Giovani, poveri e sempre più soli: allarme devianze nel Mezzogiorno

Giovani, poveri e sempre più soli: allarme devianze nel Mezzogiorno
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Martedì 12 Settembre 2023, 05:00

Ragazzi soli, senza punti di riferimento diversi da quelli offerti attraverso lo schermo di un telefonino, sollecitati da mille stimoli che per famiglia e scuola è difficile controllare, se non attraverso una strettissima sinergia, spesso mancante. Così aumentano i casi di devianza giovanile, si acuisce il fenomeno delle baby gang in tutta la regione con numeri così allarmanti da spingere il Governo - dopo le violenze su due minori consumate a Caivano, Napoli - a emanare un provvedimento ad hoc per tentare di porvi rimedio. Quattro reati su 100, infatti, vedono coinvolti minorenni (dati del Viminale sul 2022, ndr). Per il 26% dei pugliesi, la devianza giovanile incide in maniera significativa sul livello di sicurezza reale e percepito delle città. Lo conferma l’ultima consultazione pubblica di Ipres, l’Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali, i cui esiti sono stati poi utilizzati dalla Regione per redigere il Piano triennale di prevenzione della criminalità e per il rafforzamento della responsabilità sociale nel 2021. Si tratta degli ultimi dati disponibili, significativi perché restituiscono la percezione che i cittadini hanno di un problema – quello della devianza giovanile – esacerbato dalla pandemia da Covid e dalla crescente povertà della popolazione. Secondo la consultazione effettuata da Ipres, infatti, per il 65% degli intervistati alla base della devianza c’è una debolezza del ruolo educativo dei genitori, ma il 57% considera determinante anche l’insufficienza di luoghi di aggregazione giovanile, come i centri sportivi, i campetti, gli spazi dove è possibile coltivare la socialità lontano dal mondo dei social. 

La prevenzione

Luoghi ritenuti indispensabili per l’efficacia della attività di prevenzione e di riabilitazione specificatamente indirizzate, per esempio, alle baby gang. Dal report realizzato lo scorso ottobre per il Viminale e il ministero della Giustizia dalla rete Transcrime di Ernesto Savona, Marco Dugato e Edoardo Villa con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, emerge infatti non solo un aumento della presenza delle baby gang in Puglia, ma anche una recrudescenza dei reati commessi. Secondo i dati raccolti dagli Uffici dei servizi sociali per i minorenni, infatti, in tutta la regione si registra, nell’ultimo quinquennio, un aumento della presenza di gang giovanili. Dai questionari raccolti dai ricercatori - che per la loro analisi hanno ascoltato carabinieri, polizia e uffici dei servizi sociali - emerge però l’inefficacia delle azioni di contrasto fondate unicamente sulle attività di repressione. Al contrario, si ritengono necessarie azioni e interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirate allo sviluppo di percorsi di educazione alla legalità e alla partecipazione attiva nella società civile. «In questo contesto - spiegano gli analisti di Transcrime - è stata sottolineata l’importanza del ruolo di scuole e famiglie, con la necessità di sviluppare interventi mirati a risolvere o attenuare le problematiche specifiche di queste istituzioni o di particolari contesti socioeconomici». Negli ultimi cinque anni, infatti, in tutte e cinque le provincie pugliesi si riscontra una recrudescenza del fenomeno. A condividere questo aumento con la Puglia sono soltanto il nord-est della Sicilia, il Molise e il sud della Campania, mentre nelle altre regioni d’Italia il dato è stabile o non rilevato. La ricerca evidenzia le situazioni di marginalità o di disagio socioeconomico che segnano la vita di molti dei componenti delle gang, soprattutto nel Mezzogiorno.

Dal punto di vista del contrasto al fenomeno delle gang giovanili, però, solo in rarissime occasioni le forze di polizia hanno ipotizzato il reato di associazione per delinquere relativamente ai reati commessi dalle baby gang. «Questo testimonia da un lato come non esista al momento un riferimento legislativo per inquadrare questo fenomeno in maniera più precisa e, dall’altro, come molte di queste aggregazioni non abbiano spesso le caratteristiche tipiche delle organizzazioni criminali più strutturate».

Nella metà dei casi, i minori coinvolti in fenomeni di criminalità usufruiscono della sospensione dei procedimenti e della messa alla prova. Il ricorso alla detenzione in istituti penali per minorenni avviene solo in casi isolati. Molti uffici dei servizi sociali, inoltre, prevedono attività di studio o lavoro e attività socialmente utili, sportive e di volontariato: fra gli interventi più frequentemente suggeriti da forze dell’ordine e servizi sociali, c’è anche la creazione di attività e di luoghi di aggregazione giovanile come centri sportivi e culturali ai quali indirizzare i ragazzi nelle ore extrascolastiche, per strappare i più giovani alla povertà di un orizzonte che, qualche volta, appare loro già segnato. 

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