggio delle nuove e più grandi unità navali». Il nuovo naviglio, alla luce delle dimensioni previste, non riuscirebbe infatti ad ormeggiare nel porto interno. Da qui la necessità di individuare nuovi spazi, per non perdere una presenza che porta effetti positivi, soprattutto dal punto di vista occupazionale, sul territorio.

La colmata contestata

«L’unica area possibile - sottolinea il presidente - affinché questa collaborazione potesse esplicarsi è quella della cassa di colmata, che quindi si dimostra estremamente preziosa non solo perché consentirà finalmente di dragare il porto e di dotarlo degli accosti necessari. Ma anche perché permetterà di fornire adeguati spazi alla Marina militare e di sostenere, quindi, l’economia del territorio anche attraverso la conferma della sua presenza». Senza la cassa di colmata, evidenzia, «nessun accordo sarebbe stato possibile con la Marina militare, in quanto non ci sarebbero stati spazi nell’ambito portuale da poter distogliere dalle funzioni commerciali e da destinare ad un utilizzo militare».

Non solo la Marina

L’accordo, dunque, permetterà in qualche modo di ovviare al fatto che nel Piano regolatore portuale non si possano prevedere spazi per questa particolare destinazione d’uso. «Per quanto riguarda il protocollo, così come sperimentato - spiega Patroni Griffi - a Bari con la Guardia costiera, si cercherà di favorire un utilizzo promiscuo. Nel senso che la Marina militare occuperà solamente le aree strettamente necessarie all’ampliamento della base, riservando ampi spazi sulla cassa di colmata per gli investimenti dei privati, soprattutto legati all’attività di cantieristica, che avranno sbocco a mare per la movimentazione delle imbarcazioni».

Niente spostamento della base

Nesuna speranza, tuttavia, per il definitivo spostamento dell’itera base, che libererebbe il tratto di lungomare tra porta Thaon de Revel e porta del Monsignore ed il castello di terra. «Non ci sono - conclude il presidente - gli spazi sufficienti per delocalizzare la base militare, tenendo presenti le incrementate esigenze della Marina. Detto questo, sono molto contento di firmare questo protocollo con l’ammiraglio Vitiello, con il quale ho dialogato negli ultimi cinque anni e con il quale abbiamo costruito le condizioni per una virtuosa convivenza di un porto commerciale con un porto che ha anche funzioni militari. Ma una localizzazione della Marina a Capo Bianco non è mai stata nel novero delle cose possibili, specie dopo il riconoscimento di Zona franca doganale, anche perché quell’area ha già ricevuto numerose manifestazioni d’interesse da parte di privati e rappresenterà il volano di crescita più significativo del porto nei prossimi 20 o 30 anni».

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