Concessioni balneari, l'intervista al sindaco Salvemini: «Se concedessi senza bando, arriverebbe la Finanza»

Concessioni balneari, l'intervista al sindaco Salvemini: «Se concedessi senza bando, arriverebbe la Finanza»
di Maurizio TARANTINO
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Venerdì 15 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 07:29

«Se concedessi per decenni senza bando, mediante affidamento diretto, la gestione di un bene monumentale pubblico per la sua valorizzazione economica ad un imprenditore privato, il giorno dopo troverei la Guardia di Finanza davanti a Palazzo Carafa. Con le concessioni balneari in Italia si è adottato finora questo sistema, ma ormai è il momento di cambiare». Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini commenta così il provvedimento di giunta approvato in queste ore che proroga le concessioni balneari esistenti al 2024 dando nel frattempo indirizzo per la pubblicazione dei bandi per i nuovi lotti previsti dal Piano delle Coste. 

Sindaco Salvemini, a 15 giorni dalla scadenza dei bandi, avete prolungato di un anno le concessioni. Una strada obbligata? 
«Interveniamo per garantire certezze laddove vige ancora confusione, a causa della mancata emanazione da parte del Governo Meloni dei decreti legislativi che forniscano certezze sui criteri da adottare per la messa a bando delle concessioni esistenti.

Le proroghiamo al 2024, sfruttando una previsione garantita sia dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che dal Decreto Concorrenza del Governo Draghi. Lo facciamo per mettere in sicurezza i concessionari che oggi sono protagonisti e contestualmente l’amministrazione comunale, che conferma di non essere contro i balneari esistenti, garantendo loro l’esercizio della propria concessione per ulteriori 12 mesi. Ma si muove anche per garantire una piena trasparenza e accesso alle opportunità anche a nuovi protagonismi». 


Avete contestualmente avviato le procedure per dare in concessione i nuovi lotti definiti dal Piano delle Coste. 
«Si tratta di tre nuovi lotti individuati dal Piano delle Coste, che garantiranno novità come la spiaggia libera con servizi, i chioschi e le concessioni per usi sportivi. È la prima volta che accade sulla costa leccese». 
Proprio questa decisione, cioè la nascita di nuovi stabilimenti, è il cavallo di battaglia di chi afferma che la risorsa delle spiagge non è scarsa. 
«Mi sembra una tesi abbastanza confusa. Lecce dispone del Piano delle Coste che gli consente di conoscere la sua costa, le zone ad alta o bassa erosione, ed eventualmente lotti che sono adeguati per nuove concessioni sui quali offrire servizi, garantendo ampie percentuali di spiaggia libera. Sul fronte nazionale il tema della limitatezza della risorsa spiaggia è un fatto ormai acquisito. È noto che il report trasmesso dal governo a Bruxelles sia ritenuto carente dal punto di vista della ricognizione puntuale del litorale concedibile, visto che sono state considerate tali zone che sono attualmente destinate a usi industriali, militari o che sono inaccessibili ai bagnanti, come sono ad esempio le alte scogliere della costa salentina». 

Intanto incombe la procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Cosa pensa che accadrà? 
«Sono colpito dall’ostinazione con la quale il Governo si sta muovendo sul tema della non applicazione della Bolkestein. Eppure, ci sono punti fermi ormai acquisiti, che nessuno mette in discussione, come il fatto che le concessioni vanno assegnate attraverso gare pubbliche. Ci arriveremo, il prossimo anno. Potevamo arrivarci prima, se non vi fosse stato questo ulteriore tentativo destinato a fallire. Credo che i primi ad essere penalizzati siano i concessionari in scadenza. Se si vuole tutelare un imprenditore in qualunque settore lo si fa dando regole del gioco chiare e trasparenti». 
La Cassazione ha però chiesto una nuova riconsiderazione della sentenza del Consiglio di Stato dopo il ricorso dei balneari. 
«Le eccezioni accolte dalla Cassazione sono legate al mancato riconoscimento in giudizio di una associazione dei balneari e della regione Abruzzo, non al merito di quanto deliberato dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato. Tra l’altro nel giudizio precedente le posizioni sia del Sib che della Regione Abruzzo erano assolutamente rappresentate. Non ho la sfera di cristallo ma non credo ci saranno novità nel merito».
Il comune di Lecce ha aperto la strada a un cambiamento che tardava ad arrivare, sostituendosi all’inerzia del legislatore e chiamando in causa i giudici.
«Il Governo agisce in difesa di una sua base elettorale, quella dei balneari. Tutela interessi di parte che a mio giudizio non corrispondono all’interesse collettivo. In questa fase, quindi, spetta ai Comuni supplire ad una situazione che è volutamente confusa in ragione di un preciso obiettivo politico. Va tutelato il diritto di tutti di poter concorrere per vedersi assegnata una concessione demaniale marittima. Oggi c’è chi invece confonde le concessioni già assegnate con un diritto di proprietà, trasmissibile per generazioni. L’Europa ci ricorda che non funziona così, ma dovremmo capirlo da soli».
 

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