Omicidio Stasi: hanno appena 17 e 19 anni i due indagati per l’agguato sotto casa

Omicidio Stasi: hanno appena 17 e 19 anni i due indagati per l’agguato sotto casa
di Eliseo ZANZARELLI
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Domenica 4 Dicembre 2022, 05:00

La svolta dopo il vertice in Procura. Gli inquirenti ritengono di essere davvero vicini a chiudere il cerchio attorno ai sicari del 19enne Paolo Stasi, freddato con due colpi di pistola (forse a tamburo) a Francavilla sotto casa dei suoi genitori, in via Occhibianchi, il 9 novembre scorso, poco dopo le 18. Sul registro degli indagati figurano due coetanei della vittima: un minorenne (17 anni) e un 19enne. Si indaga per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. I due sarebbero arrivati in scooter dal rivale per punirlo, animati dalla volontà di regolare quello che ritenevano un “sgarro”. 
Sul caso continuano a indagare i carabinieri del Reparto operativo - Nucleo investigativo del Comando provinciale di Brindisi e della Compagnia della Città degli Imperiali, coordinati dalle Procure di Brindisi e del Tribunale per i Minori di Lecce, proprio perché sarebbe coinvolto un minorenne. Al vertice tenutosi nei giorni scorsi in Procura a Brindisi hanno partecipato il sostituto procuratore brindisino Giuseppe De Nozza e la sua collega Paola Guglielmi della Procura presso il Tribunale per i Minori. Inoltre, la procuratrice per i minori Simona Filoni e gli investigatori dell’Arma dei carabinieri. Sembra al momento slegato dalle indagini il ritrovamento, giorni fa, di una pistola a tamburo calibro 32 ritenuta inizialmente compatibile con quella utilizzata per compiere il delitto. La rivoltella a tamburo, sequestrata a un 54enne francavillese, era stata inviata al Reparto investigazioni scientifiche di Roma dei carabinieri, ma nel frattempo gli investigatori si sono concentrati anche su altre piste. 
La svolta nell’inchiesta sarebbe giunta nelle scorse ore ma ad oggi non risultano misure cautelari a carico degli indagati, sospettati principalmente a seguito dell’analisi dei filmati registrati, quel giorno, dalle telecamere di sorveglianza presenti tra via Occhibianchi e dintorni. 

Le indagini

Stando a quanto trapelato, qualcuno sarebbe arrivato sul posto in sella a uno scooter, salvo poi essersi allontanato a cose fatte. L’orario era quello di punta in quella traversa secondaria, eppure molto frequentata, della principale via Di Vagno e da lì erano transitati pedoni, ciclomotori e diverse auto. Difficile, quindi, stabilire l’origine degli spari. Chi e perché? Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, perché in questa fase è meglio procedere con estrema cautela, sebbene non sia escluso che a breve possa essere emesso un provvedimento restrittivo a carico dei due giovani finiti sotto la lente d’ingrandimento. L’avvocato della famiglia Stasi, Domenico Attanasi (Studio Open Avvocati) del Foro di Brindisi non ha in questo frangente inteso rilasciare dichiarazioni in mancanza di comunicazioni o conferme ufficiali da parte delle Procure interessate, ribadendo comunque la piena fiducia nel lavoro svolto dagli organi inquirenti a partire dagli attimi immediatamente successivi al brutale assassinio di Paolo Stasi. 
Sono, queste, ore concitate e ci si sta dando un gran daffare per risolvere un caso che, per il clamore sociale suscitato e per la stessa gravità dell’agguato costato la vita al 19enne, non può e non deve restare irrisolto. «Voglio sapere chi ha ucciso mio figlio e perché», aveva detto il papà di Paolo durante la marcia per la legalità tenutasi nelle scorse settimane.

Infatti, si parla di screzi tra giovanissimi sfociati nel sangue, ma è tuttora mistero sul movente che ha spinto l’assassino o gli assassini a sbarazzarsi in modo così brutale di un ragazzo descritto come dall’animo mite, single, benvoluto e persino da sempre poco incline a cacciarsi nei guai. Il resto lo stabilirà l’incedere delle indagini.

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