Pnrr, riforme e decreti: Governo in affanno. Ed è polemica sul ruolo delle Regioni

Pnrr, riforme e decreti: Governo in affanno. Ed è polemica sul ruolo delle Regioni
di Paola COLACI
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Sabato 18 Dicembre 2021, 05:00

Scritto il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’impegno di aver portato a casa 191 miliardi di fondi Ue impallidisce rispetto alla sfida di dare attuazione al Recovery italiano e spendere le risorse comunitarie entro il 2026. Soprattutto se a fronte di 51 tra target e milestone che l’Italia deve conseguire entro il 31 dicembre, alla scadenza di fine anno mancano ancora 23 step. A rilevarlo nei giorni scorsi è OpenPolis. “Confrontando diversi documenti il numero di adempimenti già completati indicato dal governo non trova corrispondenza. Inoltre per molte scadenze non risulta ad oggi nessun atto pubblicato. Difficilmente in questi casi potrà quindi essere rispettato il termine del 31 dicembre” rileva la Fondazione. Oltre ai provvedimenti principali, infatti, la procedura europea prevede che siano adottati una serie di decreti attuativi di responsabilità dei ministeri. A partire dai più complessi, quali l’approvazione della riforma fiscale e l’attuazione del “Decreto Semplificazioni” mediante l’emanazione di un decreto relativo all’attuazione di “Linee guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti. Ancora in corso, poi, anche la riforma dell’Università e la procedura di ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero. 


Ma il tempo stringe. E le Regioni continuano a tenere i riflettori puntati su Roma. I governatori temono che a causa dei ritardi del governo possano andare in fumo le risorse già ripartite a vantaggio dei territori. E tendono la mano all’Esecutivo di Mario Draghi: «Il Pnrr, anche per questione di tempi, forse non è riuscito, almeno in Italia, a creare una sinergia tra Unione Europea, Stato Italiano e Regioni - ha ricordato nei giorni scorsi il governatore di Puglia, Michele Emiliano - Ma le Regioni, con grande senso di responsabilità, in questo momento stanno cercando di aiutare il Governo Italiano a uscire nel migliore dei modi da questa sfida non facile. Quindi, nonostante qualche riserva sul livello non elevato di coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, stiamo cercando di andare avanti». Punto di vista perfettamente in linea con quello del vicepresidente della Giunta regionale e assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese. «Per attuare il Pnrr è necessario il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali, compresi quelli più vicini ai cittadini.

E una regione come la Puglia che ha sempre raggiunto i target di spesa può essere utile al governo».


Di diverso avviso il senatore del Pd e presidente della Commissione per le risorse Ue, Dario Stefàno. «Rispetto alla scadenze previste al 31 dicembre, alcuni obiettivi saranno raggiunti attraverso attività parlamentare e per altri sono previsti altri iter. Siamo consapevoli che la tabella di marcia è serrata e anche per questa ragione sostengo la necessità che il premier Mario Draghi resti al suo posto - ha rimarcato il senatore nelle scorse ore - Questa formazione di governo ci consentirà, infatti, di tenere un ritmo serrato sul fronte del Pnrr. Al momento possiamo contare solo su una anticipazione di 20 miliardi rispetto ai 191 miliardi del Piano. Le restanti trance verranno garantite solo se l’Italia avrà dimostrato di aver centrato milestone e target». Rispetto alle Regioni, «ribadisco che il Pnrr è un Piano nazionale già definito e con gli enti regionali la fase del coinvolgimento e del confronto si è già sviluppata tra giugno del 2020 e febbraio 2021 - prosegue Stefàno - Regioni e Comuni, dunque, in questa fase dovrebbero preoccuparsi di tarare la macchina organizzativa che garantisca il rispetto dei tempi di messa a bando delle risorse. I Comuni, inoltre, facciano sistema per progettare interventi strategici».


Sulla criticità relativa al rispetto dei tempi di target e milestone, infine, nelle scorse ore è intervenuto Raffaele Fitto, co-presidente dei Conservatori europei. «Il Pnrr non è un regalo e abbiamo una tempistica che è difficile da rispettare, se pensiamo che il 70% delle risorse deve essere, entro il 31 dicembre del prossimo anno, impegnata con impegni giuridicamente vincolanti, per capirci deve partire il cantiere. Esprimo grandi perplessità, mi sembra che il governo nazionale stia comunicando qualcosa di molto positivo ma che non corrisponde a quello che è realmente».

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