Abusi edilizi e mancato smontaggio: sequestrato il lido Pai Beach a Nardò

Il sequestro dopo il sopralluogo della Capitaneria di porto. Respinto il ricorso presentato al Riesame

Abusi edilizi e mancato smontaggio: sequestrato il lido Pai Beach a Nardò
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Mercoledì 16 Marzo 2022, 22:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 16:28

Mancato smontaggio alla scadenza della concessione demaniale. Ed impiego di materiale non autorizzato, cavi metallici in particolare, per ancorare la pedana sugli scogli. Su questi presupposti sono stati messi i sigilli allo stabilimento balneare Pai Beach della marina di Nardò, fra la Reggia e le Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno.

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Il provvedimento

Il decreto di sequestro porta la firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Simona Panzera, ed è stato avallato l’altro ieri dalla terna di giudici del Riesame (presidente-relatore Pia Verderosa, a latere Antonio Gatto e Giovanni Gallo) per le ipotesi di reato di abusi edilizi, deturpamento di bellezze naturali e occupazione del demanio contestate al titolare.

Resta dunque per il momento chiuso questo lido creato sulla scogliera per godere dei panorami mozzafiato offerti dal blu intenso del mare, dai tramonti e dalla costa selvaggia e ricca di vegetazione.

 

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Tutto parte dall’inchiesta avviata dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Roberta Licci, dopo il sopralluogo effettuato il 21 gennaio dalla Guardia costiera della Capitaneria di Porto di Gallipoli. I rilievi e le constatazioni sono state confrontate con la concessione demaniale marittima rilasciata dal Comune di Nardò a settembre del 2019. Esaminato anche il certificato di collaudo del Comune a firma dell’ingegnere comunale in cui era stato precisato quale dove essere la struttura per mantenere la pedana saldamente sugli scogli: plinti di fondazione in materiale plastico resistente riempiti di acqua o di sabbia e posati su sacchi in juta pieni di sabbia con la funzione di letto di posa. Il sopralluogo ha invece evidenziato al presenta di cavi metallici ancorati sugli scogli. Questa la prima contestazione. Collegata, peraltro, direttamente alla seconda, poiché quei cavi farebbero venire meno il requisito della facile amovibilità.

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La seconda riguarda il mancato smontaggio alla scadenza del 31 ottobre della concessione demaniale. Un tema ampiamente dibattuto sia in sede di giustizia penale che amministrativa e che nel caso di Pai Beach ha visto l’orientamento della Procura avallato prima dalla giudice del sequestro e poi dal Riesame: «Nei periodi in cui la balneazione è assente tali strutture hanno un impatto negativo sull’avifauna e sul paesaggio», la tesi della giudice Panzera. «Sul punto tanto il permesso di costruire quanto l’autorizzazione paesaggistica rimandano alla necessità di allegare, ad opera del richiedente, un preciso cronoprogramma per lo smontaggio della struttura. Richiedendo anche la contestuale attestazione di facile amovibilità delle opere».


Resta ora la possibilità di ricorrere in cassazione appena il Riesame depositerà le motivazioni dell’ordinanza di rigetta della richiesta di dissequestro. Visto tuttavia che aprile è alle porte è plausibile che il titolare una soluzione rapida: in casi analoghi altri imprenditori balneari hanno chiesto l’autorizzazione alla rimozione delle opere abusive per poi chiedere la revoca dei sigilli.

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