Autorità portuale autonoma? Per il sindaco Marchionna «meglio incidere nelle scelte con il dialogo»

Il sindaco Giuseppe Marchionna
Il sindaco Giuseppe Marchionna
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Lunedì 6 Novembre 2023, 05:00

Più che un’Autorità portuale autonoma per Brindisi, servirebbe la capacità di difendere gli interessi della città nel dialogo tra i diversi livelli istituzionali che hanno competenze o interessi rispetto al porto e, più in generale, allo sviluppo economico della città.

Gli effetti economici dell'addio al carbone

A sostenerlo, nell’ambito del dibattito aperto dopo la presentazione da parte della Lega di una mozione che chiede al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini di valutare lo “scorporo” del porto di Brindisi dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, è il sindaco Giuseppe Marchionna, che ricorda tra l’altro come la decarbonizzazione ridurrà drasticamente le entrate economiche dello scalo brindisino che, fino ad oggi, ha potuto fare affidamento sui milioni di euro del carbone. «La questione dell’autonomia - sottolinea infatti - è innanzitutto economica. E in questo momento, probabilmente, proprio a causa del periodo che stiamo vivendo, non avremo più la capacità e dunque l’autonomia economica che avevamo in passato. E mi pare che questo lo dicano gli stessi operatori». Il riferimento, in particolare, è a Teo Titi che, nei giorni scorsi, ha fatto notare come la fine della massimizzazione, voluta dal governo Draghi, dell’uso del carbone stia già oggi riducendo drasticamente la produzione di energia da parte della centrale Enel di Cerano e, di conseguenza, la movimentazione di carbone.

Obiettivo: copianificazione

«Fin dal 1984 (data di istituzione delle Autorità portuali, ndr) io ricordo perfettamente che l’Autorità - aggiunge il sindaco - è sempre entrata in rotta di collisione con gli altri poteri costituiti della città. In alcune occasioni attraverso processioni per ottenere indulgenze. Parlo dei primissimi anni Ottanta. In altre in maniera più conflittuale. Credo che il problema vada affrontato e risolto anche con il presidente Patroni Griffi. Questa è una realtà che, per legge, va cogestita. Lo stesso progetto del Piano regolatore portuale, che in questo momento sta completando il suo iter, dice molto chiaramente che tutte le aree di interazione città-porto vanno copianificate. Significa che la città, deve dimostrare di avere idee chiare e capacità contrattuale. E anche lucidità di obiettivi, che consentano di fruire dei benefici collegati con l’ospitare un porto di quelle dimensioni».

Nessuna competenza, come con Edison

Più nello specifico, rispetto all’Autorità portuale autonoma di Brindisi, o al contrario, direzione che invece sembra seguire il governo, rispetto all’Autorità portuale unica di Puglia, Marchionna ricorda che «anche in questo caso, come ho sottolineato per quanto riguarda Edison, non credo che il Comune abbia i poteri per decidere nulla. Quella organizzazione è prevista da una legge dello Stato. Se, quindi, non cambia quella legge, vedo con molta difficoltà la possibilità di organizzare in maniera diversa l’attività dei porti pugliesi. Sia nel senso auspicato da qualche esponente della mia maggioranza, che vuole che Brindisi torni alla sua autonomia, sia nel senso di un’Autorità unica pugliese che comprenda anche Taranto. Sono scelte che non ci competono ma riguardano la strategia nazionale. Detto questo, naturalmente tutti abbiamo la possibilità di esprimere le nostre opinioni. Ma nessuno ha il potere di incidere su queste scelte. Quello che abbiamo, invece, è il potere - che è previsto la leggi e regolamenti - di esprimere con chiarezza le nostre posizioni sulle aree di interazione città-porto, per raggiungere i nostri obiettivi. Cosa che fino a questo momento, per una serie di ragioni che non stiamo a dire, non è stata fatta».

Mai un brindisino presidente

Pur non essendo necessariamente contrario allo scontro, il sindaco preferisce il dialogo «soprattutto quando le aree di competenza sono così rigidamente delineate. Proprio su queste noi esprimeremo, con tutta la capacità che abbiamo, delle opzioni e indicheremo delle strade che, nel confronto con l’Autorità di sistema, dovranno in qualche maniera essere tenute in considerazione. Perché il vero problema è che se lasciamo tutte le scelte all’Authority, queste non necessariamente potrebbero corrispondere agli interessi dei cittadini. Del resto, una cosa è certa: dal 1984 ad oggi, anche con l’Autorità portuale di Brindisi, non abbiamo mai avuto un presidente che fosse espressione di cultura o di interessi brindisini. Il problema, quindi, è più che altro essere capaci di difendere gli interessi di Brindisi nel confronto tra istituzioni che hanno compiti e ruoli diversi ma che devono necessariamente cooperare per lo sviluppo del porto e della città.

Lo scalo è una straordinaria opportunità di sviluppo per Brindisi, che non può non vedere la presenza di orientamenti generali e pianificazioni comuni. E gli strumenti di legge per farlo ci sono».

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