Treni, il Sud ancora indietro: il rapporto di Legambiente. Puglia, investimenti pari a zero

Treni, il Sud ancora indietro: il rapporto di Legambiente. Puglia, investimenti pari a zero
di Paola ANCORA
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 20:25

Pochi treni, lenti, vecchi. E continui tagli, rimodulazioni al ribasso, al punto che per l'anno 2022 – segnala Legambiente – la Regione Puglia sul trasporto ferroviario non ha investito neanche un euro. È questo uno dei dati emersi dal report “Pendolaria 2024” dell'associazione ambientalista presentato ieri. Il rapporto fotografa le differenze marcate sulla qualità e quantità del servizio ferroviario nel Paese e tra Nord e Sud, tra linee principali e secondarie e delinea poi proposte e prospettive per migliorare la qualità dell'aria e ridurre le emissioni di anidride carbonica, come previsto dall'Accordo di Parigi, aumentando il numero di passeggeri che viaggiano in metro o in treno. Un obiettivo tutt'altro che facile, visto che nell’ultima legge di bilancio, approvata a dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati previsti fondi per il trasporto rapido con metro, tramvie e filovie, così come per la ciclabilità e la mobilità dolce.

Il quadro al Sud

Quando si parla di treni, il grande dimenticato è il Mezzogiorno: qui le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono anco­ra distanti dai livelli del resto d’Italia. Al Sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni, rispetto ai 14,6 anni del Nord. Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024, si concentrano al Sud e due delle quattro attraversano la Puglia: si tratta della linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria e della linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari. 
La prima, che collega Taranto e Reggio Calabria, tre regioni e tanti centri portuali e turistici, è un cantiere dal 2018. I lavori si sono improvvisamente fermati nel 2019 per poi riprendere con inevitabili ritardi, visto che si sarebbero dovuti concludere nel 2023. La seconda, la tratta Bari-Trani-Barletta lungo la linea Pescara-Bari, ha vissuto un 2023 fatto di incendi in prossimità dei binari, ritardi e guasti che hanno reso la circolazione dei treni lenta e poco affidabile. Vagoni costantemente sovraffollati, tanto che in alcuni casi non sono potuti partire perché stracolmi, e ritardi che in più di un caso hanno superato l’ora e mezza, rendono difficoltoso un utilizzo quotidiano del servizio.

Lo sforzo da compiere

Eppure «il processo di riconversione dei trasporti in Italia, in chiave di decarbonizzazione, è fondamentale» scrive Legambiente, non solo per rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore trasporti è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Ma anche per garantire a tutti libertà di movimento e accessibilità al mercato immobiliare, indipendentemente dal reddito e anzi favorendo chi ha meno. «Serve fare uno sforzo aggiuntivo sulle risorse economiche fino al 2030 con nuovi finanziamenti pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale (per acquisto e revamping dei treni) e 2,5 miliardi l’anno (per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane)» dice ancora l'associazione. Ma se lo Stato fa poco, la Regione fa anche meno, con investimenti ridotti al lumicino. In totale, sul sistema di Alta velocità/ Alta capacità al Sud, ci sono stati infatti 840 milioni di tagli: Orsara-Bovino (linea Napoli-Bari) per 53 milioni, Caltanissetta Xirbi-Lercara (linea Palermo-Catania) per 470 milioni, Enna-Caltanissetta Xirbi (linea Palermo- Catania) per 317 milioni. La revisione, inoltre, ha ridotto a un terzo i nuovi treni a idrogeno in acquisto: da 150 a 50.

La buona notizia

Una buona notizia che arriva dalla Puglia, secondo Legambiente, è il varo della linea Bari-Bitritto, definito «un tassello fondamentale della maglia di linee ferroviarie a servizio di Bari e delle aree limitrofe». L’apertura è stata portata a compimento dopo 35 anni: il progetto iniziale risaliva al 1986 e l’inizio dei lavori al 1989. «L’affidamento del servizio ferroviario, benché in ritardo rispetto all’inaugurazione prevista per settembre 2023, è poi avvenuto, ma scadenzato e quindi non con caratteristiche di ferrovia metropolitana. Sciogliamo il nodo – dicono gli ambientalisti - ma ci auguriamo che il servizio sia presto potenziato fino a raggiungere pieni standard da metropolitana ferroviaria». 
Legambiente consegna poi alla Puglia la sua personale lista di opere da realizzare per ottimizzare il trasporto ferroviario: la Foggia-Manfredonia, con la creazione di una rete tram-treno; la Foggia-Bari-Lecce-Otranto, con la riapertura della linea Lecce-Otranto; la Taranto-Brindisi-Lecce, con il potenziamento della tratta Brindisi-Taranto e la creazione di una bretella per l’aeroporto brindisino. Proposte cui si aggiunge l’elettrificazione della rete di Ferrovie Sud Est e il riassetto dei nodi ferroviari a Nord e a Sud di Bari. Insomma di strada, in treno, ce n'è da fare ancora tanta. Quello che sembra mancare, oggi, sono la volontà e la risorse.