Omicidio Stasi, la pista della droga. La madre della vittima: «Custodita a casa nostra»

Omicidio Stasi, la pista della droga. La madre della vittima: «Custodita a casa nostra»
di Erasmo MARINAZZO
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 21:51 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:46

Punito con la morte per lo “sgarro” che avrebbe commesso negli ambienti degli spacciatori di droga? Cerca risposte a questa domanda l’inchiesta sull’omicidio di Paolo Stasi, il ragazzo centrato con due colpi di pistola ed ucciso a 19 anni attorno alle 18 del 9 novembre a Francavilla Fontana davanti alla sua casa di via Occhibianchi. La pista è quella indicata dai giudici del Tribunale del Riesame di Brindisi nell’ordinanza con cui è stata respinta la richiesta di restituire gli 8.960 euro e la pistola a gas sequestrati nella prima mattinata del 3 dicembre scorso al ragazzo di 18 anni indagato con un 19enne per stabilire se è vero che abbiano pianificato ed eseguito l’omicidio di Paolo Stasi.

Ipotesi legata alla droga


Una ipotesi investigativa da accertare, nulla di più al momento, quella della droga e del coinvolgimento della vittima. Della vittima con la madre.

L’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Paola Guglielmi per la Procura di Brindisi e la Procura per i minorenni di Lecce (il più giovane dei due indagati non era ancora diventato maggiorenne il giorno dell’omicidio) con i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Francavilla, sostiene che risponda dell’ipotesi di reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti il 18enne indagato per omicidio volontario in concorso, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, nonché di spari in luogo pubblico e porto di arma in luogo pubblico.

Il sequestro di denaro e pistola 


Il denaro, diviso in mazzette da circa 1.000 euro ciascuna, sarebbe stato accumulato con la vendita delle dosi di droga? Perché? Come sono arrivati gli inquirenti a questa conclusione? Lo spiegano i giudici del Riesame (presidente Federico Sergi, estensore Adriano Zullo, a latere Leonardo Convertini) nelle sei pagine dell’ordinanza che ha rigettato la richiesta di restituzione dell’arma presentata dall’avvocato Leonardo Andriulo per conto del 18enne: di questo ragazzo e della sua attività di spacciatore c’è traccia nei messaggi scambiati da Paolo Stasi con la madre Annunziata D’Errico. Le affermazioni della stessa madre quando il 24 novembre è stata sentita a sommarie informazioni dai carabinieri in cui ha aggiunto che - riporta l’ordinanza del Riesame - la droga del 18enne sarebbe stata confezionata e custodita nella loro casa. E ancora, si parla di continui contatti telefonici fra Paolo Stasi e l’indagato poco prima dell’omicidio.

Le dichiarazioni della madre


Dunque il contenuto dell’ordinanza indica la scelta della madre di rompere gli indugi e riferire circostanze che potrebbero avere per lei anche delle conseguenze, pur di fornire un contributo per venire a capo di chi le ha portato via la vita del figlio. La famiglia Stasi intanto si è affidata all’avvocato Domenico Attanasi per seguire gli esiti dell’inchiesta. 
L’inchiesta che dovrà accertare, fra le altre cose, se è vero che il 18enne si prestò a trarre in inganno Paolo Stasi, dandogli appuntamento davanti l’ingresso della sua casa dove poi si presentò il sicario che sparò due colpi di pistola di piccolo calibro centrandolo prima al petto (il colpo mortale) e poi ad una spalla mentre il ragazza cercava di fuggire. 


La giovane età dell’indagato, le modalità di suddivisione di quei quasi 9.000 euro e lo scarso credito dato alle dichiarazioni dei parenti hanno contribuito a rafforzare l’ipotesi di spaccio a carico del 18enne. Ipotesi avallata dai giudici del Riesame che, riguardo alla prospettiva che l’indagato avesse messo da parte i guadagni accumulati lavorando come dipendente nell’azienda edile dello zio ed altro denaro lo avesse ricevuto in regalo al 18esimo compleanno, hanno ritenuto che fossero dichiarazioni di parte perché arrivate da chi ha interesse all’esito positivo di questa vicenda. E che alle dichiarazioni mancassero i riscontri oggettivi.
La droga resta, dunque, al centro dell’inchiesta. Droga correlata all’omicidio, dopo due mesi di indagini. Troppo presto per potere parlare di certezze.
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