Balneari, politica ancora divisa: «La battaglia non finisce qui»

Balneari, politica ancora divisa: «La battaglia non finisce qui»
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 1 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:57

Il ddl è stato approvato in Senato, ma il nodo balneari non è del tutto sciolto. Per lo meno non lo è stando al dibattito politico, ancora infiammato, del giorno dopo. La norma fissa il termine per le proroghe automatiche al dicembre 2023, con alcune deroghe (mirate) non oltre il 2024. E rinvia il resto ai decreti attuativi. 
Ma c’è chi già garantisce che la legge potrà essere modificata (Forza Italia), dopo le prossime elezioni. E chi chiarisce che si deve ancora procedere con una serie di adempimenti, precisando tra l’altro che c’è ancora un verdetto, quello della Corte di Giustizia europea (interrogata dal Tar Lecce,) che dovrà giungere e chiarire le idee. 

LA LEGA


«Sui balneari - spiega Roberto Marti, capogruppo leccese della Lega in commissione Industria al Senato - la battaglia di tutela delle nostre imprese non è finita. Stiamo parlando di uomini, donne e famiglie che negli ultimi 20 anni hanno garantito all’Italia, con il loro genio, la capacità imprenditoriale e gli investimenti fatti, di diventare un piccolo gioiello del turismo nel Mediterraneo. La fine della legislatura e la prossima ci vedranno impegnati da un lato sulla definizione dei criteri per gli indennizzi e dall’altro su un confronto di merito con le regole dell’Unione europea e le indicazioni della Corte di Giustizia, che nel frattempo arriveranno». 
«Se oggi è così forte la necessità di aprire il mercato con le selezioni pubbliche delle concessioni demaniali lo dobbiamo a chi ha lavorato in tutti questi anni. Gli indennizzi - spiega ancora Marti - saranno definiti in questo scorcio di fine legislatura a partire dal confronto con due Ministri della Lega, Garavaglia e Giorgetti. E questo indubbiamente mi rassicura. So che la Corte di Giustizia europea è stata richiamata a intervenire nel merito della inapplicabilità delle proroghe e della diretta esecutività della Bolkestein.

Laddove, come mi auguro, alle elezioni politiche del 2023, gli elettori dovessero assicurare un’ampia maggioranza al centrodestra è chiaro che l’obiettivo sarà dare priorità alla mappatura delle concessioni sì da garantire il giusto equilibrio tra i concessionari attuali e le legittime richieste di ottenere nuove concessioni». 

FORZA ITALIA


Ancora più netto, sempre dalle file della maggioranza di governo, il senatore di Forza Italia, Massimo Mallegni a proposito della norma sui balneari. 
«Qualora il centrodestra vincesse, come ci auguriamo, le elezioni nel 2023, ci impegniamo solennemente a modificare la norma approvata dal Senato. Allo stesso tempo non butteremo via ciò che con fatica abbiamo ottenuto: gli indennizzi. È stata una decisione storica, fino a oggi questo era vietato dall’Articolo 49 del Codice della Navigazione. Quindi vittoria», conclude. 
La discussione, insomma, è ancora aperta. Perché la riforma, accelerata su spinta del premier Mario Draghi, non ha convinto tutti. 
Gli operatori sono sul piede di guerra. Fratelli d’Italia, dall’opposizione, continua a esprimere la propria contrarietà netta a quanto è stato deciso. 
Il Consiglio di Stato si è già espresso e l’Adunanza plenaria ha dettato la linea. Dal punto di vista giudiziario resta unicamente una strada ancora aperta, quella che ha portato il Tar a chiedere alla Corte di Giustizia europea, con nove quesiti, in che termini la direttiva Bolkestein sia applicabile in Italia. 
La norma ora c’è, per quanto sia incompleta. Entro sei mesi, con i decreti attuativi, si definiranno i criteri per gli indennizzi e si affronterà anche il nodo della prelazione. Nel frattempo, l’estate 2022 sarà trascorsa, e si dovrà programmare quella successiva. L’ultma, probabilmente, senza gare pubbliche per le concessioni balneari il cui rinnovo automatico dovrebbe fermarsi a dicembre. Salvo casi particolari da approfondire singolarmente.

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