La Regione non cede: «I medici non vaccinati devono restare a casa»

La Regione non cede: «I medici non vaccinati devono restare a casa»
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 13:27

Il caos sulla vaccinazione antiCovid è servito. Lo stop all'obbligo per i sanitari imposto con decreto dal Governo Meloni irrompe nella legislazione italiana ed entra in rotta di collisione con la legge regionale varata in Puglia nel 2018 e in vigore per la pandemia dal 2021. Di fatto il passo in avanti del governo e del ministro alla salute, Orazio Schillaci, come confermato anche dal sottosegretario Marcello Gemmato, anticipa di due mesi la scadenza del vincolo fissata al 31 dicembre prossimo, rimettendo da ieri in servizio 4mila sanitari a livello nazionale, e poco più di 300 nella nostra regione, mentre in Puglia si scontra con le indicazioni opposte che arrivano dall'assessore alla sanità Rocco Palese e dal presidente, Michele Emiliano, fermi nel difendere le scelte fatte in base alla legge approvata in virtù della competenza concorrente in materia sanitaria attribuita dall'articolo 117 della Costituzione alle Regioni.

Il commento di Emiliano


«In Puglia ha commentato Emiliano - non cambierà nulla perché esiste una legge regionale che obbliga tutti i sanitari alla vaccinazione, non solo per il Covid ma anche per l'influenza.

Nessuno è stato cacciato via, ma i non vaccinati, irresponsabili, non sono a contatto con i pazienti e non torneranno in contatto con loro». Posizione condivisa anche dal direttore del dipartimento regionale della salute, Vito Montanaro. «Le indicazioni alle Asl sono chiare: c'è una legge regionale e va rispettata. Fermo restando che molti sanitari sospesi in Puglia ha precisato Montanaro - non appartengono alla rete ospedaliera ma alla libera professione, ulteriori decisioni verranno prese non appena avremo analizzato nel dettaglio il provvedimento governativo».

Il consigliere Amati


Fermo sostenitore dell'obbligo vaccinale per i sanitari continua a dichiararsi anche il consigliere regionale Pd, Fabiano Amati. «In Puglia i medici e gli infermieri sono obbligati a tutti i vaccini previsti dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Non solo Covid dunque, ma ben 11 vaccini. Se il governo nazionale volesse disinnescare l'obbligo generale pugliese e mandare avanti i suoi intenti ideologici, contrari alla prova scientifica e accordati con i no-vax, dovrebbe cambiare il Piano nazionale. E tutto ciò perché la tutela della salute è una competenza concorrente dello Stato e delle regioni. Da domani promuoverò apposite audizioni in Commissione sanità per verificare l'adempimento a tutte le vaccinazioni e sollecitare, in mancanza, i provvedimenti disciplinari e le sanzioni pecuniarie. In uno stato di diritto l'ordine della legge va rispettato».

Smarrimento nelle Asl

Nel mezzo della diatriba politica restano però i direttori generali delle Asl pugliesi, soggetti deputati ad eseguire le norme, al momento tra i più in difficoltà nel prendere posizione nella vicenda e in attesa di comprendere quale delle due leggi preferire, tra norma nazionale e regionale. A tal proposito, secondo l'indicazione fornita da Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane (Fiaso), le situazioni dei medici non vaccinati contro Covid-19 che saranno reintegrati negli ospedali, sulla base del provvedimento approvato ieri dal Consiglio dei ministri, «potranno essere valutate caso per caso rispetto all'assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti. L'obbligo vaccinale prosegue Migliore - sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell'epidemia era comunque necessario intervenire per fare chiarezza e questo provvedimento va in questa direzione; noi a seconda della valutazione del rischio decideremo e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici che sono invece vaccinati». D'altro canto, aggiunge il presidente di Fiaso, «c'è anche una responsabilità del datore di lavoro nel proteggere i professionisti da rischi di esposizione al virus. Siamo in una nuova stagione della responsabilità e di una nuova normalità conclude Migliore - e accogliamo quindi questo provvedimento positivamente; le singole aziende valuteranno poi i singoli casi».
 

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