Lidi, nel Salento 400 in concessione ma canoni da 2.500 euro in media. E un milione di euro allo Stato

Lidi, nel Salento 400 in concessione ma canoni da 2.500 euro in media. E un milione di euro allo Stato
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Domenica 5 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 11:59

Si estendono da Torre Lapillo, all’estremo confine con la provincia di Taranto lungo lo Ionio, e sino alla marina di Casalabate al limite con la provincia, sull’Adriatico. E tra file di ombrelloni piazzate su distese di sabbia bianca e piattaforme “arroccate” sulle scogliere, occupano quasi tutti i 150 km di costa salentina. Sono i circa 400 stabilimenti balneari della provincia di Lecce che ogni anno d’estate ospitano centinaia di migliaia di turisti. E costituiscono una delle voci di maggiore peso del comparto del turismo che in Puglia vale l’11% del Pil della regione. Le spiagge assicurano alle casse dello Stato introiti per almeno un milione di euro. Troppi pochi, secondo quanti considerano irrisoria la cifra di 2.500 euro in media di oneri concessori per stabilimento rispetto agli incassi che spesso viaggiano nell'ordine di centinaia di migliaia di euro a stagione. Ma tant'è.

La mappa delle concessioni:dallo Ionio all'Adriatico nel Salento 400 lidi

A tracciare la mappa delle spiagge attrezzate in Puglia e nel Salento - compresi i canoni concessori che titolari e gestori sono tenuti a versare ogni anno nelle casse dello Stato e degli enti locali - è il ministero Infrastrutture e Trasporti. Sul sito del Mit è stata, infatti, aggiornata la pubblicazione dei “dati aperti” (open data) sulle 52.619 concessioni demaniali marittime caricate sul Sistema informativo demanio marittimo (Sid) da 528 enti concedenti (Regioni, Comuni e Autorità portuali). E quelle per uso “turistico ricreativo” sono circa la metà: 27.335, di cui 11.104 relative a stabilimenti balneari e 1.231 a campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. Le altre sono invece destinate ad usi diversi (pesca, acquacultura, diporto, tutela ambientale, usi pubblici eccetera).
Se in Puglia nel 2021 risultavano attive complessivamente 5.570 autorizzazioni a utilizzare porzioni di cosa per pesca acquatica e acquacoltura, cantieristica navale, diporto nautico, scopi turistici e “varie”, nel Salento permessi rinnovati e nuove concessioni rilasciate il conto complessivo ammonta a 1.400 “via libera” all’utilizzo della costa.

Non basta. Se il dato complessivo relativo ai solo stabilimenti balneari in Puglia è pari a 1.110, in provincia di Lecce le porzioni di spiaggia attrezzata per lettini e ombrelloni sono 400. 

A Gallipoli il record delle concessioni: 972 autorizzazioni

E ancora, due terzi delle concessioni rilasciate per i diversi utilizzi - non solo lidi ma anche pesca, diporto, chioschi, bar e ristoranti - si concentrano lungo la costa di Gallipoli (972 concessioni). Seguono le spiagge di Ugento con 150 permessi rilasciati dal Mit e la costa di Porto Cesareo, dove da Torre Lapillo ai bacini si contano 105 autorizzazioni. La maggior parte delle quali relative proprio alle spiagge attrezzate. Sul versante opposto, lungo l’Adriatico, il tratto di costa che conta il maggior numero di concessioni è quello che va da Otranto (66 permessi tra lidi e diporto nautico) e sino a Castro (62 concessioni soprattutto per il diporto, la pesca e l’acquacoltura). 
Scorrendo i dati del Mit è possibile scoprire, poi, che la concessione demaniale marittima più “anziana” in tutta Italia risale al 1905 ed è stata rilasciata dal Comune di Barletta. Nel Salento, invece, quelle più “longeve” e a tutt’oggi ancora in corso di validità poiché rinnovate nel corso dei decenni sono state rilasciate dai Comuni di Otranto e Lecce.

I canoni allo Stato: 2.500 euro per un lido e almeno un milione di euro allo Stato

C’è, infine, da considerare l’aspetto economico della questione. E in questo contesto si inseriscono le cifre. Quelle relative alle somme che lo Stato incassa ogni anno dalle concessioni demaniali. Almeno un milione di euro dai soli stabilimenti della provincia di Lecce. E più di 7 milioni dalle autorizzazioni attive in tutta la Puglia. Dal 2021, infatti, la normativa impone ai gestori di versare un canone annuale che parte da 2.500 euro, a prescindere dal tipo di attività in concessione. Per fare un esempio: il canone annuo per mq per una superficie scoperta di un’area in Area B (normale valenza turistica) è pari a 1,28 euro, si arriva a 2,57 euro al mq in Area A (alta valenza turistica). Come nel caso di Gallipoli dove in media per uno stabilimento balneare di mille mq il gestore dovrà versare allo Stato circa 3mila euro. Ma quando si parla di concessioni balneari ormai lo scontro è senza quartiere tra chi vorrebbe la concorrenza e chi difende le imprese, spesso familiari, che gestiscono gli stabilimenti. Su un fronte si colloca chi ritiene inconcepibile che l’importo speso per la concessione annuale sia pari a poche migliaia di euro, ripagabili con una manciata di ombrelloni affittati con abbonamento stagionale. E chi ritiene che la priorità debba essere difendere gli interessi di chi gestisce le attività e usufruisce delle concessioni a basso costo. Il dato certo su cui sembra non esserci più alcuna riserva, infine, è la scadenza del 2023. Entro dicembre del prossimo anno cesseranno proroghe automatiche. Nel 2024, quindi, dovranno essere indette le procedure di evidenza pubblica per assegnare le spiagge. Anche e soprattutto quelle del Salento.
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