Politiche, ancora tensione fra Pd e civici sul posto per Stefanazzi. A rischio Capone e Stefàno

Politiche, ancora tensione fra Pd e civici sul posto per Stefanazzi. A rischio Capone e Stefàno
di Alessandra LUPO
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Sabato 13 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:37

Dalla nuova riunione con il Pd nazionale che si terrà oggi e che si preannuncia lunga e travagliata, dovrà emergere la soluzione del rompicapo pugliese ovvero quali teste andranno tagliate per accontentare Michele Emiliano, pronto a sacrificare tutti per ottenere il suo risultato: la candidatura di Claudio Stefanazzi simbolo del suo peso elettorale. Una candidatura approvata in linea di principio anche negli incontri con Enrico Letta e con il segretario regionale Marco Lacarra, che potrebbe slittare dal Senato a un listino della Camera. Ma per farlo, è chiaro che si preannunciano scelte difficili in capo ai territori. Stefanazzi, infatti, potrebbe aspirare naturalmente al collegio leccese, dove confliggerebbe con la candidatura sinora data per certa di Loredana Capone. Senza contare che l’opzione del listino alla Camera era tenuta d’occhio anche per far rientrare nei giochi il senatore uscente Dario Stefàno. Sulla scelta pesa l’aut aut dei civici ribadito nelle scorse ore alla segreteria regionale: «Dentro Stefanazzi o fuori noi dalle liste per gli uninominali». Una minaccia che nonostante la specifica natura del voto ideologico alle Politiche evidentemente fa una certa presa sul Pd soprattutto in prospettiva della tenuta dell’asse Emiliano - Democratici, che detta legge in Puglia ormai da anni. 

I nodi da sciogliere

Se Loredana Capone e Dario Stefàno restassero fuori, però, si verrebbe a creare un problema con il Pd salentino, che di fatto non sarebbe rappresentato. Problema già emerso per Brindisi e anche per Taranto, dove la candidatura dell’uscente Ubaldo Pagano è un’altra casella al momento ballerina. Per qualcuno infatti la presenza di Stefanazzi in quella postazione potrebbe risultare meno problematica e con minori conseguenze. Quanto all’ipotesi di recuperare uno dei due leccesi al Senato, che pure circolava in queste ore, la soluzione cozza con i posti blindati di Francesco Boccia, personaggio di punta del Pd nazionale definito “imprescindibile” anche da Letta. E dell’uscente Assuntela Messina. Per il resto, sui sei posti “sicuri” sono piazzati a Bari Marco Lacarra e della sindaca di Bitteto, presidente dell’Ager, Fiorenza Pascazio su espressa richiesta del sindaco di Bari Antonio Decaro. E nel collegio foggiano che comprende anche la Bat i due contendenti Michele Bordo, appartenente all’area orlandiana e in attesa di sapere se il Pd gli concederà o meno la deroga per il quinto mandato. E il vicepresidente della giunta regionale Raffaele Piemontese. Il quadro non è ancora definito e accanto all’interlocuzione ufficiale con Roma le pressioni nel partito arrivano da ogni dove, persino sui meno appetibili uninominali. Quello che è certo, è che l’opera di mediazione va avanti in maniera forsennata per evitare che il malcontento degli esclusi possa tradursi in un raffreddamento dei rapporti o nel disimpegno di intere aree nei confronti del partito. Soprattutto nel Leccese, infatti, dove il centrodestra schiera candidati molto forti e anche il neonato Terzo Polo rischia di vedere l’impegno diretto di Matteo Renzi, il rischio è alto. Tanto che in queste ore si sarebbero già registrate delle defezioni doc per gli uninominali, come quella del segretario provinciale Ippazio Morciano, per altro completamente bypassato in fase di trattativa romana dove al suo posto è stato invitato il presidente della Provincia Stefano Minerva. Ed ecco allora, che proprio sul terreno leccese a bilanciare il possibile raffreddamento della base Pd ci penserebbe l’impegno dei civici, che vedrebbe in prima linea l’assessore regionale Sebastiano Leo. 
La mancata candidatura di Loredana Capone porterebbe inoltre con sé un effetto a catena sul Consiglio, dove era atteso il rientro di Sergio Blasi.

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