Barletta, omicidio Tupputi: fermato il presunto assassino del barista. Il comitato di quartiere al Governo: «Qui serve l'Esercito»

Barletta, omicidio Tupputi: fermato il presunto assassino del barista. Il comitato di quartiere al Governo: «Qui serve l'Esercito»
di Francesca SOZZO
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Martedì 12 Aprile 2022, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:46

Una lite fuori dal locale poi gli spari. È morto così Giuseppe Tupputi, titolare del Bar Morrison's Revolution di Barletta, ucciso a colpi di pistola la sera dell'11 aprile. Almeno tre i colpi sparati, uno quello letale. Intanto è stato individuato il presunto assassino: il fermato è Pasquale Rutigliano, 32 anni di Barletta, con precedenti penali. 

Le indagini

A meno di 24 ore dalla tragedia, la terza nella città pugliese, ha un volto e un nome il killer del 43enne che ha lasciato la moglie e due bambine, una nata da pochi giorni.

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Rutigliano, infatti, è stato sottoposto a fermo per omicidio volontario. Sarebbe lui il maggiore indiziato dell'agguato al titolare del locale in via Rionero nel quartiere Borgovilla, alla periferia di Barletta. Il procuratore di Trani, Renato Nitti ha chiarito nelle scorse ore che l'omicidio non è avvenuto per una rapina, così come si era ipotizzato in un primo momento. «Posso soltanto dire - ha aggiunto Nitti - che dobbiamo ringraziare la Polizia che ha consentito, nel volgere di poche ore, grazie al coordinamento del collega pubblico ministero intervenuto, di individuare quello che ragionevolmente sembra essere l'autore del fatto e di sottoporlo a fermo».

Gli inquirenti già ieri sera hanno acquisito i filmati delle telecamere presenti nella zona: e proprio le immagini di videosorveglianza del bar "Morrison Revolution" pare abbiano fornito indizi utili per risalire all'identità dell'assassino di Tupputi.

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Intanto fuori dal locale con la saracinesca abbassata in tanti hanno lasciato fiori e biglietti per salutare il barista che nel quartiere era molto conosciuto e considerato una "brava persona". 

Il comitato

Sul brutale omicidio che ha insanguinato, ancora una volta, Barletta, intervengono anche i cittadini, in particolare i referenti del comitato di quartiere della zona 167 Giuseppe Dibari, Rosaria Mirabello e Raffaele Patella. «Ancora una vita spezzata, ancora sgomento, smarrimento, frustrazione e senso di impotenza sono i sentimenti prevalenti in queste ore drammatiche per i cittadini di Barletta.

Il Comitato di zona 167, da circa un anno, ha intrapreso una intensa attività di sensibilizzazione sul tema criminalità e violenza, confrontandosi con le istituzioni che hanno cercato di rispondere con adeguate iniziative, pur nell’esiguità degli organici e delle risorse, ma evidentemente non basta. Occorre un “lavoro” molto più intenso ed articolato. Avevamo parlato del livello di sicurezza percepita oramai sotto il livello di guardia in una riunione, di un paio di mesi fa, con il Prefetto e in seguito anche con il Commissario Prefettizio, rappresentando, in particolare,  la difficoltà delle famiglie della zona 167 e quelle dell’intera città. Alla luce di questo ulteriore atto criminoso, abbiamo il fondato timore che tale livello di sicurezza percepita possa scadere ulteriormente ad un livello di paura se non terrore da parte dei cittadini. Abbiamo manifestato il disagio della città, rispetto ai quotidiani atti di violenza e delinquenza con altre venticinque associazioni al Parco dell’Umanità solo due mesi orsono, ma, evidentemente, il grido di allarme non basta, bisogna intraprendere ulteriori azioni e lo chiediamo attraverso queste righe. Chiediamo un’azione decisa, forte da parte dello Stato, se necessario accetteremo anche la militarizzazione della città, oramai non possiamo parlare più di prevenzione se non dopo una azione repressiva capillare da parte delle forze dell’ordine. Il Comitato è da mesi impegnato in una raccolta firme che saranno inviate al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro degli Interni affinché il grido di allarme e di dolore giunga direttamente al cuore dello Stato che a Barletta oramai pare abbia mostrato una evidente fragilità. Siamo in periodo elettorale, come è evidente dai colorati manifesti che tappezzano la città con i soliti slogan e buoni propositi, ma vorremmo invitare chi si propone ai cittadini come candidato ad amministrare la città, di assecondare un principio di sobrietà che spesso latita, se non altro, per rispetto delle vittime e delle rispettive famiglie a cui gli abitanti della zona 167 attraverso il Comitato di zona 167 esprimono con delicatezza la propria vicinanza».

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