Reintegro medici no vax, il sottosegretario Gemmato: «Le leggi dello Stato vanno rispettate»

Reintegro medici no vax, il sottosegretario Gemmato: «Le leggi dello Stato vanno rispettate»
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 08:16

«Abbiamo deciso di anticipare al primo novembre la fine dell’obbligo vaccinale, che sarebbe comunque terminato a chiusura dell’anno, e questo ci consente di recuperare a livello nazionale 4mila operatori sanitari sospesi, a fronte di un sistema sotto organico. Le Regioni quindi devono attenersi alle direttive del Ministero della salute». L’analisi sul tema sanitario nazionale e il primo nodo da sciogliere per il neosottosegretario alla salute, Marcello Gemmato (che questa mattina alle 11 giurerà insieme ai nuovi componenti della squadra del gioverno guidato da Giorgia Meloni), riguarda il braccio di ferro a distanza tra la legge della Regione Puglia e il Governo nazionale sullo stop all’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. 
Sottosegretario Gemmato, quale obiettivo persegue la legge nazionale sul reintegro dei sanitari non vaccinati? 
«È un provvedimento che anticipa di due mesi ciò che sarebbe avvenuto naturalmente il 31 dicembre e va a rispondere ad una esigenza di sburocratizzazione delle norme e di carenza di personale. Erroneamente si pensa infatti che il reintegro dei professionisti sanitari sospesi dal servizio riguardi solo i no vax. Noi invece dobbiamo considerare persone qualificate, che hanno cognizione scientifica e che probabilmente anche per motivi di salute rientravano tra le persone impossibilitate a ricevere la somministrazione del vaccino anticovid. A queste si aggiunge tutta la categoria di medici che hanno fatto le prime due dosi di vaccino, poi hanno contratto il Covid, e non potendo fare la terza dose, sono finite nel limbo dell’incertezza della burocrazia creata dal precedente governo, che non ha saputo dare chiarimenti all’ordine dei medici se la malattia equivalesse al vaccino anche per i sanitari. E nell’assenza di risposta questi sanitari sono stati sospesi in un momento in cui noi invece abbiamo una penuria di professionisti nel campo sanitario».
Questione Puglia: come giudica la legge regionale sull’obbligo vaccinale che si pone in contrasto con la norma statale? 
«Non comprendo come sia possibile dire che ciò che si legifera in Regione Puglia sia superiore alla legge dello Stato. Tuttavia, a sollevare il problema in particolare è stato il presidente della Commissione bilancio, Fabiano Amati, e non vedo quale legittimità abbia lui nell’interferire e cercare di stralciare la gerarchia delle fonti in ambito giuridico. Il tutto sembra rispondere più alla smania del consigliere Amati di volersi contrapporre al suo partito e alla figura del presidente Emiliano, piuttosto che entrare nel merito del tema, che ribadisce l’esistenza di una legge nazionale alla quale le regioni devono attenersi». 
L’assessore Palese, però, ha confermato la volontà della Puglia di non indietreggiare e rispettare la legge regionale. Cosa ne pensa? 
«Il caso politico ha origini altrove, mentre Palese ed Emiliano difendono una legge già prodotta. È evidente però che la questione che trae origine da una divisione interna al Partito democratico stia generando confusione e disagio all’interno della classe medica pugliese, rispetto a quella nazionale. Ma atteniamoci alla gerarchia delle fonti e al fatto che se lo Stato legifera in una direzione è impensabile l’esistenza di una legge regionale in contrapposizione».
Resta invece l’obbligo delle mascherine sino a fine anno.
«È una decisione di buon senso. L’utilizzo delle mascherine, al netto della presenza del coronavirus, è importante soprattutto in alcuni ambienti e reparti ospedalieri con presenza di pazienti fragili. I dispositivi di protezione delle vie respiratorie così come le norme di buona condotta e sul distanziamento, sono importanti, come dimostrato negli anni passati, per proteggersi da tutti i virus tra cui l’influenza stagionale».
Che giudizio dà della campagna vaccinale antiCovid? 
«Il Covid ad oggi è un virus endemico che secondo i dati Agenas ha numeri stabili, che lasciano tranquilli e non preoccupano le ospedalizzazioni. Dunque, in un’analisi di costi e benefici, ritengo sia importante vaccinare le persone che risiedono in quei cluster di mortalità: anziani, fragili, immunodepressi. Nei bambini invece, che hanno la possibilità dello 0,0001% di ammalarsi e morire per Covid, nel bilanciamento di principi i benefici soccombono ai costi».
Quali sono le priorità da sottosegretario alla salute del Governo Meloni? 
«Inquadrare e mettere a sistema una sanità, anche a livello territoriale, che purtroppo durante il Covid ha dimostrato tutte le sue fragilità. E oltre alle opere infrastrutturali interessate dal Pnrr, sarà necessario affrontare la questione del personale».
In che modo? 
«Faremo ciò che non si è fatto negli ultimi 10 anni.

Abbiamo un buco di unità determinato dalla “gobba formativa” per carenze passate di borse di specializzazione, a cui si aggiungerà anche la “gobba pensionistica” soprattutto in ambito della medicina generale. Sarà importante quindi tornare ad investire in formazione e qualificazione, per scongiurare l’esodo dei medici all’estero e nel privato e contemporaneamente restituire alla professione medica del servizio sanitario nazionale pubblico attrattività verso le giovani generazioni».

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