L'intervista/Viesti: «L'autonomia? Vecchio cavallo di battaglia della Lega. I partiti escano dall'ambiguità»

Per il docente di Uniba l'ok al ddl Calderoli è solo il primo passo di un lungo percorso. I partiti? Dovrebbero uscire dall'ambiguità

L'intervista/Viesti: «L'autonomia? Vecchio cavallo di battaglia della Lega. I partiti escano dall'ambiguità»
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 5 Febbraio 2023, 04:50

«Sa com’è, ognuno gioca la sua partita. Certi dati possono essere letti in diversa maniera, non so se mi spiego». L’economista Gianfranco Viesti è uno dei paladini della battaglia contro l’autonomia differenziata. Ed è professore di Economia applicata presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari. Numeri e cifre rappresentano la quotidianità. Boccia immediatamente ogni discorso sul residuo fiscale come bandiera da sventolare sul campo della riforma.
Professore, ci aiuti a capire: perché utilizzare il residuo fiscale argomento nella diatriba tra Nord e Sud può essere pretestuoso?
«Il residuo fiscale è una stima, un concetto astratto. Innanzitutto è una stima perché ognuno lo calcola come vuole a seconda di metodi per territorializzare sia il gettito, sia la spesa. Poi è un concetto astratto perché la tassazione è individuale e non territoriale. La spesa si alloca sul territorio in base alle caratteristiche degli individui, non c’è nessun trasferimento da Regione a Regione. Gli unici trasferimenti sono quelli del fondo sviluppo e coesione ma sono risorse molto piccole della spesa pubblica. Il resto dei flussi pubblici è in base agli individui. Che siano veneti, che siano della provincia di Vicenza o del centro di Vicenza, ognuno può fare la territorializzazione che vuole». 
Eppure, al di là della Cgia di Mestre, il tema è stato introdotto anche nell’agenda politica.
«È un concetto politico molto becero inventato dalla Lega tanti anni fa che molto scorrettamente tende a dire che i cittadini di un territorio pagano le spese di un altro. Non è assolutamente così. In base alle regole della Costituzione, i cittadini che guadagnano di più contribuiscono maggiormente alla spesa pubblica. Uno studente che va a scuola riceve il servizio scolastico senza che gli chiedano il 740. E per fortuna, a una persona che va in ospedale non viene chiesta la dichiarazione dei redditi».
Qualche giorno fa, proprio su queste pagine, lei si diceva estremamente preoccupato della volontà del governo: ebbene, il primo passo è arrivato.
«Sì, è un segnale importante questa approvazione ma siamo alle primissime battute. Anche perché il disegno di legge è chiaramente collegato alle elezioni in Lombardia ed è stato sommerso completamente da una valanga di critiche di esperti e costituzionalisti. Ognuno fa il proprio mestiere, Calderoli cerca di favorire in tutti i modi le regioni della Lombardia e del Veneto disegnando un percorso che sia il più possibile favorevole. La presidente Meloni ha deciso di accettare questo passaggio, è lecito pensare l’abbia fatto per una pura tenuta della maggioranza in vista delle elezioni regionali. Dopodiché, andiamo alla prossima tappa». 
Sembra meno pessimista di quanto si potesse pensare.
«Vediamo cosa succede. Non bisogna prenderla sotto gamba perché il ministro Calderoli è una persona molto intelligente, questo percorso è ben studiato perché coordinato con la legge di Bilancio e bisogna stare molto attenti alle nomine che lui farà nella commissione tecnica dei fabbisogni standard. Questi esperti dovranno lavorare sui numeri ma la strada è molto lunga. La discussione vera comincerà quando si vedranno i testi delle intese, le richieste delle Regioni e gli atteggiamenti dei diversi ministeri nei confronti delle stesse». 
Si può dire che le reazioni avverse possano essere un buon frangiflutti contro il disegno di legge?
«Abbiamo letto le dichiarazioni del ministro della Salute, del presidente di Confindustria, è assai importante la posizione del sindacato. C’è bisogno di una mobilitazione civile: è bene che si facciano sentire gli imprenditori, il mondo della sanità, ancora più forti devono essere le reazioni del mondo della scuola e dell’università perché ricordo che la Lombardia ha chiesto la totale regionalizzazione del suo sistema universitario. Bene che se discuta, vedremo se questa accelerazione sarà stato un primo passo di Calderoli di vero successo o sarà servita a stimolare il dibattito».
E le posizioni dei partiti? 
«Sono molte ambigue. Fratelli d’Italia vuole far sopravvivere il governo, il Pd ha un candidato alla segreteria che è uno dei promotori di questa vicenda. Si intrecciano tante cose, il merito delle richieste, le posizioni tattiche dei partiti ma se monta questa percezione del Sud il costo politico per Fdi e Forza Italia può essere notevole al Mezzogiorno. Una cosa è certa: più se ne parla, meglio è. Più entriamo nel merito delle richieste, più capiamo che si tratta di richieste secessioniste».

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