Legambiente non starà alla finestra. E a pochi giorni dallo scadere dei termini per l’attivazione della procedura d’infrazione europea, sulla ingarbugliata faccenda delle concessioni balneari promette battaglia: «Facciamo e faremo pressione perché l’Italia si adegui alla direttiva Bolkestein dell’Unione e perché, ancora prima, comunichi alla Commissione i reali chilometri di costa disponibile, giacché la mappatura attuale ha forse considerato anche porzioni della Croazia o della Costa azzurra». Fa ricorso all’ironia, il presidente nazionale dell’associazione ambientalista Stefano Ciafani, ma il giudizio sull’operato del Governo in fatto di concessioni è durissimo: «Siamo alla confusione totale, alimentata da questa manfrina continua del Governo».
Presidente, Legambiente si è detta pronta a ricorrere al Tar contro Regioni e Comuni che stanno prorogando le concessioni al 2024 senza bandire le gare, come chiede l’Europa. Il ricorso è già pronto?
«Quello del ricorso sarà l’ultimo atto di una battaglia che, per il momento, si manterrà sul piano politico.
Fra questi, il Comune di Lecce. Primo a sollevare il problema delle gare al Consiglio di Stato e primo, poche settimane fa, a dare mandato ai propri dirigenti di predisporre i bandi di gara per assegnare porzioni del demanio pubblico. Anche loro fra i “cattivi”?
«Assolutamente no. Abbiamo ripetutamente invitato il sindaco Carlo Salvemini alle nostre iniziative perché, sfruttando ciò che prevede la legge regionale voluta dall’allora assessore della Giunta Vendola, Guglielmo Minervini, ha anticipato i tempi e adempiuto ai doveri imposti dall’Europa: ha saputo garantire la libera iniziativa delle imprese con la fruizione della costa. Lecce, per noi, è un esempio a livello nazionale».
La legge che ha citato, la “Minervini” prevedeva tuttavia che la costa balneabile fosse suddivisa così: 60% libera e 40% ai privati. Un quadro molto diverso da quello attuale, almeno in Puglia. Non trova?
«Quella norma era pioneristica davvero, ma ancora oggi molti Comuni non la rispettano. E se mancano le necessarie attività di controllo, bisogna intervenire. Anche la legge migliore del mondo, se non viene applicata, è un esercizio inutile».
Ricapitolando: il 16 scadranno i tempi per dare all’Europa le risposte che attende in fatto di mappatura del demanio, il Governo non ha al momento deciso cosa fare né dato alcun tipo di indicazione. I Comuni procedono ognuno per proprio conto: non esiste il rischio concreto di creare disparità di trattamento per le quali - a titolo d’esempio - a Bari sarà consentito qualcosa che verrà invece negato a Rimini?
«Questo è lo scenario che assolutamente non vogliamo. Non vogliamo una di quelle soluzioni all'italiana che ben conosciamo. L’Unione europea chiede di andare in una direzione e l’Italia sta cercando in tutti i modi di fare l’opposto. Eppure esiste una soluzione per salvaguardare la sacrosanta iniziativa privata e la libertà delle persone di scegliere di fruire del mare senza dover spendere, ogni volta, decine e decine di euro. L’esempio è il Veneto».
Il Veneto del leghista Luca Zaia. Ci spieghi perché lo ritiene un modello.
«L’amministrazione di centrodestra guidata da Zaia è riuscita a salvaguardare le imprese e l’ambiente, il diritto di scelta dei cittadini in un tratto di costa fra i più frequentati del Paese. Pensi che ai congressi provinciali dello scorso autunno, quando abbiamo rinnovato i vertici dell’associazione, in Veneto sono venuti anche due rappresentanti dei balneari perché abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme. Zaia ha messo insieme i balneari e gli ambientalisti. Se ci è riuscito lui, può riuscirci anche il Governo nazionale».
Il ministro Matteo Salvini, leader della Lega, è però contrario alle gare e si batte perché non sia l’Europa a decidere il futuro del comparto. Posizione opposta a quella del ministro Fitto, che propone gare subito con premialità per gli attuali concessionari. Cosa ne pensa? Condivide?
«Condivido la proposta del ministro Fitto e noi lo diciamo da anni. Le gare vanno fatte e vanno fatte in modo da premiare la qualità dell'offerta turistica. Dal nostro punto di vista di ambientalisti, vanno riconosciuti gli investimenti sulla biodiversità, quelli sull’efficienza energetica perché i bravi, i coraggiosi, gli ambiziosi siano avvantaggiati».
Usciremo da questo stallo senza incorrere nella salatissima multa che accompagna la procedura d’infrazione?
«Non so se prevarrà la linea di Fitto, che è la più condivisibile e pragmatica. La Lega ne sta facendo una battaglia elettorale per distinguersi nella maggioranza di centrodestra, ma se vogliamo evitare l’ennesimo scontro e il pagamento della multa si può semplicemente seguire l’esempio di alcune Regioni. Salvini, insomma, dovrebbe imparare da Luca Zaia».