Porto, Patroni Griffi boccia l'autonomia: «L’Authority unica è la soluzione per la Puglia»

Da sinistra Giuseppe Marchionna e Ugo Patroni Griffi
Da sinistra Giuseppe Marchionna e Ugo Patroni Griffi
di Francesco TRINCHERA
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Giovedì 30 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:06

La logica che funziona per il porto? Quella di sistema, anche espandendola a livello pugliese. Dopo il voto all’unanimità del consiglio comunale di Brindisi, con il quale si è dato mandato al sindaco di cercare ogni azione possibile per un’Autorità autonoma brindisina, l’attuale presidente dell’ente portuale, Ugo Patroni Griffi, difende una visione a più ampio spettro, pur spiegando di rispettare quelle che sono le decisioni che arrivano dalla politica. «Vedo la Puglia portuale, per me anche la dimensione delle due Autorità di sistema portuali danneggia la Regione, perché noi non contiamo sui tavoli importanti per quello che siamo». Patroni Griffi, comunque, ha tenuto a precisare che non ha intenzione di candidarsi ad un’eventuale presidenza. 
«La Puglia – ha aggiunto – lo scorso anno ha movimentato 34 milioni di tonnellate di merce, unendo i traffici dell’Adriatico con quelli dello Jonio. Quindi, ha movimentato più merci dell’Emilia, del Veneto, della Campania e della Toscana. Siamo sotto solo a delle zone che hanno dei traffici particolari, come per Trieste e Genova per cui gran parte è rappresentata da prodotti petroliferi». Il peso della Puglia portuale, quindi, sarebbe un peso notevolissimo. «Se questa divisione fosse ricomposta, potremmo accedere a molti più finanziamenti ed avere un peso specifico nel rapporto con il governo e l’Unione europea, che invece il frazionamento non ha consentito in passato e sostanzialmente non consente. Questo lo dico dal punto di vista dell’economia dei trasporti, fermo restando che il potere politico può fare ciò che è nelle sue prerogative».
Patroni Griffi ha spiegato che questa è la logica che si è adottata anche con la Zona economica speciale, similarmente a quanto fatto dall’Autorità di sistema del mar Jonio. Il numero uno dell’Authority ha sostenuto che già adesso il sistema stia portando benefici: «Più un sistema è forte, più riesce ad intercettare i finanziamenti. Lo stesso sistema lo ha dimostrato e permette di ridurre il costo dei servizi grazie a delle gare che permettono l’abbattimento dei costi del 30 percento, riuscendo a dare più servizi in tutti i porti che gestiamo. Penso, ad esempio, al costo dell’infrastruttura informatica, che sarebbe insostenibile da un solo scalo».

L'analisi

Poi, c’è lo specifico brindisino. «Il porto si sta infrastrutturando come mai nella sua storia e finalmente le opere che sono necessarie a Brindisi sono avviate per la quasi totalità. C’è l’appalto in corso per il pontile a briccole, quello per la cassa di colmata che darà casa alla Marina Militare, quello per Capobianco. Rimangono solo due grandi opere che devono, secondo me, essere realizzate al più presto, ovvero gli accosti di Sant’Apollinare, che sono la grande opera strategica della portualità brindisina oggi possibile grazie alla cassa di colmata, e poi c’è da completare il sistema delle stazioni marittime che al di là delle vicissitudini sono confidente che possa essere completato».
Non si tratta, comunque, del solo aspetto che Patroni Griffi ritiene come decisivo per lo sviluppo: «L’infrastruttura non determina il traffico in maniera decisiva, che deriva da una situazione di contesto, quella di reindustrializzazione, in cui si deve gestire in maniera efficiente il processo di decarbonizzazione evitando che abbia effetti negativi tanto al livello occupazionale quanto in volumi di traffico».

Il voto in consiglio, comunque, per il presidente dell’ente portuale non rappresenta uno scoglio nelle relazioni con il Comune: «Non ho conflitti con l’attuale amministrazione. Certo, tutto è migliorabile e la convivenza con il territorio produce buoni frutti e si riverbera positivamente sui cittadini, specie nei periodi di ristrettezza e nelle aree di interazione porto-città». Il tutto, anche al netto della ulteriore presa di posizione del consiglio su Edison, che segna comunque una differenza di vedute: «È un’autorizzazione dello stato – ha puntualizzato – e non cambierebbe niente con l’autonomia». 

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