«Mio figlio è morto e non ho i soldi per il funerale». Chiesa e Comune organizzano esequie e colletta, ma il bimbo è vivo e sta bene

«Mio figlio è morto e non ho i soldi per il funerale». Chiesa e Comune organizzano esequie e colletta, ma il bimbo è vivo e sta bene
di Giuseppe TARANTINO
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Lunedì 9 Aprile 2018, 19:58 - Ultimo aggiornamento: 22:57
Tenta la truffa nei confronti di un parroco chiedendo i soldi per il funerale del figlio di sei anni. Che invece è vivo e vegeto. Una 30enne di Nardò smascherata dalle funzionarie del settore Servizi sociali del comune.
E' accaduta a Nardò l’incredibile storia di disperazione familiare che vede, suo malgrado, come protagonista un bambino di appena sei anni, figlio di una giovane coppia  che vive a Nardò: lei 30enne neritina, lui quarantenne originario del Marocco. Vivono in un alloggio popolare occupato abusivamente, insieme ai loro tre figli. Una famiglia profondamente disagiata e in costanti difficoltà economiche.

La madre, sabato mattina, si era recata presso la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a parlare con il parroco, don Giuseppe Casciaro. Disperata e in lacrime, racconta di avere appena perso il suo bambino di sei anni. Un brutto male al cervello se lo sarebbe portato via. La salma del piccolo si trova ancora presso la camera mortuaria dell’ospedale di Lecce e lei e il marito non hanno i soldi per un funerale dignitoso, dice. Chiede aiuto al sacerdote, il quale davanti alla tristissima situazione non ci pensa due volte e rassicura la donna: al funerale ci penserà la parrocchia. E dà disposizioni affinchè la chiesa venga allestita adeguatamente e addobbata di bianco per le esequie fissate per il lunedì successivo alle 15.30.

Ma fa di più, il parroco. Durante la messa serale don Giuseppe lancia anche un appello ai suoi parrocchiani perché, con un gesto di generosità, aiutino la famiglia colpita dal gravissimo lutto. E i parrocchiani si attivano con una colletta, raccogliendo anche alcune centinaia di euro di offerte da consegnare poi alla famiglia. Alcune parrocchiane, dipendenti del comune si impegnano anche a coinvolgere l’amministrazione comunale per far ottenere alla famiglia un piccolo sostegno economico.

Tutto è pronto quindi per il funerale. Anche il coro dei bambini che avrebbero salutato la salma del piccolo liberando in cielo al termine della cerimonia, palloncini bianchi. Stamattina, però, una casualità inceppa il meccanismo messo in moto dalla donna, che sembrava funzionare perfettamente. Il marito, infatti, si reca presso gli uffici del settore Servizi sociali, dove era stato convocato per alcuni chiarimenti riguardo la documentazione prodotta per una pratica di assegni familiari. E, evidentemente ignaro della macchinazione che la moglie aveva organizzato, porta con sé anche il figlio di sei anni. Proprio quello che avrebbe dovuto essere "morto".

Sono state le funzionarie del settore e l’assessore ai servizi sociali Maria Grazia Sodero, che nel frattempo stava valutando la possibilità di un intervento del Comune per aiutare la famiglia colpita dal lutto, a notare la strana omonimia tra il bambino per il quale si stava organizzando il funerale e uno dei figli che risultavano sullo stato di famiglia prodotto dall’uomo. Il sospetto ha fatto scattare una serie di verifiche e accertamenti finché, una telefonata alla camera mortuaria del “Vito Fazzi” non ha rivelato che a Lecce non giaceva alcuna salma di bambino. A quel punto il tentativo di raggiro è stato evidente. Funzionarie e assessore hanno così contattato il sacerdote che in quel momento si trovava in parrocchia, per l’addobbo della chiesa per il funerale previsto nel pomeriggio, proprio con la madre che è stata invitata con una scusa a raggiungere l’ufficio. Poco dopo anche il marito, completamente ignaro e disorientato dall’accaduto, ha telefonato alla donna chiedendole di raggiungerlo negli uffici comunali.  Nel frattempo il piccolo di fronte all’assistente sociale, agli altri impiegati, e agli agenti di Polizia municipale, continuava insistentemente a ripetere: “Ma io non sono morto!”.

Arrivata in ufficio la donna è stata messa alle strette e così ha ammesso il tentativo di raggiro ai danni del sacerdote. Un gesto dettato dal bisogno e dalla disperazione che in ogni caso non giustifica l’aver coinvolto il bambino. Alla donna, comunque, i soldi raccolti con la colletta dei parrocchiani non erano stati ancora consegnati. Sulla vicenda i carabinieri della stazione di Nardò insieme ai colleghi della compagnia di Gallipoli stanno svolgendo i necessari accertamenti.
 
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