Bidella multata per il doppio lavoro: «Non sono una ladra, l'ho fatto per sfamare i miei figli». E parte la gara di solidarietà

La protagonista è Francesca Galati, collaboratrice scolastica di 51 anni. La donna ha un contratto a chiamata

Bidella multata per il doppio lavoro: «Non sono una ladra, l'ho fatto per sfamare i miei figli». E parte la gara di solidarietà
Bidella multata per il doppio lavoro: «Non sono una ladra, l'ho fatto per sfamare i miei figli». E parte la gara di solidarietà
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Venerdì 7 Luglio 2023, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 11:24

Non voleva fare la furba, «non sono una ladra, quei soldi servivano per la famiglia». Spiega così la sua doppia vita lavorativa Francesca Galati, 51 anni, di giorno bidella all'istituto Sartori di Lonigo, la sera barista in un bar di Sossano, nel Vicentino. La sua colpa è quella di non aver comunicato alla direttrice scolastica il duplice impiego, una mancanza per la quale si è vista imporre una multa di 2.170 euro dalla Guardia di finanza da rifondere alle casse del Ministero dell'istruzione.

Bidella multata, le tasse pagate regolarmente

Poco importa se sui compensi ricevuti Francesca ha pagato regolarmente le tasse.

Spiega di aver agito in buona fede, denunciando tutti gli introiti ricevuti grazie al lavoro al bar anche nella dichiarazione dei redditi. Un secondo lavoro ce per la bidella era una assoluta necessità. «Ero stata assunta con un contratto a chiamata - racconta - non ho guadagnato moti soldi ma l'ho dovuto fare per tirare avanti. Uno stipendio da 1.300 euro non era sufficiente, avevo bisogno di arrotondare». Quando la storia della bidella è sbarcata sui social ha ricevuto la solidarietà del popolo della rete, al punto che più di qualcuno si è offerto di pagare per lei la sanzione. «Ringrazio per il supporto tutte le persone che mi conoscono - dice - ma soprattutto coloro che non mi conoscono e mi hanno espresso comunque la loro vicinanza».

Gli elogi

Per Francesca dalla situazione è venuto fuori comunque un aspetto positivo: «esistono ancora - sostiene - persone di buon cuore che supportano la verità. Moralmente, però, mi sento a pezzi». Il primo a tenderle una mano è stato il consigliere veneto di FdI, Joe Formaggio. «La vicenda è pronta ad approdare in Parlamento - annuncia - . Oltre che con i sindacati sono in contatto con alcuni parlamentari che incontrerò lunedì; ora che siamo al governo non possiamo nasconderci dietro a un dito». Formaggio è pronto a mettere in gioco non solo la faccia. «Se la signora dovrà pagare qualcosa - aggiunge - io stesso sarò il primo a porre mano al portafoglio per darle la mia parte». Dalla stessa parte anche in sindacato Snals. «È da un paio d'anno che seguo la signora - sottolinea Diego Zordan - Parliamo di una persona che sta vivendo una situazione difficile, con uno stipendio talmente basso da non permetterle di andare avanti. La stortura della legge - conclude - è che i dipendenti pubblici, a differenza di quelli del settore privato, devono avere l'autorizzazione dei capi d'istituto, che però la negano sistematicamente. È questo il paradosso che deve essere risolto a livello di legge».

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